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Aggiornato: 14 maggio 2025


Ben mi fia aperto: ché, or che Calandro è con la vaga scanfarda condotta da me per la via di , voglio ire a narrare il fatto a Fulvia che so ne creperá delle risa. Ed invero la cosa è tale che faria ridere li morti. Bei misteri doverranno essere li loro! Or vado a Fulvia. FESSENIO fuor de l'uscio. SAMIA dentro. FESSENIO. Tic, toc; tic, toc. Sète sordi? Oh! oh! Tic, toc. Aprite. Oh! oh! Tic, toc.

Ma andiamo un poco qua, ché voglio parlare a un mio compagno. LUZIO. Come ha nome? MALFATTO. Non te llo voglio dire. Ecco la casa. Aspettateme voi, Luzio, ché voglio bussare. LUZIO. ; ma spácciate. MALFATTO. Tic, toc. Oh de casa! oh nesciuno! oh quello! Tic. Non ci deve essere, neh vero? LUZIO. No, che non ci deve essere. Andiamo con Dio. MALFATTO. Lassame bussare tre altre volte, prima. Tic.

Prego il Cielo che i maccheroni diventino strangulatori, e il vino foco. PEDANTE. Non vidi hominem di maggior pasto di minor fatica di te. CAPPIO. Ecco il Cerriglio; battete e vi sará aperto. LARDONE. Tic, toc, tic. TEDESCO. Chi battere le porte delle nostre ostellerie? PEDANTE. Tito Melio Strozzi gimnasiarca! TEDESCO. Non capire tante gente le nostre ostellerie.

LIMOFORO. Di grazia, chiamatelo, che tutto fia per vostro bene. PEDANTE. Tic, toc, tic. PSEUDONIMO. Che commandate, mio carissimo maestro? PEDANTE. Questo gentiluomo ha caro ragionarvi. PSEUDONIMO. Eccomi al vostro commando. LIMOFORO. Desidero sapere il vostro nome. PSEUDONIMO. Io? Limoforo. LIMOFORO. Di che cognome? PSEUDONIMO. Pignattelli. LIMOFORO. Di che cittá?

Cosí, tra me stessa parlando in còlera, com'è costume di noi altre vecchie, son giunta a casa de madonna Iulia. Tic, toc. Costoro non ci deveno essere. Tic. Ogni volta ch'io vengo qui me fo prima sentir a tutto el vicinato che me respondino. MALFATTO. Chi bussa? che vòi da la porta nostra? RITA. Chi è quello? ove sei tu? MALFATTO. Son qua. Non ci vedi lume? No, no. Da quest'altra banda.

Va' e ripichia un'altra volta; e, se non risponde, gitta giú la porta, ch'io voglio entrare per ogni modo. RUFINO. Cosí farò. Tic, tac, toc. TRAPPOLINO. Chi è ? chi è ? chi è ? RUFINO. Malan che Dio ti dia! TRAPPOLINO. Te dia el malanno e la mala pasqua a te. Oh patrone! Perdonateme. CURZIO. Non ti curar, forca! Vieni, vieni a oprire. TRAPPOLINO. Adesso.

che per la soverchia fatica ho una sete ch'arrabio: penso che sia in casa di Alessandro e che apparecchi il banchetto, e tutti mi stieno aspettando. Ecco la casa. O che aura odorata che ne spira, annunciatrice di un eccellente apparecchio! Se non giungo a tempo della battaglia, almeno raccorrò le spoglie de' nemici: tic, toc. ALESSANDRO. Chi è ? PANFAGO. Amici!

Tic, tac, toc. CECA. L'è la festa del pichiare, questa. Tu non lo credi, eh? MALFATTO. E che hai paura? che spezzi l'uscio? la porta? CECA. Aspetta, aspetta el bastone. MALFATTO. Eh! non far. Odi, odi. Oh Ceca! CECA. Che vòi? MALFATTO. Eh! non fare, de grazia, ché lo mastro me cci ha mandato. CECA. Malan che Dio te dia, a te e a lui! MALFATTO. Ascolta un poco. Oh madonna quella!

GIGLIO. Vostro figliuolo. PASQUELLA. Che volete? Il padron non è in casa. Bisogna che si gli dica niente? GIGLIO. Una parabla. PASQUELLA. Aspetate, ché non può stare a venire. GIGLIO. Aprite, que aspettarò drento. Partióse. Do renniego de todo el mondo, se non bruso toda esta posada, se non mi rende mio rosario. Tic, tic, toc. PASQUELLA. Olá! Ch'è da esser?

Vo' andare a battere alla porta e non trattenermi piú, ché non passi il tempo e tornasse il vignarolo senza far nulla. VIGNAROLO. Tic, toc, toc. GUGLIELMO. Gentiluomo, sète voi di casa? Bella cosa è l'essere ricco: ogniuno ti onora, ti saluta, ti tocca la mano, si ferma a ragionare con te, ti compagna sino a casa e ti dimanda come stai. GUGLIELMO. Gentiluomo, chi sei che batti a cotesta porta?

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