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Io ho robbato un pezzo de legno in casa per scaldarme, adesso che fa freddo. E sai che lo mastro vole che oggi incominci li latini per li passivi e poi me vole leggere la Boccolica. Ma, alla , poi ch'io sono qua, voglio chiamare Minio e vedere se vole venire con esso meco alla scola: ben che lui non impara se non la santa croce. Tic, toc. CECA. Chi è ? LUZIO. Ècci Minio, in casa? CECA. , è.

Andiamo. LUZIO. E dove è lo legno che tu porti? MINIO. Eccolo, e è piú grosso che non è lo tuo. LUZIO. Non è vero. Attenta un po' come pesa lo mio. MINIO. Gran mercé, ché lo tuo è piú bagnato! Per ciò... LUZIO. E lo mio è piú meglio. Ma dimme un po': chi era quella ch'era alla finestra? MINIO. Era la fantesca. LUZIO. Me credevo che fussi tua madre. MINIO. No. È piú bella madonna mia.

MALFATTO. Che volete? PRUDENZIO. Vieni qua e fa' che animadverti. MALFATTO. La berta me la date voi, alla . PRUDENZIO. Taci. Va' e chiama quel pincerna. MALFATTO. Che pincio volete? PRUDENZIO. Luzio, Luzio. Dove è? MALFATTO. È qua dentro. PRUDENZIO. Be', dilli che venga qua de fuori. MASTRO ANTONIO. Questo un bel fante per la Vostra Signoria!

MALFATTO. So' stato a cacare, veh, Luzio! Adesso so' revenuto. PRUDENZIO. Sonate, ché volemo cantare ancor noi. MASTRO ANTONIO. Volete questa? Trin, trin, trin. MALFATTO. Non me vòi respondere, eh, Luzio? Basta. LUZIO. E sta' cheto, se vòi. MALFATTO. Voglio cantare io ancora. Afatte alla finestra dello muro e mostrame lo pertuso dello... PRUDENZIO. Tristo sciagurato! S'io trovo un lapide....

E una. TRAPPOLINO. Chi è ? Olá! MALFATTO. Amici. Simo io. TRAPPOLINO. El cancaro che te venga! Che vòi? MALFATTO. Ché non respondi tu, adesso? TRAPPOLINO. Respondi pur tu, ché parlo con teco. LUZIO. Che dici tu? Olá! MALFATTO. Che vòi che dica, o Luzio? LUZIO. Dilli quello che ti pare. Che me fa a me? TRAPPOLINO. Chi sei tu che hai bussato? MALFATTO. Sono un certo omo da bene.

MALFATTO. De sopra a chi volete ch'io vada? a voi o a questo compagno? LUZIO. A me pur no. PRUDENZIO. Va'; e serra quella porta, dico. MALFATTO. Cosí? PRUDENZIO. Va' prima dentro tu. MALFATTO. Orsú! Basta. Non volete che venga con voi, ma io me nne voglio andare alla finestra. MASTRO ANTONIO. Oh! cosí, fradello; va' presto. PRUDENZIO. Questo insolente par che se burli di ciò che gli dicemo.

Pur temo che quello insolente non l'abbia condutto in qualche cauponaria e che non emino per i quadranti qualche vasculo de mulso, per il che se ebriaranno. Ed è un peccato, ché quel Luzio è di bona indole e di capacissimo ingenio; ma quel furcifer è bene uno inepto ai litterali costumi e facilmente potrá conducerlo a qualche precipizio.

Che ne vòi fare? LUZIO. Ditegli se vol venir alla scola. CECA. , . Aspetta. LUZIO. Cosí farò. Oh! cagna! come l'è fresco, stamattina! Alla , ch'io mi sono levato troppo a buon'ora. E me sono scordato de fare collazione, ch'è peggio: benché madonna me ha dato un quatrino ché me ne cómpari una ciambella. MINIO. Oh! bon , Luzio. LUZIO. Buon e buon anno. Vòi venire? MINIO. , voglio.

MINIO. Iocamo alle sculacciate. E madonna grida. LUZIO. Quanto vòi stare a tornare alla scola, tu? MINIO. Come averò pranzato. Non me vòi venir a chiamare? LUZIO. , voglio. Aspettame, sai? MINIO. Son contento. Addio. LUZIO. Addio. Bon .

Ma non sai, Luzio, ch'io ho una sorella che lo mastro li vole bene? E per ciò non me delli cavalli come fa a te. LUZIO. Ed essa vuole bene a lui? MINIO. Credo de , io. E lo mastro me ha promesso delli quatrini, veh! LUZIO. Io non lo sapevo, questo. MINIO. Manco lo sa madonna. LUZIO. Alla , ch'io gli voglio dire se se vole innamorare de sòrema ancora ma che non voglio mi dia delli cavalli.