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Aggiornato: 20 maggio 2025
Ma andiamo un poco qua, ché voglio parlare a un mio compagno. LUZIO. Come ha nome? MALFATTO. Non te llo voglio dire. Ecco la casa. Aspettateme voi, Luzio, ché voglio bussare. LUZIO. Sí; ma spácciate. MALFATTO. Tic, toc. Oh de casa! oh nesciuno! oh quello! Tic. Non ci deve essere, neh vero? LUZIO. No, che non ci deve essere. Andiamo con Dio. MALFATTO. Lassame bussare tre altre volte, prima. Tic.
Eh! de grazia, non me buttare la testa nello pitale. LUZIO. Se tu non vieni, te lassarò Malfatto, veh! MALFATTO. Aspetta un altro poco. Oh quello! E tu come te chiami? TRAPPOLINO. E che ne vòi tu sapere, bestia? MALFATTO. Lo vorria sapere perché, quando te trovassi, te vorria dire «bon dí». TRAPPOLINO. Te llo dirò poi, un altro giorno di questa stimana. MALFATTO. Che sta male lo patrone tuo, eh?
RUFINO. ... giurando e promettendogli che, si come ella per fede e per amore guadagnato se llo aveva, cosí voler sempre apresso di lei vivere. E cosí, revestitosi, dopo lungo ragionamento che hanno avuto insiemi con madonna Iulia, me hanno imposto ch'io venghi a chiamare questo maestro vicino loro. Credo li vorranno far sposare quella giovane, che 'l mal prode li faccia!
LUZIO. Guarda pur che tu non me dichi le bugie, che il mastro me voglia e poi non sia lo vero. MALFATTO. Alla fé, non dico bugie io. E me llo ave ditto ancora quell'altro che stava con quello, con esso. LUZIO. Ché diavolo non parli che sii inteso? MALFATTO. Orsú! Andamo, che te llo dirò poi domattina, fraschetta! LUZIO. Oh! tu me dice villania, sciagurato! MALFATTO. Me ciancio con teco.
MALFATTO. Non ce è oste qua. Sta piú lá abasso la taverna. REPETITORE. E vieni a oprire! MALFATTO. Aspetta, ch'io vengo adesso. Ah! ah! ah! ah! Te llo credevi, eh? REPETITORE. Oh! tu sei el bello apro! MALFATTO. Misser no, che non voglio aprire. Vòi che te llo dica meglio? REPETITORE. S'io vengo de sopra, te farò un servizio che sarai memor di me. MALFATTO. Fu!
Alora vuole essere sovenuto da me, quando esce del fiume e va per lo ponte seguitando la doctrina della mia Veritá. Sí che non hanno scusa però che sonno ripresi, ed è llo' mostrata la veritá continuamente.
CURZIO. Che domino poteva far costui? RUFINO. Fatevi conto ch'el dove a merendare. CURZIO. Fa' che tu gne llo ricordi la prima volta ch'erra, se tu me vòi esser amico. TRAPPOLINO. Buon dí. Entrate. CURZIO. Non curar, giotton, forfantello! MALFATTO. Vedi mò che non ho voluto fare a modo del patrone, che li venga el cancaro a lui e a chi lo vede adesso!
RUFINO. Ve ho da parlare de cosa importante. PRUDENZIO. E da parte de chi? RUFINO. Venite a basso, se volete, che ve llo dirò. PRUDENZIO. Adesso vengo. REPETITORE. Che bona nova è questa? RUFINO. Come lui viene abasso, lo saperete. REPETITORE. Sono forsi cose d'amore? RUFINO. De grazia, non me llo adimandate; ch'io non vel voglio dire, se non ci è lui.
MALFATTO. Perdonateme; ch'alla fé, io ve llo vorria fare per bene. E chi dorme con voi, la sera, quando è notte? IULIA. Vedi adimanda scioca! Per certo, che questa di costui è una dolce pazzia. Non ci dorme nessuno. Perché? MALFATTO. Perché sí. Non avete paura delli lenconi, voi, quando state sola? IULIA. Hai tu altro che dire? MALFATTO. Madonna sí; un'altra cosa.
PRUDENZIO. State de buona voglia, ché non mancaremo de fare el debitoribus nostris. RUFINO. Volete venire o no? Ve dirò el vero: voi me parete un altro. Bona notte. PRUDENZIO. Eh! non partite, de grazia. Olá! Spacciateve. REPETITORE. Ecco. Voltateve, ch'io ve llo metterò. PRUDENZIO. Gratias ago. Non volete venire ancor voi? REPETITORE. Signor sí.
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