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Aggiornato: 24 maggio 2025


Molte, anche fortissime azioni so di potere pacificamente compiere; altre poche e in apparenza semplici, no. Pure fin che avrò vita lotterò contro me stesso come un ginnasta e trionferò di codeste ultime fiacchezze per le quali a volte mi giaccio.

Dalle mie mani fu versato quel sangue, sul quale adesso sdrucciolando giaccio per sempre; il mio trono grave di una morte nefanda m'è rovinato sul capo, e meco infrange la mia famiglia.... Vedi, e fremi, Frate, ma non fuggirmi in nome di Dio.... vedi in Manfredi l'assassino dell'imperatore Federigo....» «Tu parricida!...»

15 A questo annunzio, stimulato e punto da l'amoroso stral, dentro infiammarse, e per l'ossa sentì tutto in un punto correre un giaccio che 'l timor vi sparse, timor ch'un nuovo sdegno abbia consunto quel grande amor che gi

Buon per voi: c'erano dei grandi foglietti platonici. Vi è un'ora in cui la spuma del mare si fa cinerea, pare densissima e senza luci. È questa in cui io giaccio alla spiaggia su una lingua di sabbia. S'io mi adagiassi supino, sentirei il capo profondarsi lenemente, e forse qualche onda, s'io allungassi le braccia in croce sul dolce declivo, verrebbe a intepidirmi le mani.

E gia` 'l maestro mio mi richiamava; per ch'i' pregai lo spirto piu` avaccio che mi dicesse chi con lu' istava. Dissemi: <<Qui con piu` di mille giaccio: qua dentro e` 'l secondo Federico, e 'l Cardinale; e de li altri mi taccio>>. Indi s'ascose; e io inver' l'antico poeta volsi i passi, ripensando a quel parlar che mi parea nemico.

Rabbuffato le chiome, il sguardo mesto, D'orrida pallidezza afflitto il volto, Ed il busto di piaghe atro e funesto, E di sangue e d'orror tutto era involto; E le diceva: il tuo consorte è questo: Io così sotto il ciel giaccio insepolto Esposto a saziar belve affamate, S'aiuto non mi vien da tua pietate. Ottoman stesso ingiurioso ed empio, M'uccise.

72 Or cominciando i trepidi ruscelli a sciorre il freddo giaccio in tiepide onde, e i prati di nuove erbe, e gli arbuscelli a rivestirsi di tenera fronde; ragunò il re Agramante tutti quelli che seguian le fortune sue seconde, per farsi rassegnar l'armata torma; indi alle cose sue dar miglior forma.

ERASTO. Dicoti che Amasia è mia moglie e giá ci siamo sposati di nascosto, e giaccio seco quando mi piace a mio bell'agio ed è giá gravida di me: e se ben devrei tacerlo per amor suo, pur lo dico accioché non passi per qua; ché, cosí facendo, tu viverai sano e a me non darai fastidio di averti a romper la testa.

Non solo gli animanti irrationali Piegano il capo a l'amoroso laccio Ma i brutti anchor, e gli homini mortali Viveno dolcemente in fuoco e in giaccio Gli dei celesti, e i spiriti infernali Godeno avinti, in cusì dolce impaccio cosa alcuna mai fu di valore Che esser potesse sanza immenso amore

Disperata. Se alziai mia voce mai per trovar pace Hor alziola in battaglia, cruda e fera Che a morte a un tristo, più che vita, piace Se mai del bramai la luce vera Hor la rifiuto, & bramo obscura notte che a un infelice, convien vesta nera S'io sparsi dolci rime, ornate, e dotte hor le restringo, e le converto in tosco che ciò far de', chi ha sue speranze rotte S'io bramai terso dir, succinto, e tosco hor rigido inornato, & mesto, bramo, che un lieto ama il giardin, misero il bosco Se 'l star sol mi parea qual pesce in amo Hor parmi sciolto star, con altrui preso che un veduo Tortorin, vol secco ramo S'io fui d'amor cantando lieto acceso hor son mesto piangendo, fatto un giaccio che picciol forza, non sostien gran peso S'io bramai lieto star fuor d'ogni impaccio hor viver bramo mesto in mortai gridi che a lieti gioia, e a mesti, convien laccio Se allegro andai per monti, piani, & lidi hor tristo giaccio in una obscura cava Ch'a ognun che ha contra il ciel, convien tai nidi Se dolce in vista a ognuno i' mi mostrava hor paventoso, e crudo, i' vo' mostrarmi che altro far non quel che ha sorte prava S'io solea del buon stato mio, lodarmi hor son del tristo allegro, in cui mi trovo che pace chiama oliva, & guerra l'armi S'io vissi lieto a l'amoroso giovo hor lieto corro al fin qual celler pardo Che 'l pensar dil ben vecchio, e dolor novo S'io dissi dolcemente ahimè tutto ardo hor dico amaramente, fuss'io polve che è meglio un duol mortal breve, che tardo S'io dissi donna ahimè di me non duolve hor dico iubilate de mia pena che è mal stabil quel ben, che intorno volve S'io dissi donna mia passion raffrena hor dico accresci quella, ch'io mora. che è meglio morte che vita in catena S'io dissi trammi il stral dil petto fora hor dico che di quel facci un bersaglio che assai peggio è penar, che l'ultim'hora S'io mi diffesi di punta, e di taglio hor voglio stesso farmi offesa grave che haver requie non de', chi vol travaglio S'io dissi porto de mia stanca nave hor dico mar profundo la summerga che a' sfortunati, non lice, onde soave.

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