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Giuseppe Briati muranese fu benemerito inventore privilegiato in Venezia della pasta del terso cristallo, e particolarmente di ciocche magnifiche da illuminare le sale de' gran signori, i teatri e le vie in occasione di solennitá. Stanza 46. che pareva quel giorno il bucentoro...

5 Grandi eran l'ale e di color diverso, e vi sedea nel mezzo un cavalliero, di ferro armato luminoso e terso; e vêr ponente avea dritto il sentiero.

Quella volante, a dire dell'esploratore, presentava una struttura singolarissima. Il gran pallone, di colore azzurrognolo, diafano, terso come cristallo, rifletteva siffattamente la tinta atmosferica, che in quella si fondeva, si smarriva, rendendosi quasi impercettibile.

Non inspira forse dei nobili ed elevati sentimenti la vista d'un ameno ed ombroso boschetto dove nulla s'intende altro che il gorgheggio degli uccelli e il mormorio del terso ruscello? Non si rimpiangono forse i convegni amorosi datisi nei boschi remoti e poetici?

Edith e sua madre, tragiche e sole, volsero i passi verso le cime dove brilla eterna la neve e la speranza. Davos scintillava adamantino e terso nel sole invernale. Edith giaceva sulla terrazza dell'Hôtel Belvedere, con una coltre ravvolta intorno alle ginocchia e un parasole aperto sul capo. Era felice. Sua madre le aveva allora allora portato una lettera di Nancy.

Disperata. Se alziai mia voce mai per trovar pace Hor alziola in battaglia, cruda e fera Che a morte a un tristo, più che vita, piace Se mai del bramai la luce vera Hor la rifiuto, & bramo obscura notte che a un infelice, convien vesta nera S'io sparsi dolci rime, ornate, e dotte hor le restringo, e le converto in tosco che ciò far de', chi ha sue speranze rotte S'io bramai terso dir, succinto, e tosco hor rigido inornato, & mesto, bramo, che un lieto ama il giardin, misero il bosco Se 'l star sol mi parea qual pesce in amo Hor parmi sciolto star, con altrui preso che un veduo Tortorin, vol secco ramo S'io fui d'amor cantando lieto acceso hor son mesto piangendo, fatto un giaccio che picciol forza, non sostien gran peso S'io bramai lieto star fuor d'ogni impaccio hor viver bramo mesto in mortai gridi che a lieti gioia, e a mesti, convien laccio Se allegro andai per monti, piani, & lidi hor tristo giaccio in una obscura cava Ch'a ognun che ha contra il ciel, convien tai nidi Se dolce in vista a ognuno i' mi mostrava hor paventoso, e crudo, i' vo' mostrarmi che altro far non quel che ha sorte prava S'io solea del buon stato mio, lodarmi hor son del tristo allegro, in cui mi trovo che pace chiama oliva, & guerra l'armi S'io vissi lieto a l'amoroso giovo hor lieto corro al fin qual celler pardo Che 'l pensar dil ben vecchio, e dolor novo S'io dissi dolcemente ahimè tutto ardo hor dico amaramente, fuss'io polve che è meglio un duol mortal breve, che tardo S'io dissi donna ahimè di me non duolve hor dico iubilate de mia pena che è mal stabil quel ben, che intorno volve S'io dissi donna mia passion raffrena hor dico accresci quella, ch'io mora. che è meglio morte che vita in catena S'io dissi trammi il stral dil petto fora hor dico che di quel facci un bersaglio che assai peggio è penar, che l'ultim'hora S'io mi diffesi di punta, e di taglio hor voglio stesso farmi offesa grave che haver requie non de', chi vol travaglio S'io dissi porto de mia stanca nave hor dico mar profundo la summerga che a' sfortunati, non lice, onde soave.

Il salotto rotondo, piccolo è tutto foderato di seta rosa pallida, imbottita e fermata da bottoncini come l'interno di una bombonierina di cristallo; sulle pareti morbide, piccoli specchi ovali con la cornice semplice di argento, lucido e terso, come l'acciaio; grandi giardiniere di argento, lavorato con un cesello così artistico da ricordare la mano di Benvenuto Cellini, sopportano gardenie, camelie bianche, rose bianche, garofani bianchi, mughetti, fiori di neve.

Giri, allora disse il padre, giri la tazza dell'amicizia, e ponga giulivo fine a questo festevole giorno. Venne il rustico cratere allora terso nell'onda, ed empiutolo di spumante vino, Marcellina lo offrì al padre.

Sicuro! E perchè non sarei lieto? La vita è così mirabilmente bella! gridò con impeto quasi febbrile Aloise. Vedi che limpido mattino! Il mare è cheto, azzurro, lucente, come ne' più bei giorni di primavera inoltrata. Il cielo sereno, nitido e terso, splende soavemente incerto tra il cilestrino e il dorato. Quella nube che tu vedi laggiù sull'orizzonte, non è una nube, è una vela aerea che porta i nostri bei sogni, le nostre liete speranze, alle più lontane regioni del vaporoso futuro. Esser giovani; bella cosa! Avere dinanzi a l'ignoto, l'incantevole ignoto, largo di dolci promesse, custode d'inesauste lusinghe, di sconfinate delizie! Che ci accadr

Quel treno lungo, sottile, fatto d’acciaio terso e di legno levigato, che trasciner