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La Gilda chinò il capo, in atto d'obbedienza, e si mosse. Una sua occhiata furtiva al Bardineto voleva dire a lui tutti i dubbi che le passavano per la mente; ma egli non vi badò più che tanto, e la povera ancella se ne andò raumiliata. Per altro, giunta a mezzo della scala, si pentì d'esser discesa.

PANURGO. Seguane quel che si voglia, vo' piú tosto che tu ti penti d'averme usato impietá, ch'io di non aver fatto il mio debito. GERASTO. I padroni, se ben patiscono spese, carceri, esili, disaggi, sempre la scappano alfine; i servi pagano sempre. PANURGO. Quanto piú viverò libero e con men travagli, tanto io morrò piú sodisfatto.

Quante fossero le parole dette dalla Verdiana, e come pungessero acerbamente il Curato io tralascio; basti sapere, che il Curato piegò il capo e pregò mentalmente che se poteva farsi quel calice amaro, cioè Verdiana, fosse rimosso da lui; sospirò; si pentì ripetendo dieci volte l'atto di contrizione; deliberò rendere i ducati. Allo improvviso fissandoli, gli parvero i trenta danari di Giuda; e, spaventato dal fine di cotesto traditore, guardò tutto rabbrividito il fico dell'orto della canonica, e si scostò dalla finestra; ma nel punto in cui stava per darsi in balìa della disperazione, ecco balenargli un pensiero nella mente: esultò come Archimede, quando ebbe trovato il modo di conoscere se nella corona di oro avessero mescolato rame; si sarebbe per l'allegrezza dato un bacio, se con le labbra avesse potuto toccarsi le gote; e sollevando la testa umiliata, a mo' di cervo che ripresa lena continua la corsa, egli disse: Uditemi, Verdiana; voi avete parlato molto e male, Dio vi perdoni. E chi vi ha insegnato a pensare tanto tristamente del prossimo... di un curato... di me?... Parvi essere io stato, per tutto il tempo che vivete con me, cosiffatto uomo da meritarmi simili rabbuffi? E se nol fui, come da un punto all'altro di vino sarei diventato aceto? Uditemi. Dal campo ha da uscire la fossa. Io e Giannicchio scerremo gli embrici e i tegoli sani dal tetto della canonica, e gli adatteremo sul tetto della chiesa: alla canonica gli riporremo nuovi: potremo tagliare sei camicie alquanto lunghe, e quando ne occorrer

Era forse la peggio; ma compatitelo, egli non era padrone di scegliere. Avete ragione; diss'egli; partirete. Ah! esclamò il serafino. Il padre Anacleto si pentì subito di averla detta; ma non era più tempo. Del resto, quella esclamazione del serafino non significava rammarico; era una esclamazione breve, senza espressione, senza colore; si poteva anche interpretarla per un grido di allegrezza.

Diana si pentì dell'eresia che l'era scappata di bocca, e voltandosi verso l'uscio della camera dove la bambina giaceva, tra i fiori, sul suo letticciuolo: Che dico mai? esclamò. Tu non sei morta, il mio caro tesoro... Tu vivi qui dentro... Si portò la mano al cuore che si spezzava, e balbettò: Egli, egli è morto.

Cipriano balzò come un leone ferito, tantochè la vecchia Gertrude si pentì delle sue reticenze maligne. Le accadeva spesso con le sue parole imprudenti di andar oltre il segno.

Tacque un istante, esitando; poi si chinò fino al mio orecchio e soggiunse a bassa voce: Però.... vorrei sapere se fra le donne ch'io conosco, ch'io conoscerò e che ci verranno in casa, vi sia qualcuna che tu hai amata. Non era ancora finita la frase, che Lidia se ne pentì, poichè corresse: No, no, in casa; non dubito; ma v'è qualcuna ch'io conosca?

Forse dapprima egli neppure non conosceva bene stesso, e quell'inganno che produceva in altrui provava egli medesimo sul suo conto. Ma quando finite le scuole inferiori, passato il corso liceale, Tommaso ebbe intrapreso il corso, ch'egli aveva scelto, di belle lettere, allora e' fu chiaro del tutto che cosa fossero il suo ingegno e le forze della sua anima, del suo cuore e della sua natura; capì quello che valeva e che voleva, e si pentì affatto e della strada per cui s'era messo e del cammino che gi

Era forte e coraggioso, ma trovandosi in mezzo a quel buio profondo, affatto solo e senz'armi, appena l'impressione del primo istante fu sbollita si pentì di non aver chiesto a Gervasio un fucile, un coltello, una difesa qualunque. Non gli conveniva rifar la strada: scese dal baroccio, strappò un grosso palo da una vigna e, munito di esso, continuò con maggiore confidenza.

6 per far al re Marsilio e al re Agramante battersi ancor del folle ardir la guancia, d'aver condotto, l'un, d'Africa quante genti erano atte a portar spada e lancia; l'altro, d'aver spinta la Spagna inante a destruzion del bel regno di Francia. E così Orlando arrivò quivi a punto: ma tosto si pentì d'esservi giunto: 7 Che vi fu tolta la sua donna poi: ecco il giudicio uman come spesso erra!