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Un rispetto, disceso per tradizione da padre in figlio, conserva a lui tuttora in Ispagna quel soprannome: diciamo «rispetto di tradizione», da che le opere del De Mena sono oggimai piú spesso nominate che lette. La piú famosa di esse è un poema allegorico-storico, intitolato El labyrinto. Eccone in breve l'argomento: Il poeta si propone di contare le vicissitudini della fortuna.

Quante lettere son, tanti son chiodi coi quali Amore il cor gli punge e fiede. Va col pensier cercando in mille modi non creder quel ch'al suo dispetto crede: ch'altra Angelica sia, creder si sforza, ch'abbia scritto il suo nome in quella scorza. 104 Poi dice: Conosco io pur queste note: di tal'io n'ho tante vedute e lette.

Emma non rivide più quella lettera, e la mamma non ne parlò mai alla figliuola. Era una lettera d'amore, come se ne scrivono a vent'anni. Pura e ardente; ingenua come l'ignoranza, calda come la giovinezza. Nei dieci giorni successivi due altre lettere furono lanciate nella camera di Emma e anch'esse non furono lette che dalla mamma.

«Eccole.» «Cavalieredisse Buoso, poichè l'ebbe lette, «io sento per queste come gran numero di Baroni napolitani, infastiditi della tirannide di Manfredi, vi hanno spedito con loro credenziali per profferire omaggio al Conte di Provenza; gi

Emilia, rammentando lo spettacolo veduto in una camera di Udolfo, e, per una bizzarra relazione, le parole allarmanti lette accidentalmente in una delle carte bruciate per cieca obbedienza agli ordini paterni, fremeva al significato che sembrava avessero, quasi quanto all'orribile oggetto da lei scoperto sotto il velo funesto.

A poco a poco, benchè avesse preso in mano le poesie del Savioli, allora molto lette, si addormentò; ma fu svegliato da un bisbiglio di voci, a lui molto vicino. I suoi occhi si posarono sull'orologio della biblioteca, che aveva dinanzi, e si accorse che avea dormito un tre quarti d'ora.

Un giorno, alla fine, per dissipare il tormentoso dubbio soffrivo assai ogni volta che esso, scacciato via, tornava a riaffacciarmisi nell'animo un giorno, vedendo che la mamma, deposto su le ginocchia il libro di lettura, chiusi gli occhi e abbandonata la testa indietro su la spalliera della poltrona, si era immersa nel dolce fantasticamento prodotto dalle sensazioni delle cose lette, la riscossi bruscamente: Mamma!...

Ma, signore, le avete lette voi, quelle scritte? . Allora, voi vi fate complice di una estorsione, di un adulterio, di una sostituzione, di un furto, di una prostituzione... che so ancora? voi tenete il sacco a coloro che rubano. Signore, i due re ed i loro ministri sono stati infami; il duca di Balbek forse il meno colpevole è stato infame anche egli.

Detto ciò, il rappresentante del P. M. vi ha guardati, signori del Tribunale, e ha detto: «Era necessario? Ecco la mia domanda, ecco tutta l'imputazione: ecco che mi frappongo fra Marinetti letterato, io che non sono letterato e la sua letteratura, io che non capisco e che non amo la sua opera letteraria. Era necessario? Vi ho detto in quattro parole che cosa è un capitolo di parecchie pagine, di queste parecchie pagine vi ho lette alcune righe, e poi vi ho chiamati a giudici». Signori del Tribunale, io non so, voi potete farlo, tutto si può fare, anche il miracolo, si può anche intuire ciò che non si legge; ma quando si vuol accusare con rettitudine, con serenit

Aveva appena lette le prime parole, che entrò don Vincenzo assieme al professore Damiati. Continui pure, dissero. Maria voleva sospendere la lettura dicendo che erano storielle scritte per i ragazzi e non potevano interessare persone come loro. Ma non ci fu verso, vollero che continuasse, altrimenti minacciavano di andarsene.