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Ignazio Marini, il celebre basso, veniva per sempre rinviato dal teatro dell'opera di Vienna, per avere, ad una rappresentazione di gala a cui assisteva l'imperatore, emessa una nota troppo profonda che nessuno potè illudersi gli fosse uscita dal petto.

Dica pure, dica pure; rispose Gino; aggiunga, per altro, che non mi lagnerò, se mi richiamano a casa. Capisco, ed anche in tempo utile per assistere ad una rappresentazione della Sonnambula; non è vero, signor conte? Questo mi par difficile, non glielo nascondo; ma creda pure che dal canto mio gliel auguro di tutto cuore. La mia servitù! Gino stese la mano al signor commissario.

La canzone popolare non si definisce, essa si sottrae all'arida spiegazione della scienza; è una cosa vaga, fuggevole, senza contorni determinati, evanescente. È tutto ed è nulla; è un soffio leggiero e può diventare una leva potente; brilla di tutti i colori dell'iride, si crede che sia una perla ed è una bolla di sapone; donde viene non si sa, dove va non si conosce; può morire, ma può anche risuscitare; ha una fragile esistenza e la si vede resistere all'urto degli avvenimenti ed al trascorrere degli anni. In essa si ritrova lo spirito multiforme del popolo; è gaia, vivace, dal ritornello allegro, dalle battute affrettate e rapide; è malinconica, dalle note lunghe e cadenzate con un pensiero mesto che ricompare ogni tanto; talvolta è burlesca, vi si sente lo scoppiettìo del sarcasmo ed il fischio dell'ironia ed infine, con una profonda ed inconsciente filosofia unisce spesso parole dolenti ad un motivo brillante. È un lamento, una risata, un sogghigno, un bacio; l'espressione di un momento, la durevole rappresentazione di un sentimento rapidissimo; è una idea complessa ed energica che ha bisogno di svolgersi con la parola e con la musica. Senza sapere la prima bocca che l'ha intuonata, la canzone si propaga in un momento, diventa la propriet

Il suo volto riflesso in quel momento da uno specchio che era di fronte a me, mi parve pallidissimo. Io abbandonai poco dopo quel caffè in preda a tristi pensieri. In quella sera stessa doveva aver luogo alla Scala una rappresentazione straordinaria.

Seguirono ancora alcuni quadri, ma non ebbero che un successo di stima, e, a spettacolo terminato, il nome della seducentissima Margherita continuava ad essere su tutte le labbra. I personaggi della rappresentazione si mescolarono al pubblico nei loro rispettivi abbigliamenti. Abele riconciliato con Caino, Oloferne scampato al ferro di Giuditta, Giuditta dimentica de' suoi feroci propositi, e Cleopatra guarita dalla puntura dell'aspide, passeggiavano per la sala, ricevendo congratulazioni e strette di mano dai parenti e dagli amici. La padrona di casa conduceva in giro l'astro più fulgido della serata, Lucilla, al fianco della quale ella faceva una ben meschina figura. E Lucilla sentiva d'esser la regina della festa; ella passava sotto quel fuoco di sguardi infiammati, in mezzo a quel bisbiglio lusinghiero che non giunge mai impunemente all'orecchio d'una donna. Tutti volevano esserle presentati, tutti le dirigevano parole piene di sincero entusiasmo. La signora Elvira stimò suo dovere di farle conoscere anche il signor Dalla Noce, il grave cronista, il quale, con un sorrisetto a fior di labbro, le lasciò intendere che l'indomani la stampa si sarebbe occupata di lei. E Lucilla, orgogliosetta con gli altri, fu affabilissima con l'insigne scrittore. Ella stava gi

La vita di Benedetto si prestava ad essere soggetto di pittura; e perciò questo grandioso ciclo del monacato, che ha avuto la sua influenza anche sui poemi del Graal e di Titurello, ha trovato in Subiaco la sua rappresentazione classica. L'intero Lazio non ha nulla di simile a questi quadri, se non forse, in un certo senso, le pitture della cripta del duomo di Anagni.

D'altronde voi sapete ch'io sono fidanzata e bisogna bene che abbia un po' di pratica del mondo prima d'entrarvi col bel nome di signora. Sei fortunata, tu. E chi è il tuo sposo? Un mio cugino. È bello? Bellissimo, ricco e nobile. Ah ? Mi venne presentato la prima volta nel mio palchetto del Teatro alla Scala. Assistevo co' miei parenti alla rappresentazione del Mitridate.

Io non sarei stato geloso di simpatie volute; ella, dopo la sua rappresentazione, avrebbe semplicemente ottenuto di allontanarmi da lei, e di farsi considerare piuttosto volgaruccia nelle sue trovate. Ho scritto come dettava dentro, rispose Gian Luigi. Secondo il sistema di Dante Alighieri, notai, sorridendo. È ancora discreto. Io non ho letto il tuo romanzo, perchè sono....

Siamo arrivati a pagina 79, e in questa pagina abbiamo un altro fenomeno, abbiamo un'altra rappresentazione che non suscita questa volta il disgusto, ma suscita semplicemente l'ilarit

Il buttafuori, apparso finalmente al proscenio, più pallido e più balbuziente che mai, dopo aver letto al pubblico la lettera che quella mattina io aveva scritta all'impresario, annunziò che la promessa rappresentazione dei Baccanti non poteva altrimenti aver luogo. Il turbine non si descrive. E fu un turbine da far crollare le pareti.