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Gianbarba! Gianbarba! grido dal letto. Olal

Gianbarba, per servirla. È inutile che io ti domandi se sai far la cucina.... Far la cucina!... Oh! questo poi!... Come! non sai far la cucina!... Non sei stato per un anno al servizio del pretore Buschetti? , signore; ma quando andai dal signor pretore, ho trovato la cucina bell'e fatta, coi rispettivi fornelli e tutto l'occorrente....

Gianbarba mi attendeva; appena mi vide entrare, egli mi presentò il lume dicendomi: non la si dubiti di nulla, io ho dato ordine a tutto.... Appena sar

Al muso lo si direbbe un po' scimunito, ma avvien spesso che sotto una stupida fisonomia si nasconda una mente argutissima. Gianbarba non tardò molto a ricomparire. Io gli mostrai la sua stanza, e parve assai soddisfatto. Lo condussi nel mio studiolo, nel mio salottino, nella mia camera da letto poco discosta dalla sua, in cucina, in cantina, in ogni angolo della casa.

E anch'io l'ho qui in ordine! risponde Gianbarba aprendo impetuosamente la porta e slanciandosi verso il mio letto coll'impeto di chi prende d'assalto una barricata. Io balzo sui guanciali, spalanco gli occhi sorpreso, quasi atterrito, e vedo che il mio uomo mi prende di mira con quel tale istromento.... con quella tal canna.... voi mi capite.... Alto l

Le dirò, risponde Gianbarba con flemma; gli è che prima di rispondere, io debbo vedere se Lei ha proprio quella tale escrescenza sulla schiena.... ovverossia, parlando con poco rispetto, quella gobba...

Gianbarba ha il dono della lestezza, convien rendergli questa giustizia. Nel tempo ch'io impiegai a scrivere una letteruccia di due pagine, egli andò e tornò dal mercato. Eccolo all'uscio del mio studiolo. Ho eseguito appuntino i suoi ordini, mi dice con viso radiante; gli asparagi costavano venticinque soldi al mazzo, ed io ne ho preso uno solo.... Benissimo!... è grosso?

Ma poi, sovvenendomi dello stupore che il poveraccio aveva manifestato la sera innanzi nell'udire che io mi assumeva di nutrirlo e di vestirlo, indovinai.... compresi tutto; e mentre Gianbarba, seduto in camicia sovra una scranna, mi stendeva le gambe in attesa che io gli mettessi le calzature, mi scrosciò dal petto una risata impetuosa e gagliarda ch'io temetti di non reggere all'urto e mi appoggiai per sostenermi alla muraglia.

Gianbarba mi guarda colla espressione della più sentita riconoscenza ed esclama: «ma dunque.... è proprio vero.... che lei si degnerebbe!... troppa bont

Gianbarba corse ad aprire io mi soffermai sul pianerottolo della scala e tesi l'orecchio. È in casa il signor Decio? chiede una voce ch'io ho udito altre volte. Il signor Decio! vediamo un poco, risponde Gianbarba favorisca di voltarsi.... e poi le dirò.... quello che ho l'ordine di dirgli. Questa è nuova! esclama l'altro con voce vibrata ti fa tanta soggezione la mia faccia, che tu non osi?...