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Emilia procurava di trattenere le lagrime e risponderete con fermezza. «Permettetemi, signore, di spiegarmi intieramente, o di tacer del tutto. Montonigridò il conte, «lasciatemi patrocinare la mia propria causa; è chiaro che voi non potete farci nulla. Qualunque discorso a tal propositodisse Emilia, «è inutile; se volete farmi grazia, non prolungatelo.

Le vecchie regole morali che avevano fiancheggiate la sua adolescenza, e a cui Emilia ricorreva per salvezza, si rivelavano goffe come una processione di gesuiti attraverso a una folla di donna scarlatte.

Passava il tempo, e costui non compariva. Emilia, inquieta, esitò se dovesse aspettarlo ancora; avrebbe mandata Annetta a cercarlo, se non avesse temuto di restar sola. Mentre ragionava colla seguace della tardanza, lo videro comparire. Emilia si affrettò a domandargli che cosa voleva dirle, pregandolo di non perder tempo, poichè l'aria notturna l'incomodava.

È verissimodisse Emilia, ed avrebbe forse concluso che la musica notturna veniva da Orsino, se non fosse stata certa non aver egli gusto, talento per quell'arte. Non volendo aumentare le paure di Annetta parlando di ciò che cagionava la sua, le domandò se fossevi alcuno nel castello che sapesse suonar qualche istrumento.

Appena fu in letto, egli fece chiamare Emilia, la quale piangeva fuori della stanza, e chiese di esser lasciato solo con lei. Allora le prese la mano, e fissò gli occhi nella figlia con tanta tenerezza e dolore, che il suo coraggio l'abbandonò, ed essa proruppe in un pianto dirotto.

Se siete innocente, ditelo tosto» soggiunse Emilia quasi moribonda; «non ho forza bastante per ascoltarvi maggior tempo. Or bene, la signora Montoni è viva per me solo; essa è mia prigioniera: sua eccellenza l'ha confinata nella camera di sopra del portone, e me ne affidò la custodia. Voleva dirvi che avreste potuto parlarle; ma ora...»

Emilia recossi di buonissima ora dalla zia, e la trovò quasi nel medesimo stato: aveva dormito pochissimo, e la febbre non era cessata. Sorrise alla nipote, e parve rianimarsi alla di lei vista: parlò poco, e non nominò mai Montoni.

Emilia era entusiasmata; versava lacrime di tenerezza, e la sua immaginazione si portava in Francia vicino a Valancourt; vide con rincrescimento svanire quella scena incantata, e restò per qualche tempo assorta in una pensierosa tranquillit

No, voi non partiretegridò egli imperiosamente, «non mi lascerete così prima che l'animo mio abbia raccolta la forza necessaria per sopportare la mia perditaEmilia, spaventata dal suo disperato dolore, gli disse con dolcezza: «Riconosceste voi stesso la necessit

L'immagine di Bertrando con uno stile alla mano, si presentò alla di lei immaginazione alterata. Domandò chi fosse. «Son io, signorina, aprite, non abbiate timore, sono la Lena. Che cosa vi adduce tardidisse Emilia facendola entrare. Zitto, signora, per l'amor del cielo, non facciamo rumore. Se ci sentissero, non me la perdonerebbero.