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abisso de i mari; fragor di veicoli urtanti gli asfalti di libere strade, respiro di folla, respiro di fronde, vaganti canzoni per campi di biade; stridore di seghe e di leve, di cinghie e catene, vicenda di remi su l’onda, di mine fra i monti, d’aratri spaccanti le vene al sen de la Madre feconda.

Di sotto il cappellaccio bigio, povero di falde e ricco di nastri e fiocchi a vari colori, l’onda dei capelli, naturali o finti, diffusa su ’l largo collare; diffusa su lo stomaco e sfuggente dall’apertura del farsetto di

Ora, gli occhi verdi della castellana di Torrespina erano del più bel verde marino che si potesse vedere, e sfolgoravano alla luce, come fa per lo appunto l’onda marina, quando la penetrano i primi raggi del sole.

respirerem la brezza vagabonda che avviva fiore e stel; liberi come barca sopra l’onda, allodola pel ciel!... Di questi cenci non aver paura, non temer quando sibila il rovajo, o la neve implacabile, a gennajo, ci blocca su le vie. La vita è dura. Meglio liberi andar con freddo e fame che infrangerci a le sbarre de la legge. Questa che tutto afferra e tutto regge pesando come cupola di rame

Va l’onda, e piange.

Come d’autunno si levan le foglie l’una appresso de l’altra, fin che ’l ramo vede a la terra tutte le sue spoglie, similemente il mal seme d’Adamo gittansi di quel lito ad una ad una, per cenni come augel per suo richiamo. Così sen vanno su per l’onda bruna, e avanti che sien di l

Come d’autunno si levan le foglie l’una appresso de l’altra, fin che ’l ramo vede a la terra tutte le sue spoglie, similemente il mal seme d’Adamo gittansi di quel lito ad una ad una, per cenni come augel per suo richiamo. Così sen vanno su per l’onda bruna, e avanti che sien di l

Nel monte che si leva più da l’onda, fu’ io, con vita pura e disonesta, da la prim’ ora a quella che seconda, come ’l sol muta quadra, l’ora sesta». Paradiso · Canto XXVII ‘Al Padre, al Figlio, a lo Spirito Santo’, cominciò, ‘gloria!’, tutto ’l paradiso, che m’inebrïava il dolce canto. Ciò ch’io vedeva mi sembiava un riso de l’universo; per che mia ebbrezza intrava per l’udire e per lo viso.

Oh, lasciatemi andar dove la nova Scïenza sboccia come al Sole il fiore: Dove brilla, spumeggia e si rinnova L’onda rossa del gaudio e de l’amore. Ch’io fugga tra i braccianti infaticati, Tra colpi d’ascia e colpi di martel, Ch’io m’involi su i treni scatenati, Sibili e fumo vomitanti al ciel!

Nel monte che si leva più da l’onda, fu’ io, con vita pura e disonesta, da la prim’ ora a quella che seconda, come ’l sol muta quadra, l’ora sesta». Paradiso · Canto XXVII ‘Al Padre, al Figlio, a lo Spirito Santo’, cominciò, ‘gloria!’, tutto ’l paradiso, che m’inebrïava il dolce canto. Ciò ch’io vedeva mi sembiava un riso de l’universo; per che mia ebbrezza intrava per l’udire e per lo viso.