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Aggiornato: 1 ottobre 2025
La sera del giorno dopo, Emilia, volendo saper le nuove di suor Agnese e rivedere le amiche, persuase Bianca di tenerle compagnia fino al monastero, alla cui porta videro una carrozza co' cavalli bagnati di sudore, lo che indicava essere giunti da pochi minuti. Regnava il più cupo silenzio nel cortile e nei chiostri ch'esse traversarono. Arrivando nel salone, furono informate da una monaca che suor Agnese viveva ancora in perfetto sentore, ma che sicuramente sarebbe morta nel corso della notte. Nel parlatorio, parecchie educande vennero a salutarla e a discorrere con lei. Di lì a poco sopraggiunse la badessa, ed espresse la massima soddisfazione nel rivedere Emilia; le sue maniere però avevano una singolar gravit
Sant'Aubert non le aveva prescritto nulla a proposito di questa pittura. Emilia credè poterla conservare, e rammentandosi in qual modo le avesse parlato della marchesa di Villeroy, s'immaginò facilmente che quello ne fosse il ritratto: pur non sapeva comprendere per qual ragione egli l'avesse conservato.
Ed Emilia? Ella pure non avrebbe mai creduto potere in una occasione qualunque prendere una di quelle risoluzioni supreme che cambiano l'aspetto della vita: per quanto amasse Alberto, non l'era mai venuta l'idea che lo amasse abbastanza per sacrificargli tutto, perfino le apparenze.
Infatti, dopo mezzanotte, giunse Dorotea, e dopo pochi minuti di riposo cominciò così il suo racconto: «Sono ormai venti anni che la signora marchesa arrivò in questo castello. Quanto era bella allorchè entrò nella sala ov'eravamo riuniti per riceverla! Quanto sembrava felice il signore marchese! Chi l'avrebbe potuto indovinare! Ma che dico? Signora Emilia, mi parve che la marchesa fosse un poco afflitta. Lo dissi a mio marito, ed egli mi rispose che sbagliava: non glie ne parlai più, e tenni per me le mie osservazioni. La signora marchesa aveva all'incirca la vostra et
«Ma, Annetta cara,» rispose Emilia, «non creder gi
Emilia, Dupont e Annetta erano a piedi; Lodovico sopra un cavallo, conduceva l'altro. Giunti nella selva, le due fanciulle salirono in groppa coi loro protettori. Lodovico serviva di guida, e fuggirono tanto presto quanto lo permetteva una strada rovinata, ed il fioco chiaror di luna traverso gli alberi.
Emilia essendovi stata molti anni addietro, glie n'era rimasta una debolissima rimembranza. Restò sorpresa del fasto della casa e dei mobili; forse la modesta eleganza cui era assuefatta, fu la cagione del suo stupore.
Emilia s'informò quanto tempo Valancourt fosse stato nel vicinato. «Molti giorni,» rispos'egli; «io voleva profittare del permesso accordatomi da Sant'Aubert. Non capisco com'egli avesse questa bont
La notte seguente, all'istessa ora circa, Dorotea venne a prendere Emilia e portò le chiavi dell'appartamento della marchesa, che si trovava dalla parte opposta, al nord. Dovevano passare vicino alle stanze della servitù, e Dorotea desiderava sfuggire alle loro osservazioni. Volle dunque aspettare un'altra mezz'ora ond'assicurarsi che tutti i servitori dormissero. Era quasi un'ora dopo mezzanotte allorchè si misero in cammino. Dorotea andava innanzi e portava il lume; ma il suo braccio, indebolito dal timore e dalla vecchiaia, tremava sì forte, che Emilia, presa ella stessa la lucerna, s'offrì a sostenere i di lei passi mal sicuri. Bisognava scendere lo scalone, traversare gran parte del castello, e salire l'altro situato al nord. Non incontrarono nulla che alterasse vie maggiormente la loro agitata fantasia, e giunte in cima alla scala Dorotea mise la chiave nella serratura. «Ah!» diss'ella sforzandosi di girarla; «è chiusa da tanto tempo, che forse la ruggine non ci permetter
Emilia vide tosto tutte le difficolt
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