United States or Niue ? Vote for the TOP Country of the Week !


L'offesa fatta dal signor Sammartino.... Il barone De Falco interruppe: Se il signor duca permette.... Ella vuol dire che l'offeso è il suo primo? Reclama per lui la scelta delle armi? Perfettamente! Noi abbiamo mandato di accettare qualunque condizione. Un nuovo silenzio. E, a un tratto, echeggiarono i primi accordi della marcia del Faust.

Lei è forse uno di quelli che scrivono sui giornali? No, no rispose il Sappia ridendo. Ma perchè questa domanda? Perchè lei mi parla molto difficile. Che so io? Poc'anzi era il dottor Faust e Margherita, e ora è la madre della voglia.... Bene, parlerò più facile. Come avete nome? Ho nome... ho nome Aquilina. Ma non permetto che mi si dia del voi. Vi darò del lei. Aquilina, bel nome!

Avete udito? Ho detto suonate. Federico Non posso.... Per suonare bisognerebbe che io m’avvicinassi a voi. Clotilde Dio buono, quante inutili esagerazioni! Federico Siamo perfettamente d’accordo! Clotilde Suonate... il solito duetto del Faust.... Cioè, no: il duetto del Faust è eccessivamente sentimentale. Suonate piuttosto.... Suonate quello che volete, purchè suoniate male, molto male!

Vennero numerosi imitatori: nessuno, non esclusi i migliori, come il Varese, il Bazzoni, l'Azeglio, il Grossi, il Cantù, riuscirono a darci un romanzo manzoniano; chi si avvicinò di più, per alcune parti, al tipo, fu Giulio Carcano con la sua Angiola Maria; ma questa, più ancora che i Promessi Sposi, arieggia il Vicario di Wakefield del Goldsmith. Il Manzoni previde il caso, e col suo bravo discorso contro il Romanzo storico mise, come suol dirsi, le mani innanzi, per non venire confuso co' suoi probabilmente numerosi seguaci, che si credettero e non furono e non potevano essere imitatori. Egli non può naturalmente, per modestia, parlare di ; ricorre quindi ad un altro esempio illustre, ed esclama: "Mi sapreste indicare, tra le opere moderne e antiche, molte opere più lette e con più piacere e ammirazione dei romanzi storici di un certo Walter Scott? Voi volete dimostrare, con questo e con quell'argomento, che non doveano poter produrre un tal effetto. Ma se lo producono! Che quei romanzi siano piaciuti, e non senza di gran perchè, è un fatto innegabile, ma è un fatto di quei romanzi, non il fatto del romanzo storico." Con questo argomento egli salva il proprio libro dal naufragio, in cui si accorge che tutti i romanzi storici devono andare perduti; e meglio ancora da questo argomento, che richiede sempre il sussidio della prova, lo salva, fuor di ogni dubbio, la creazione di alcuni tipi; il poeta creatore di tipi salva il romanziere. Non si domanda, invero, importa sapere in qual secolo, in qual villaggio precisamente, Don Abbondio abbia vissuto; ciò che rileva è che si abbia in lui rappresentato al vivo un certo carattere umano, un certo tipo di parroco italiano. Il romanzo può perire; Don Abbondio e l'artista che lo scolpì, vivranno immortali. Ma il genere, insomma, è proprio falso. "Un gran poeta e un gran storico (disse con ragione il Manzoni sentendo stesso) possono trovarsi, senzo far confusione, nell'uomo medesimo, ma non nel medesimo componimento. Il positivo non è, riguardo alla mente, se non in quanto è conosciuto; o non si conosce se non in quanto si può distinguerlo da ciò che non è lui; e quindi l'ingrandirlo con del verosimile non è altro, in quanto all'effetto di rappresentarlo, che un ridurlo a meno, facendolo in parte sparire. Ho sentito parlare di un uomo più economo che acuto, il quale si era immaginato di poter raddoppiare l'olio da bruciare, aggiungendoci altrettanta acqua. Sapeva bene che, a versarcela semplicemente sopra, l'andava a fondo, e l'olio tornava a galla; ma pensò che, se potesse immedesimarli mescolandoli e dibattendoli bene, ne resulterebbe un liquido solo, e si sarebbe ottenuto l'intento. Dibatti, dibatti, riuscì a farne un non so che di brizzolato, di picchiettato che scorreva insieme, ed empiva la lucerna. Ma era più roba, non era olio di più; anzi, riguardo all'effetto di far lume, era molto meno. E l'amico se ne avvide, quando volle accendere lo stoppino." Quando il Manzoni ebbe pubblicato il suo Discorso contro il Romanzo storico Siamo fritti! scriveva Tommaso Grossi a Cesare Cantù. E si capisce che, dopo avere pensato e scritto un tale discorso, ove ogni pagina, anzi ogni parola rivela una profonda persuasione, egli non si sarebbe mai accinto a scrivere un secondo libro sul tipo dei Promessi Sposi. Prima di tutto, un libro simile non può essere altrimenti che unico per uno scrittore e per una letteratura. Concepite, se vi riesce, due Iliadi per la Grecia, due Divine Commedie per l'Italia, due Amleti per l'Inghilterra, due Faust per la Germania, due Don Chisciotti per la Spagna; l'uno dei due deve essere una freddura o una caricatura. Così non si può dare in Italia un altro libro simile ai Promessi Sposi, e il Manzoni avea troppo buon senso per immaginarsi di poterlo scrivere; egli non era, per dire il vero, un grande ammiratore del Tasso; anzi è strano il disprezzo che mostrò a questo nostro grande e infelice ingegno; ma, se ammirava qualche cosa in lui, la Gerusalemme Conquistata dovea parergli una grande miseria nel confronto della Gerusalemme Liberata. Egli dunque non avrebbe mai commesso lo sbaglio di comporre un secondo poema, o sia un secondo romanzo; ma nel capitolo 22 del suo romanzo si era letto questo passo, relativo alla storia della Colonna infame ed agli Untori: "È parso che la storia potesse esser materia di un nuovo lavoro. Ma non è cosa da uscirne con poche parole; e non è qui il luogo di trattarla con l'estensione che merita. E, oltre di ciò, dopo essersi fermato su quei casi, il lettore non si curerebbe più certamente di conoscere ciò che rimane del nostro racconto. Serbando però a un altro scritto la storia e l'esame di quelli, torneremo finalmente ai nostri personaggi." Fu uno sbaglio quella pubblica promessa; poichè si trovarono subito, non so se speculatori o spigolatori, o l'uno e l'altro insieme, che gli sfiorarono l'argomento, così chiaramente indicato alla curiosit

Provava per Paquita una passione capricciosa, ma forte e non mai provata. Se Mefistofele gli fosse stato vicino, egli avrebbe detto come Faust: «Vedi quella fanciulla? io la voglio». La bramava intensamente, pazzamente, con una forza di cui egli stesso non si credeva capace. Intanto viveva una vita nuova; più non si curava delle altre cose, non aveva ancor veduto l'Alhambra, non pensava più a correr pei monti in cerca di avventure, non aveva più curiosit

Questo bizzarro, o, come lo chiamano oggi a Roma, questo fanatico progetto fu preso da Garibaldi al gran Giulio Cesare. Come il valoroso generale ebbe compiuto le titaniche lotte della sua esistenza, combattute contro i mostri della tirannide che straziavano la sua patria, venne a Roma per intraprendere l'ultima fatica, a simiglianza di Ercole: e domare il divino fiume Tevere che nemmeno dai Cesari era stato vinto. Egli somiglia ora al vecchio Faust che si d

La vigilia della rappresentazione, la signora Federica, reduce dall'ultima prova, fece a suo figlio uno sproloquio più lungo. Gli Osnaldi ti aspettano senza fallo domani sera, e io mi sono impegnata formalmente per te. Mancando, useresti uno sfregio a loro e a Lucilla.... Vedrai, vedrai come Lucilla sta bene abbigliata da Margherita.... E anche il marchesino Moschi è un bel Faust.... Non nego però ch'è un poco svenevole.... Non ha quel chic.... so io ciò che voglio dire.... quel chic che avevi tu una volta, prima di andarti a seppellire, povero grullo che sei, fra quei montanari di Valduria... Gli altri quadri sono mediocri.... Bisogna confessare che le belle persone son rare. La cugina degli Osnaldi, per esempio, che fa da Giuditta nel momento in cui ammazza Oloferne, ha due occhi che non son brutti, ma è tozza e le si legge in viso la provinciale a un miglio di distanza.... È di Vimercate, come gli Osnaldi, che si stabilirono qui dal 1860 e non hanno mai acquistato l'aria cittadina. Adesso poi, dopo una nuova eredit

Andiamo a quest'ultimo. Gli attori recitano in dialetto romanesco, cioè nel più puro linguaggio dei Trasteverini. Francesca da Rimini è travestita, o per dire più esattamente, è ridotta trasteverina. Sarebbe come se si recitasse l'Ifigenia del Goethe in basso tedesco, o il Faust nella traduzione in lingua volgare fiamminga del Bleeschauer.

Penetriamo nella casa in faccia. Pensate all'impressione di Faust che per la prima volta entra nella stanza di Margherita; invece della semplicit

Io faccio come il dottor Faust con Margherita, e vi domando il permesso di accompagnarvi a casa. Non posso darglielo rispose la Luisa, che, piena di appetito, aveva gi