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Così disteso a terra com'era, si cercò alle reni il pugnale per appuntarselo al petto e poi pregare con religiosi e suicidi contorcimenti: l'atto della supplicazione, credeva, avrebbe celato a Dio il delitto. Non trovò l'arma: allora disse: È volere del cielo ch'io non muoia così orrendo! e potè rizzarsi, e salire la montagna. O Signore scongiurava: fammi capitare a Malandaggio!

Abbiamo voluto citare questo fatto di Ugo per soggiungere che un altro Ugo, non re certamente, ma una figura bieca che la tradizione ci dice senza certezza cavaliere e boscaiuolo, un altro Ugo, non nelle grandi pagine del Muratori, ma sulle cartapecore sibilline del romito di Malandaggio, appare di nefastissimo nome ai cristiani e agli abitanti delle valli intorno a Saluzzo.

L'eremita era lontanissimo, oltre la valle del Pelice, nella valle del Chiusone, sul Malandaggio, tra le Porte e il Villaro. In questi pensieri, smarrita ogni traccia di sentiero, errò tutta la notte.... Torniamo a Rupemala.

Dal che Imilda è fuggita con Ugo è passato un anno, due.... Nulla più nelle valli, a Saluzzo, si seppe di loro.... Solo il romito di Malandaggio ci tramandò su certi foglietti certe notizie, che mi venne fatto rintracciare nell'archivio di Saluzzo. Ma a che pro? Voi non ci credereste. Ebbene?

Quando è morto il romito? Quando veramente è vissuto quell'Ugo? Nessuna data è certa. Anche la tradizione è morta da un pezzo. Frassineto ebbe delle leggende, e sono svanite: Malandaggio ebbe un romito vecchio che scrisse e che morì, e un altro che misteriosamente gli successe, che non aveva scritto, perché aveva operato, e non scrisse perché ancora operò prima di morire....

Ugo, ti aspettavo tanto! Ecco adunque, come racconta il vecchio di Malandaggio, uniti il cavaliero ardente e la promessa sposa di Oberto, un boscaiuolo e una montanara, Silverio e Maria. Ugo in due anni era cresciuto di corpo, dimagrato di volto, ma sempre contento, come marito, come padre, senza più gli ardentissimi tormenti pei deliri d'amante e di figlio.

Prega il buon romito di Malandaggio che veglia tutte le notti e tutte, perchè sono l'ultime di sua vita, ed a ogni parola di lui ecco un castigo inflitto da Dio agli spiriti del male: quello colle aliuzze crepitanti fu impegolato alla resina gocciante da un troncono, quello punzecchiato colle foglie aghiformi di un pino, l'altro legato colla coda ad un roveto, l'altro propagginato in una buca di calabroni.... O Guidinga, o madonna perduta, se tu fischi verso qualche casetta di montanari, è indizio di sventura!

Narrano anche che quello sparviero presentato all'omaggio, sorgesse dalle ortiche fra cui fu gettato, e apparisse cogli artigli di ferro e col becco di ferro, vecchio, lontano, lontanissimo, su un monte, ma ancora pronto a spiccare il volo. Queste ciance furono scritte dall'eremita di Malandaggio, un veggente che la sapeva assai lunga!