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Ariberti sapeva benissimo che cosa pensare dei meriti di Filippo in questa pace. La marchesa non aveva detto all'amico di aver ricevuto il viglietto, e questo gli risparmiava un po' di vergogna.

Ad Antonio Priuli defunto, carico di anni e di meriti, fu Francesco Contarini Cavaliere e Procuratore sostituito, insigne per i pubblici impieghi e per le sostenute legazioni in quasi tutte le corti di Europa, con tale integrit

CALONIDE. Di' che mi parli e qualcosa sará. Ma voglio prima ben consigliarla. ARTEMONA. Questo fie ben fatto. Cosí son per ridirgli. Poi, dimane, vedrò che venga in qua. CALONIDE. Come ti piace. Deh! prega Iddio per me che questa cosa si faccia, se fia il meglio. ARTEMONA. Sempre io 'l faccio. CALONIDE. Piglia questi duo soldi. ARTEMONA. Dio vel meriti e san Francesco. Tu ci sei pur giunta!

VIGNAROLO. Perché mi fate ingiuria? PANDOLFO. Perché l'hai fatta tu a me: «l'ingiuria che si riceve, è figlia dell'ingiuria che è stata fatta prima». Io ti fo ingiuria non uccidendoti, e per non ingiuriarti ti vo' uccidere! E questo desiderava io: che niuno si possa tramettere che io non ti tratti come meriti. VIGNAROLO. Oimè! oimè! PANDOLFO. Ti dole forsi che non fo quanto meriti?

Il Doge Alvise Mocenigo, della famiglia che abitava nella parrocchia di sant'eustachio, volgarmente detta [I[S. Stae]I], dovette il proprio inalzamento, succeduto ai 16 di luglio dell'anno 1700, a' suoi meriti singolari ed all'esimie sue virtù. Tre Procuratori di san Marco, Giovanni Don

Di un tratto questi immani colpevoli, che stavano sopra le leggi divine ed umane con le proprie mani si avvelenano; il Papa muore; il Valentino della vita in forse perde il credito; tradito chi tutti tradì, spogliato chi tutti spogliò, abbindolato, deriso, fuggiasco cessa di vivere per ferita rilevata in oscura avvisaglia, e fu fortuna oltre i meriti suoi.

GERASTO. Io mi parto non cosí mio come tuo; e amami, se ti par che l'amor mio lo meriti. Va' e da' questa buona nova a mia figlia, fatti dar la mancia e confortala a far la mia volontá. Oh, come sei tramortita! sará stato l'allegrezza della nuova che ti ho data? Fatti far una fregagione alle gambe, ché non sará nulla. ESSANDRO solo.

Roberto le ritolse di mano il dispaccio; poi riprese con voce commossa. Addio, Lucilla, io non so se tu meriti più di essere amata, ma so che il cuore non muta in un giorno, che in un giorno non si scancella tutto il passato. Verr

EUFRANONE. Non sperava sentir tal nuova da voi! Ma in che ha peccato mia figlia che meriti tal rifiuto? DON IGNAZIO. D'impudicizia e disonestá. EUFRANONE. Onesta è stata sempre mia figlia e cosí stimata da tutti, e non so per qual cagione sia impudica appresso voi solo. DON IGNAZIO. Tal è come dico.

Non ci sarebbe mancato altro, rispose Ginevra, per essere buttato a mazzo con tutti questi vagheggini che ci stanno attorno per loro capriccio, e che noi faremmo assai bene tutte quante a trattare secondo i meriti loro. Ah, noti dunque un divario tra lui e tutti gli altri? , a primo aspetto mi è sembrato migliore di molti e molti che conosciamo.