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Avanti! impose a don Peppe la guardia. Lui contemplava ancora la morta, movendo le labbra, come se parlasse a stesso. Allora un marmista ch'era arrivato l'ultimo, un grosso uomo barbuto, con tra le mani il martello e uno scalpello, chiese subitamente a don Peppe che s'incamminava: Perchè l'avete ammazzata, neh, don Pe'? Lui rispose: Dimandatelo a lei.

Ma andiamo un poco qua, ché voglio parlare a un mio compagno. LUZIO. Come ha nome? MALFATTO. Non te llo voglio dire. Ecco la casa. Aspettateme voi, Luzio, ché voglio bussare. LUZIO. ; ma spácciate. MALFATTO. Tic, toc. Oh de casa! oh nesciuno! oh quello! Tic. Non ci deve essere, neh vero? LUZIO. No, che non ci deve essere. Andiamo con Dio. MALFATTO. Lassame bussare tre altre volte, prima. Tic.

Eh, so bene chi vuoi dire... , neh?... Mi dissero che il suo appartamento, al primo piano nobile, è tutt'oro dal pavimento al soffitto... Ebbene quell'eccellente signorona... la è vecchia ed impotente e non può più andare attorno che in un carruccio che si fa spingere da un bell'uomo più alto di te di tutta la testa, con una gran bella barba nera, e quando esce, con un gran bell'abito di color verde ricamato in oro e una bella sciabolona al fianco e un bel cappello montato a piume che pare un generale e che chiamano il cacciatore l'uomo non il cappello...

Or neh! che dritto avete voi ai servizi di altrui, dimando io? Chi domine siete voi che esigete ch'altri s'incomodi per nulla onde tornarvi gradito? Ma il mondo vive di scambi, mio brav'uomo! Senza la reciprocit

La bandiera azzurra col dado bianco salì lentamente in cima all'albero; la cannonata rimbombò, ripetuta dall'eco per la cerchia delle colline. Da una manica a vento emerse la testa affumicata di un fochista, il quale domandò a un gruppo di marinai confabulanti: Neh, ched'è? Zitto voi! ingiunse l'ufficiale. E voialtri, ai vostri posti! Ma l'agitazione, repressa in quel punto, si diffuse altrove.

E che ti frulla adesso? Vorresti ch'io n'andassi a domandar l'elemosina? Piuttosto, piuttosto... Uh! uh! Ecco il superbioso!... Piuttosto lasciar schiattar moglie e figliuoli di fame neh?.. Di' che non vuoi far proprio nulla e che ti aspetti da neghittoso che ti piova la manna sulla bocca... Fa il piacere Rosina; non suonarmi di questo strumento, non sono fatto per codeste umiliazioni io.

Vi priego che non l'aviate per male, ché l'amore ch'io vi porto mel fa dire e la pace ch'io vorrei vedere in casa vostra. CURZIO. Credolo. Ma vattene innanzi e fa' oprire. RUFINO. Signor . CURZIO. Certo, gran sorte è stata la mia a trovar, in tanto bisogno, questi denari. RUFINO. Tic, tic. Costui deve essere in cantina. CURZIO. Non ci deve essere in casa, neh vero? RUFINO. Io non vel so dire.

CECA. Tu non lo credi, neh vero? MALFATTO. Che vòi ch'io creda? CECA. Che te farò andare a pichiare altrove. MALFATTO. Oh! non sono stato io. CECA. E chi è stato? MALFATTO. Uno ch'è andato giú adesso. Ma, de grazia, chiamame un poco quello che mena, ché lo vole lo mastro. CECA. Tu vòi forsi Minio. MALFATTO. , cancaro li venga! CECA. Venga pur a te. Aspetta, ch'ora lo chiamo.

Siede accosto ad essa. Ma a vuie chi v' 'o fa fa?... Vuie pecché ve nfucate, neh, 'on Vi'?... Io nun mme nfoco. Io ve dico sulamente lassate 'a i'! È benuta a ricorrere? O è benuta o nun è benuta, chisti so' fatte ca nun v'apparteneno. I' comme state ammulato!... 'A verit

Neh! com'è brutto! esclamò Rosina giungendo le mani. Quando l'ho veduto entrare, Gesummaria! mi ha fatto paura. E che cosa gli è venuto a far qui?