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NEPITA. L'onor non è bianco rosso, che si possa vedere: l'onore sta nell'opinion degli uomini, però bisogna farlo secreto. È meglio esser tenuta bona e non esserci, ch'esser contaminata senza effetto. SANTINA. Tu desii la morte a me. Vo' che paghi questo cattivo desiderio con l'ossa tue. Ecco la casa terrena. Sta serrata a pèstio, la spezzerò a calci: l'ira mi prestará forza.

Libero il cuore e con l'acuta mente, in cospetto delli astri almi ed arcani e del mar che si lagna dolcemente, stanno ad udire i detti sovrumani: «Al calice attingeste e rettamente «avete abbandonato i desii vani «cornuta la tiara del veggente «v'onora la cesarie ed il dimani.

Dunque il tempo oportuno ella si toglie: al fratel mio va con malizie nuove. 40 E col mio quel del mio marito insieme, il qual se fosse qui, non temerei. Tu conosci Morando, e sai se teme, quando Argeo non ci sente, omini e dei. Questi or pregando, or minacciando, estreme prove fa tuttavia, alcun de' miei lascia che non contamini, per trarmi a' suoi desii, so s'io potrò aitarmi.

Più avanti, avanti ancora. I miei palazzi, materiati in candidi vapori, splendono: avanti: invitano ai sollazzi del corpo e della mente, alli splendori della Gloria, ai Piaceri, ai Desii pazzi Orgoglio e Vanit

CAPITANO. Son quello che tu men desii che sia, son il gran capitano, il quale è qui comparso a disfidarti: che cali giú ché ti vo' rompere la schena di bastonate e trattarti come meriti. ERASTO. Va' va', ché ci conosciamo insieme; domani ci rivederemo. CAPITANO. Ti disfido: cala giú, non dir poi che non sia venuto a disfidarti in casa tua.

APOLLIONE. Veramente or ti raffiguro, fratello: perdonami se prima non son venuto a far il debito ufficio ch'io doveva. GERASTO. Férmati, ché tu proprio desii d'essere ingannato.

CLERIA. Come non ti conosco? cosí tu conoscessi l'amor che porto a tuo fratello, che trovaresti modo di darmi qualche rimedio. ESSANDRO. O Dio, che non è cosa che piú desii al mondo, che darti questo rimedio. CLERIA. Se ben tu dici cosí, pur ben m'accorgo non essere amata quanto merita l'amor mio.

Or non così, mie belle, o voi che tanto amai e celebrai e incoronai del mio lucido canto ne' boschi e ne' rosai, or non così venite al mio festino ove l'Amor v'aduna? I vostri baci, più dolci de 'l vino, a 'l sole ed a la luna io colsi un tempo; e, come entro una rara coppa di fin lavoro, mentre i nuovi desii cercanvi a gara veltri da 'l guinzal d'oro,

Quando, vanendo per le limpide aure, Sale un canto di donna al ciel gemmato, E di carezze e d’impeti E di desii supremi Parla e si lagna nel ritmo inspirato, Tu in quel canto, vibrante anima, tremi!

Mal ragiona la mente che si affida al domani. Sciocco è colui che strani amor persegue ardente. E quando troverai la cosa che vorresti? I Desii son ben presti, ma il Poter tarda assai.