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Sulle cime che dominano le valli di Fenestrelle, in cui si sbalza il torrente Chiusone, il rovaio, spezzandosi nelle forre dagli acuti ciglioni, dalle frementi profondit

Fulmina in arme il cavalier sublime, E, sparso il volto di disdegno interno, Prego non ode, i guerreggianti opprime, E fa de' fuggitivi aspro governo. Gran selce par, giù da l'alpestri cime, Da l'onde spinta e da l'orribil verno, Che scote d'Apennin l'ombrose spalle, E da lontan fa ribombar la valle.

Eccoci ora costretti a lavorare con questa razza di tempo! Il rimproverato non rispose, dando mano a snodare le cime.

A Pescara, ella fu subito presa dalla febbre palustre, e ricoverata per misericordia nella casa di Donna Cristina Basile. Dal letto, udendo i cantici della pompa sacra, e vedendo le cime delli stendardi ondeggiare all’altezza della finestra, ella si mise a dire le preghiere e a invocare la guarigione.

I fuggitivi sentirono quel belato: ma nessuno ebbe tanta forza da aprir bocca.... Addio, santa e tranquilla casetta dell'amore! Da te ancora esce una voce per noi! E noi ritorneremo?... O travi, cui recise e inchiodò la mano del boscaiuolo nelle lucenti mattine di primavera, o travi, quanti ricordi ci sorridono nell'anima!... Due anni prima, dopo il tormentoso esulare di giorni e di notti, dopo la benedizione del romito di Malandaggio, dopo mille paure e troppe gioie, al primo giungere su quelle cime sicure, Imilda era caduta affannosissimamente nelle braccia di Ugo, aveva avuto da lui tanti baci, quant'erano stelle nel cielo, a salutarli felici, ed aveva incominciato a susurrare: Ti ricordi com'erano fiacche le corde del mio liuto?... Sai, non sento più suoni, più vedo.... Eppure la mia mamma Adelasia anche lei mi diceva di volermi bene!... Ugo, che cosa sono le stelle? Fuochi o anime che si adorano? Bisogna proprio morire per diventar stelle? Quei fuochi palpitano, quell'anime baciano, ma non hanno braccia per stringere forte forte.... Stringi!... L'edera e la quercia sono cose di questa terra, e come sono felici!... Ugo, che cosa dir

Nelle nostre corse mattutine, si soffermava ad ogni tratto per liberare da una chiocciola, da un bruco, da una formica una piccola foglia. Un giorno, senza badarci, camminando, battevo le erbe con la punta del bastone; e le teneri cime verdi recise ad ogni colpo s'involavano.

Il vento investe il bosco, e l'ondeggiare delle cime dei pini mi sembra saluto mestissimo dell'autunno che muore.... Addio! Meditai, cercando la solitudine, e scrissi, appoggiandomi al muro di un cimitero.

Lah! tiriamo innanzi colla carrozza. Biella non saprei giudicarla, così di sfuggita: ha portici, chiese a colonnati classici, vie discrete, ma insomma le muraglie danno sempre l'idea del caldo; riposiamo dunque lo sguardo sulla verzura, l'immensa verzura che, assumendo cento toni, si stende nelle valli, pare si rannicchi nelle gole, s'inazzurra nei lontani sfondi, trionfa sui monti, e finisce alle cime con qualche ciuffetto che stacca sul cielo come una pennellata bizzarra.

Un piccolo raggio di sole si riverberava sulle alte cime delle piante allora rifiorenti nei giardini pubblici per cui lei doveva passare per recarsi in quella chiesa. La vidi arrivare in fatti. Era in compagnia di una sua governante o domestica che fosse. Vestita di scuro con una veletta scura sul volto: dietro turgeva la massa bionda dei capelli. Mi vide.

Intanto il sole continuava a illuminare in una festa di colori le cime e scendeva a baciare col raggio le falde erbose popolate di pascoli. La brezza calava tra le valli, piegando gli steli rugiadosi dei fiori, recando lo scampanellare sparso degli armenti.