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Era invidia, era odio verso quelli che a lui parevano i privilegiati della fortuna e che egli avrebbe voluto schiacciare sotto ai suoi piedi. Una lettera da Milano! Una lettera listata di nero, con un acuto odore di patchouli e con la soprascritta in bella calligrafia: All'egregio signor ingegnere Roberto Arconti. Miniera di Valduria, in Romagna.

Quantunque fossero cento volumi al più, in Valduria non s'era mai visto una biblioteca simile; solo il brigadiere dei carabinieri possedeva una ventina di romanzi

In questo triste ritorno a Valduria la prospettiva più lieta per l'ingegnere Arconti era quella delle difficolt

Una mattina, reduce da alcune faccende, egli trovò nel suo studio uno de' più servizievoli amici suoi, il giovane ingegnere Giorgio Leoni, il quale stava scrivendo gli indirizzi su alcune buste che contenevano delle carte da visita. Oh disse Roberto guardando uno di quegli indirizzi. Selmi aveva mandato il biglietto? , eccolo qua. Roberto lesse: Odoardo Selmi, miniera di Valduria in Romagna.

Roberto, noi lo sappiamo, non aveva esitato un istante. Egli era partito da Milano poche ore dopo ricevuto il dispaccio, e nel partire ne aveva dato avviso telegrafico all'amico. Quando Maria seppe che Roberto era in viaggio per Valduria, il suo primo movimento fu di gioia schietta e vivissima. Ma alla gioia successe il terrore.

Trovare un posto per me nella sua miniera.... Sia un posto d'ingegnere, sia un posto nell'amministrazione, fa lo stesso.... Andresti a seppellirti a Valduria? Perchè no? E tua madre? Rester

Roberto non esitò un momento, non consultò nessuno, e rispose accettando con infinita riconoscenza l'offerta, e annunciando che sarebbe partito per Valduria anche subito, se la sua presenza era necessaria. In caso diverso fissava il giorno del suo arrivo al primo di maggio. S'era allora verso la met

Questa volta Roberto s'ingannava. Prima che passasse la settimana, egli riceveva una lunga lettera da Odoardo Selmi. Era uno scritto in cui si rilevava l'uomo un po' rozzo, ma franco, buono, modesto. Egli cominciava col chiedere scusa al suo condiscepolo di non avergli mandato una riga in occasione della morte del padre, e col lagnarsi che Roberto avesse aspettato tanto a ricorrere a lui. Poi narrava la sua vita da un anno a quella parte. Una fortunata combinazione l'aveva fatto divenire ingegnere capo della miniera di zolfo di Valduria, ed egli viveva abbastanza contento di quell'eremitaggio insieme con sua sorella Maria, ch'era la sola persona di famiglia che gli rimanesse. C'era da lavorar molto, e, in confidenza, egli si sentiva inferiore all'ufficio. Adesso la Direzione che risiedeva in Londra (poichè la miniera apparteneva alla Sulphur Society residente nella metropoli inglese) gli aveva concesso di prendersi un aiutante per le funzioni amministrative. Però a questo nuovo impiegato non gli si permetteva di assegnare che 200 lire al mese. Poteva convenirgli questa posizione? In caso affermativo, era sua. Avrebbe avuto alloggio nel locale stesso abitato dal Selmi e spettante alla miniera. Badasse bene però che il luogo era inospite e non presentava altra attrattiva che quella di qualche punto di vista e d'un'aria eccellente. Societ

C'è una discreta camera per te. A Valduria? esclamò inorridita la signora Federica. Dio me ne guardi... Qui ci sar

Non aveva pazienza di radersi da , e gli mancava il coraggio di affidarsi all'opera del barbiere e veterinario di Valduria. Il periodo di transizione era scabroso, ma, in meno d'un mese, egli sperava di esser di nuovo un bel giovine, anzi più bello di prima.