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Le casette sparse, coi tetti bagnati d'una luce così bianca che pareva neve, versavan l'ombra sul verde prato e parevano anch'esse addormentate in un pensoso raccoglimento. Tratto tratto si svegliava una campanella con due tocchi sonnolenti, a cui rispondeva da lungi il belato pauroso d'una capra.

Oh la capanna presentava il lato più bruno, su cui s'appoggiava la stalletta di strame bigio e l'abbeveratoio muscoso: dinnanzi a quello, ed era il più caro perché aveva un balconcino di quattr'assi a buchi tondi, fatto apposta e apposta ornato di un prunello selvatico per la massaìna, c'era l'orto ricinto da tanti scheggioni ammucchiati.... Dalla stalletta chiusa, per la finestruccia, come prima, la capra sporgeva la testa.... S'udì ancora un belato....

Giungeva dalle convalli il belato lamentevole delle capre e degli agnelli in collera col trifoglio bagnato; le giovenche, più parche di fiato, rispondevano ogni tanto con un lungo muggito che somigliava a una raccomandazione di aver pazienza.

Al nostro avvicinarsi la capra alzò la testa mandando un lungo belato, e la bambina s'alzò in piedi per fuggire. Allora s'aperse l'uscio del tugurio che stava dirimpetto, e comparve sulla porta una donna giovane ancora, ma sparuta, solcata dalle rughe d'una precoce maturit

Ugo per tre passi finse di non intendere: quando udì il sospiro Imilda e un nuovo belato gemebondo, dovette fermarsi: e disse: Quando trover

Nel cortile scalpita la cavalcatura del signor de Emma: s'ode qualche belato fioco come venisse di sotterra. Il colloquio nello studio si prolunga. Un passo s'avvicina. È Baccio che torna. Don Luigi e il dottore gli vengono incontro a' piè della scala. Sento il sacrestano che dice: In casa non c'è. Poi entra; la porta dello studio si chiude di nuovo. Nessuno si ricorda di me.

I fuggitivi sentirono quel belato: ma nessuno ebbe tanta forza da aprir bocca.... Addio, santa e tranquilla casetta dell'amore! Da te ancora esce una voce per noi! E noi ritorneremo?... O travi, cui recise e inchiodò la mano del boscaiuolo nelle lucenti mattine di primavera, o travi, quanti ricordi ci sorridono nell'anima!... Due anni prima, dopo il tormentoso esulare di giorni e di notti, dopo la benedizione del romito di Malandaggio, dopo mille paure e troppe gioie, al primo giungere su quelle cime sicure, Imilda era caduta affannosissimamente nelle braccia di Ugo, aveva avuto da lui tanti baci, quant'erano stelle nel cielo, a salutarli felici, ed aveva incominciato a susurrare: Ti ricordi com'erano fiacche le corde del mio liuto?... Sai, non sento più suoni, più vedo.... Eppure la mia mamma Adelasia anche lei mi diceva di volermi bene!... Ugo, che cosa sono le stelle? Fuochi o anime che si adorano? Bisogna proprio morire per diventar stelle? Quei fuochi palpitano, quell'anime baciano, ma non hanno braccia per stringere forte forte.... Stringi!... L'edera e la quercia sono cose di questa terra, e come sono felici!... Ugo, che cosa dir

Erano piene di guerra queste convalli in cui ora s'ode l'umile belato delle agnelle; dove ora s'asside lo stanco agricoltore all'ombra, onde ristorar le forze vinte dagli agresti lavori, gi

Si chiamava Angelo De Boni. La sua famiglia, oriunda di Zugliano, il capo-luogo del circondario, era un tempo fra le più agiate di quelle valli. Possedeva i pascoli migliori, le baite le meglio costrutte, e il belato e le campanelle delle sue mandrie si sentivano a molte e molte leghe all'ingiro.

Erravano sparse le sue pecore nel bosco, lorda dal limo e dagli sterpi l'intonsa lana, e invano coll'umile belato pareano pregarla perchè ne prendesse maggior pensiero: erano derelitti i suoi colombi, muta la sua casa, e tutto a lei d'intorno sembrava vestirsi del suo squallore.