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Aggiornato: 3 giugno 2025
Ma vivo da vent'anni in Italia, e da dieci corro in su e in giù la Sicilia specialmente, pei sugheri. Voglio bene a quest'isola; voglio diventare siciliano: e compro terreni per speculare. La coltivazione qui è molto indietro. Darò il buon esempio.
Mentre io corro qua e l
Fathma, disse ad un tratto El-Mactud, traendo di tasca una pezzuola. Lasciati bendare gli occhi. L'almea non potè trattenere un gesto di sorpresa a quello strano comando. Perchè? chiese ella. Dispensami dal rispondere alla tua domanda. E se rifiutassi di ubbidire? In tal caso ti ricondurrò alla zeribak. Corro dei grandissimi pericoli; è giusto che io prenda delle precauzioni. Fathma esitava.
I treni delle merci ch'eran dinanzi, m'impedivano di vedere la stazione; credetti che fosse lontana; non scesi. Passan due minuti, ne passan cinque, ne passan otto, e i viaggiatori non tornano, e il treno non si muove. Salto giù, corro alla stazione, vedo un caffè, entro in una gran sala.... Dei del cielo! Cinquanta affamati stavano intorno a una tavola da refettorio, col muso sul piatto, coi gomiti in aria, cogli occhi all'orologio, divorando e gridando; e un'altra cinquantina si pigiavano intorno al banco, afferrando e intascando pani, frutti, confetti, mentre il padrone e i camerieri, ansimanti come cavalli, stillanti di sudore, correvano, si sbracciavano, urlavano, inciampavan nelle seggiole, urtavano gli avventori, buttavan qua e l
L'apro, corro con l'occhio alla firma, e leggo Savina Brisnago di Montegaldo!... Essendo la prima volta che mi venivano alla mano i suoi caratteri, non è da sorprendersi se un'emozione indefinibile mi corse per le vene, e per qualche istante me ne rese impossibile la lettura. Finalmente ho potuto scorrere la lettera da capo a fondo.
Il principe, ostentando fermezza, riprese: In quanto a pensarvi andate franco, chè io vi ho pensato delle volte più di mille: rispetto poi alle prime mosse, io vo' che sappiate non essere mica questo il primo palio che corro. Lo credo senza giuramento: e allora fatevi qua, e ragioniamo di proposito.
Vedi, quando io ricordo tutte queste cose, io corro alla buvette a bere assenzio e domando: «Un assenzio per questo cretino.» E la voce? io domandai. Ma deliziosa, amico mio: tutto delizioso. E cosa ti disse? Cosa vuoi che possa ricordarmi io che vivevo dentro un'idea fissa? Mi fece, ecco, capire che bisognava che mi decidessi: o prendere o lasciare. Quella insistenza mi turbava.
I suoi servizi!... Eh! me ne infischio io de' suoi servizi... Poichè la va così, corro giù tosto e mi spiego aperto con esso lui... In questa un discreto picchiare all'uscio li fece stare entrambi. O mio Dio, ch'egli è il padrone di casa: disse Rosina allibita. Diavolo! diavolo! sclamò Antonio grattandosi con furore il capo.
Oh te beato, Polo, che rechi sì prezioso tributo all'avvenire... a me tocca sempre l'ufficio del cavallo... corro, corro, viaggio... E da Palermo? Da Palermo passai a Corleone, a Sciacca: ovunque ordine e lavoro. E speri?... Spero. Il popolo si lascier
Ho trovato un cappello! mi risponde un giovinotto. «Corro verso di lui, prendo il cappello, e subito lo riconosco... era il cappello di Bobi... Ci guardammo tutti costernati... Di sicuro, disse il più attempato dei contadini, qui si tratta di una grande disgrazia!... Mi sentii rabbrividir... Ma mi restava una speranza... Avanti! avanti! ripetei.
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