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Eh! non ti partire cosí presto, ché io ti darò questi quatrini. CECA. Damile, ! MALFATTO. Eccoli. Vedi quanti sono! CECA. Gran mercé a te. Addio. MALFATTO. No, no. Cagna! Non ce voglio fare. Rendemeli. CECA. Come! Non me lli hai tu dati? MALFATTO. ; ma non voglio che tu te nne vada. CECA. Che vòi tu ch'io faccia qui fuori? Non hai tu vergogna de star nella strada a parlare con le femine?

O Pilastrino, ferma un poco. Che fai? Non c'è moneta? Questi quatrini... Sta'. PILASTRINO. Non dubbitare: ti porterò l'avanzo. Io voglio andare a cercar di colui. GIRIFALCO. Non v'è a bastanza? Odi un poco. PILASTRINO. ben; ma lassa. Io vado caminando a le porte, or ch'è passato il mercato, se trovassi qualcosa e spender poco. Non uscir di casa. Torno con lui stasera.

Ma voi non sapete ancora quanto conato abino le umane lettere appresso i buoni discipuli concivi e munifici che sono copiosi di famuli e di gladiatori. CURZIO. Questa pecora gridará tutt'oggi. MALFATTO. O quello delli quatrini! che fai?

Ma non sai, Luzio, ch'io ho una sorella che lo mastro li vole bene? E per ciò non me delli cavalli come fa a te. LUZIO. Ed essa vuole bene a lui? MINIO. Credo de , io. E lo mastro me ha promesso delli quatrini, veh! LUZIO. Io non lo sapevo, questo. MINIO. Manco lo sa madonna. LUZIO. Alla , ch'io gli voglio dire se se vole innamorare de sòrema ancora ma che non voglio mi dia delli cavalli.

MALFATTO. Per santo Niente-benedetto, per la croce de Dio, che voglio andar adesso adesso, , a trovar l'oste che fa la taverna e darli questi quatrini e fare che me dia un quinto de vino e un pezzo de trippa prima che torni lo mastro: che so che gridará, ma ch'adesso che me ne ricordo, non ce voglio piú stare con lui; ché me voglio conciare con questo bono uomo che me ha dati li quatrini, che dice che vole ch'io li sia compagno.

MALFATTO. Be'; rendime li mei quatrini, adunque. CECA. Non te lli voglio rendere. Non me lli hai dati? MALFATTO. Misser no, che non te lli ho dati. Rendime li mei quatrini; rendime li mei quatrini. CECA. Vedi come piange el gaglioffo! MALFATTO. Rendime li mei quatrini, dico. CECA. To', vatti con Dio. MALFATTO. E dove vòi tu ch'io vada? CECA. Va' dove vòi. MALFATTO. Odi.

MALFATTO. Misser , che ve cognosce. PRUDENZIO. Io dico se tu lo cognosci; intendi bene. MALFATTO. Vedete se me cognosce, ché m'ha dati li quatrini. PRUDENZIO. È questo possibile, che tu non mi respondi a quello ch'io te interrogo? Io te ho detto se tu lo saperai ricognoscere, o no. Che dici tu? MALFATTO. e no. PRUDENZIO. Iuro per deum Herculem che...

Non passará mai piú nessuno delle ciambelle? ché vorria spendere questi quatrini. PRUDENZIO. Ah scelesto! Non curare: te castigarò bene, . MALFATTO. Oh mastro! Bon e bon anno. Ve sono venuto aspettare a casa e me sono stati donati questi. PRUDENZIO. E chi te lli ha dati? Ché non parli? Quis est ille che... MALFATTO. Che nascio sino pelle di te quello mastro. PRUDENZIO. Io dico questi.

Vederai ch'io farò che, quando tu verrai meco, non te parterai dal latere nostro. Dimmi un po': chi te ha dato quelli quadranti? MALFATTO. Che quadranti? PRUDENZIO. Questi; questi nummi. MALFATTO. Son quatrini, son quatrini. Voi non ci vedete lume. Che me lli ha dati esso quello. PRUDENZIO. Quale? MALFATTO. Quello che dice che voi site un poltrone. PRUDENZIO. E cognoscelo tu?

Eh, me fai ride'! Come je le daveno? Quanno me dichi che da quele parte li quatrini nu' li carcolaveno! Perché er servaggio, lui, core mio bello, Nun ci ha quatrini; e manco je dispiace: Che er commercio è come un girarello, Capischi si com'è?