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Emilia passò qualche tempo nella capanna prima di ricordarsi che, nella precipitosa partenza, aveva lasciato ad Udolfo le carte della zia relative ai beni della Linguadoca. Ciò le fece pena, ma poi sperò che il nascondiglio sarebbe sfuggito alle ricerche di Montoni. Torniamo un momento a Venezia, dove il conte Morano geme sotto il peso di nuove sciagure.

Consolata da tale assicurazione, la signora Laurentini lo lasciò partire. Poco dopo, Montoni, suo parente, venne a Udolfo, e le rinnovò proposte da lei gi

Se le era rammentate spesso, senza trarne alcuna convinzione, e credeva soltanto che Valancourt potesse esser prigioniero in Udolfo.

Prima della conclusione delle sue nozze andò al castello di Udolfo, ove il marchese la seguì. L

Emilia s'affrettò a prenderlo; è impossibile descrivere la sorpresa ed il terrore di lei, allorchè riconobbe in esso la perfettissima somiglianza con quello della signora Laurentini, che aveva veduto al castello di Udolfo: di quella dama sparita in modo così misterioso, e che si sospettava fatta perire da Montoni.

«Ecco il castello di Udolfodisse Montoni, parlando per la prima volta dopo parecchie ore.

Sventurato coluidisse la badessa, «che conosce male la nostra santa religioneEmilia ascoltava Agnese in silenzio e con rispetto: considerava la miniatura, e si accertava della somiglianza del ritratto con quello veduto a Udolfo. «Questa figura non mi è ignotadiss'ella per far ispiegare la monaca. Voi v'ingannaterispose suor Agnese, «e non l'avete mai certamente veduta.

«Non mi sollecitate a tal propositorispose la monaca; «è troppo terribile per me: potessi cancellarlo per sempre dalla memoriaSospirò profondamente, e chiese alla giovine in qual modo avesse saputo il suo nome. «Dal ritratto che vidi ad Udolfo e dalla somiglianza di questa miniatura.

Le truppe di Montoni si ritirarono precipitosamente verso Udolfo, ma furono incalzate così da vicino nelle gole, che giunte appena sulle alture circostanti al forte, videro il nemico nella valle, distante poco più d'una lega. Allora affrettarono il passo per avvertir Montoni di prepararsi alla difesa; ed era il loro repentino arrivo che aveva piombato il castello in tanta confusione.

In quel punto, il terribile spettacolo veduto da Emilia in una camera del castello le tornò alla memoria; guardando la signora Laurentini, si rammentò le ultime parole di lei, che la macchia d'un assassinio non poteva esser lavata da molti anni d'orazione e di penitenza, e si vide costretta di attribuirle a tutt'altra causa che al delirio: provò un orrore inesprimibile sembrandole di vedere un'omicida... ed infatti, tutta la condotta della Laurentini confermava questa supposizione; Emilia si perdè in un abisso di congetture, e non sapendo in qual modo chiarire simili dubbi, disse soltanto con parole tronche: «La vostra improvvisa partenza da Udolfo...» La monaca sospirò. «Tutte le voci che corronocontinuò Emilia... «la camera di ponente... quel velo di lutto... l'oggetto ch'esso cuopre, quando i misfatti son compiuti...» La monaca sclamò: «Come! ancora?» E cercando di sollevarsi, gli smarriti suoi sguardi parean discernere un oggetto. «Risorgere dalla tomba!