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E dunque, appena ho udito il dottor Lombrichi dire alla marchesa con quel suo tono magistrale da sputabottoni; «Bisogna che prima di questa sera ella pigli ancora due cucchiai di quella medicinaho subito sclamato: « signore, corro tosto io stessa alla spezieria a prenderla;» e senza attender altro son venuta di trotto.

LIDIA. Sia ringraziato Iddio! Amasia mia, abbi pietá di me, aiutami con Cintio tuo vicino. AMASIO. Non convien aver pietá di chi la niega ad altri. LIDIA. Amore vuole che s'ami un solo e si schivi ogni altro. AMASIO. E però Cintio schiva voi perché ama altra. LIDIA. O infelice mio stato, che non posso arrivar chi voglio e corro dietro a chi mi fugge!

CAPITANO. Tu non vuoi vedermi ti piace incontrarti con me. Eccomi qui: dove sei? AMASIO. Corro alla voce e gionto al luogo lo sento altrove. Se ti giungo ti farò ricordare di questa notte e di questo luogo. CAPITANO. Qua qua, se tu ne vuoi. AMASIO. Qui sento la voce, altrove sento il calpestio.

Io balzo dal letto, mi vesto alla spiccia e corro alla stanza di Gianbarba gridando: ma dunque! siam vivi o morti? vuoi o non vuoi alzarti stamattina? Se voglio alzarmi! non desidero che questo, risponde Gianbarba balzando dal letto in camicia; non aspettava altro se non che lei venisse a vestirmi....

Abbiamo ricevuta la lettera seguente, alla quale l'urbanitá vorrebbe che si facesse una risposta. Signor Conciliatore, Sono un viaggiatore, e corro l'Europa con intenzione di scrivere il mio viaggio. Ma questo debb'essere un libro d'una natura tutta nuova. Non parlerò che di costumi, scegliendo i meno osservati prima d'ora, in apparenza i meno importanti.

Serva umilissima, signor Magnifico! esclamò la signora Momina, aprendo l'uscio al dottor Collini; che era appunto egli il visitatore della famiglia Garasso. Buon giorno, signora Momina; è in casa suo marito? Sissignore, è in casa; ma il poverino è ancora nel primo sonno. Questa notte, per far servizio a Vossignoria, come mi ha detto, è venuto a casa molto tardi. Ma non dubiti, corro a svegliarlo.

EROTICO. Che si scriva queste parole nel core: che l'amor mio va sempre crescendo di giorno in giorno, come crescono in lei la bellezza e l'onorate sue azioni, e che non è per mancar mai: che non ho tempo di trattenermi con lei, perché corro per rimediare a cosí strano accidente. BALIA. Si duole che molti giorni sono, che non siate venuto a ragionar con lei.

Nelle tue parole è contradizione manifesta. Ros. No, Alfredo; a te sembra.... a te. Ahimè! sappi che in verun luogo io corro tanto pericolo quanto in questa casa. Alf. Che favelli? qual mistero è questo? Ros. Il tempo stringe: domani sarò sposa. Alf. Tu? tu sposa? vaneggi! Ros. Compiangimi: il mio carnefice.... colui cui sono promessa è.... Alf. Chi mai? Ros.

È una tratta sulla Monterosso, questa! aveva risposto il Pietrasanta. Corro a presentarla oggi stesso al vezzoso banchiere. Come Aloise fu solo, le forze che lo avevano sostenuto fino allora lo abbandonarono a un tratto.

E vai a cercarla? Finirai per diventare ridicolo.... Perchè il mondo lo trova ridicolo un marito innamorato. No, non vado a cercarla. Me ne mancano le forze. Ma corro in camera sua, aspiro il profumo che vi ha lasciato, bacio la sua vestaglia abbandonata su una sedia, apro gli armadi per vedervi le sue vesti, i suoi cappellini, la sua biancheria. Tutto è , in ordine; nulla manca.