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S'io dissi asciuga, e chiudi l'aspra piaga hor dico, che entro poni aspro veneno che un misero di morte sol si appaga S'io dissi aiuto ahimè ch'io vengo a meno hor dico aiuto, a trarmi nel profundo che 'l fin suo brama, chi n'ha il ciel sereno S'io dissi donna scarca il grave pondo Hor dico carcha che in breve io manchi. che morte chiama, chi è mal nato al mondo S'io dissi mai non sian miei piedi stanchi Hor dico siano in dur catena stretti. che chi schiavi esser den, mai non sian franchi Se 'l mio cibo era sol giochi, e diletti Hor è lachryme, ardor, suspir, e affanni. che ciò convien a chi a contrarii effetti.

«Prima ch’io de l’abisso mi divella, maestro mio», diss’ io quando fui dritto, «a trarmi d’erro un poco mi favella: ov’ è la ghiaccia? e questi com’ è fitto sottosopra? e come, in poc’ ora, da sera a mane ha fatto il sol tragitto?». Ed elli a me: «Tu imagini ancora d’esser di l

<<Prima ch'io de l'abisso mi divella, maestro mio>>, diss'io quando fui dritto, <<a trarmi d'erro un poco mi favella: ov'e` la ghiaccia? e questi com'e` fitto si` sottosopra? e come, in si` poc'ora, da sera a mane ha fatto il sol tragitto?>>. Ed elli a me: <<Tu imagini ancora d'esser di la` dal centro, ov'io mi presi al pel del vermo reo che 'l mondo fora.

Cosí come ne' princípi ogni picciola resistenza è giovevole, cosí nel processo le grandi sogliono essere spesse volte dannose. Ma da ritornare è al proposito, e da concedere al presente che cose sieno, le quali per possano l'amorose fatiche fare obliare. Che avrá fatto però chi, per trarmi d'un pensiero noioso, mi metterá in mille molto maggiori e di piú noia?

Dunque il tempo oportuno ella si toglie: al fratel mio va con malizie nuove. 40 E col mio quel del mio marito insieme, il qual se fosse qui, non temerei. Tu conosci Morando, e sai se teme, quando Argeo non ci sente, omini e dei. Questi or pregando, or minacciando, estreme prove fa tuttavia, alcun de' miei lascia che non contamini, per trarmi a' suoi desii, so s'io potrò aitarmi.

Examinato: senza spirto: e core: Son stato a udirti e di sospiri pieno E veggio a trarmi fuor di tal dolore: Ogni soccorso tuo: venirmi a meno: O destin mio fatale: o cieco amore O volto divo angelico: e sereno: Habiate dil mio mal: qualche mercede Ch'io no so: ovonch'io vada: o ferma: il piede

«Prima ch’io de l’abisso mi divella, maestro mio», diss’ io quando fui dritto, «a trarmi d’erro un poco mi favella: ov’ è la ghiaccia? e questi com’ è fitto sottosopra? e come, in poc’ ora, da sera a mane ha fatto il sol tragitto?». Ed elli a me: «Tu imagini ancora d’esser di l

<<Prima ch'io de l'abisso mi divella, maestro mio>>, diss'io quando fui dritto, <<a trarmi d'erro un poco mi favella: ov'e` la ghiaccia? e questi com'e` fitto si` sottosopra? e come, in si` poc'ora, da sera a mane ha fatto il sol tragitto?>>. Ed elli a me: <<Tu imagini ancora d'esser di la` dal centro, ov'io mi presi al pel del vermo reo che 'l mondo fora.

Questo può darsi, ma dovrebbe giudicarne un terzo che ci conoscesse a fondo l'uno e l'altro. Intanto io ho il vantaggio di comparire in faccia tua come un povero galantuomo da te sedotto al male. Dopo dieci o dodici anni di dimenticanza, tu sei venuto a stringermi la mano, e a trarmi dalla mia pacifica inazione. Tu mi hai tastato bel bello per accertarti se io era ancora quella buona lana dei nostri tempi di gioventù. Mi hai trovato il medesimo, e per giunta quasi al verde del mio patrimonio, due ottime circostanze perchè tu avessi a propormi questo affare, e perchè io avessi ad accettarlo, mediante la ricompensa di cinquantamila lire. Dunque non disputiamo sulla preminenza dei nostri meriti rispettivi. Noi siamo due mariuoli che abbiamo l'abilit

Ella intanto dal suo letto che era intrecciato di tronchi rami, volgeva a lui le pupille affievolite, e come fu posta al suolo muovea dal fioco labbro questi accenti: Ahi padre infelice, orbato padre! ecco quale a voi ritorna la sfortunata figlia vostra, ecco quai nozze mi preparava il cielo... Egli correva a soccorrere alla rapita amica, a trarmi dal periglio, ei volea restituirmi al vostro amplesso paterno, misero! ei trovò sul mio petto la morte... Così si spense ogni mia speranza, si troncò il filo cui era affidata la mia vita... , padre amoroso e infelice, io lo raggiungerò e in breve: sia per me un sollievo, un fine ancor dolce a tanti guai il morire...