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Aggiornato: 16 giugno 2025
A mezzo l'autunno mi venne in mente di comporre un romanzo. All'idillio non pensavo più, tra per l'essermi stato suggerito dall'altra signora, tra perchè trovandomi la testa piena di motivi non solamente patetici ma anche comici, il verso m'avrebbe fatto impedimento. Ne scrissi subito a Violet; le scrissi, mano a mano, le prime idee confuse che mi vennero e tutti i pentimenti per cui passarono, le ritrassi le figure vere da cui volevo prendere i miei personaggi. Oggi pensavo un modo di aggruppare e di sciogliere i nodi della azione, domani ne pensavo un altro. Le scrivevo tutto. Sapevo di guastare così l'effetto futuro del libro sopra di lei, ed ero appunto felice di sacrificare una soddisfazione perchè ella sapesse tutto tutto dell'anima mia, i miei tentennamenti, le aridit
Di questi il primo, nato di gran legnaggio, nella terra di Scalea in Calabria , imparentato colla siciliana famiglia de' conti d'Amico, e signor di feudi in Sicilia e in Calabria , venuto era fanciullo seguendo la regina Costanza, con madonna Bella madre sua, nutrice della reina; e a corte d'Aragona si era educato nelle armi e nelle astuzie. Pietro molto amore gli pose; il fe' cavaliere con Corrado Lancia, giovanetto congiunto della reina; e una sorella di Corrado a Ruggiero sposò. I due cognati prestantissimi si fecero in armi: e avvenne che Corrado, pria dell'altro che tanto dovea vantaggiarlo di gloria, ebbe nome, e segnalossi capitan di navi catalane, in fatti audacissimi sopra Saraceni . Giovanni di Procida per altra via più combattuta venne in grazia al re d'Aragona. Nacque costui, o fu allevato in Salerno; ebbe alto stato appo l'imperator Federigo e Manfredi, e oltre il feudo di Procida molti beni allodiali in Salerno; fu medico assai riputato ; e tradusse dal greco in latino, o compilò in latino, le massime di filosofia morale degli antichi sapienti . Narrano alcuni, a ringrandir Giovanni e rendere più patetici i suoi casi, che volontario ivane in bando, trafitto di mortal rancore perchè uomini francesi per violenza contaminasser la moglie e la figliuola di lui, uccidessero il figlio che difendeale; e di tanto misfatto negassegli giustizia il re . Ma non sì drammatico appar questo esilio dai documenti, che attestan Giovanni fatto ribelle innanzi il milledugentosettanta, probabilmente per la guerra di Corradino, e se gittan qualche barlume su i suoi domestici torti, dan luogo a tal sospetto più tosto dopo l'esilio che innanzi . Come noto nella corte di Manfredi, Giovanni cercò asilo appo la reina Costanza in Aragona; ov'ebbe da Pietro le signorie di Luxen, Benizzano, e Palma; cortigiano suo fidatissimo divenne, e consigliere : ch'uomo fu di molta saviezza e dottrina, aguzzato anco la mente da un intenso odio, e dalle aspre sue vicende ammaestrato a maneggiare questi sì vari e sfuggevoli animi degli uomini. Quegli usciti, dall'amaro soggiorno in corte straniera non volgendo altro nell'animo che la patria loro e la vendetta contro quella rea mano che li cacciò, forte stigavano il re. Tritavan insieme con esso le condizioni delle cose; la mala contentezza de' popoli in Sicilia e Puglia; la tirannide stolta di Carlo; i disegni del papa; i timori del Paleologo: aver questi oro e non armi; Aragona il contrario; Roma saette d'altra tempra: s'accozzerebber pure; battesse l'ali questo Carlo, gli aggiusterebbero il colpo. E spiavan, vegliavano; ad ogni nuovo eccesso di Carlo, spuntava nel cupo consiglio d'Aragona un sorriso . Memorabil epoca in cui i quattro principi che tenean la più parte delle regioni europee bagnate dal Mediterraneo, furono ad un medesimo tempo di gran valore, e di grandi vizi, degni se non di lode, certo di fama. In Oriente il Paleologo, usurpatore, ma ristorator d'un impero, fraudolento più che forte, tremava di re Carlo. Questi agognando a tal vastit
Qualche volta alzando gli occhi alle stelle, sospirava: qualche altra li teneva per alcun tempo coperti, poi più fisi gl'intendeva, se mai in quel mezzo fosse comparso l'atteso: anche qualche canzone intonava, d'aria placida e malinconica, che lene lene si perdeva tra i patetici silenzj della notte, e si mescolava al fiottare lontano dell'onda, che frangeva al primo margine del lago sottoposto.
Abbiamo infatti lodate operette che trattano di viaggi, di avventure fantastiche, di azienda domestica, di nozioni scientifiche; abbiamo succosi compendi di geografia, di storia patria, di aritmetica ragionata: abbiamo racconti patetici dove il sentimento si leva fin quasi alla lirica; ne abbiamo altri in cui è dimostrato, una volta di più quanto sia facile e breve il passo dal ridere al deridere.
La polifonia delle campane che si moltiplicano prodigiosamente cresce, si gonfia fondendo insieme tutte le stranezze e tutti i languori nostalgici di quei suoni patetici.
Altre, di te più caute, Si ribellano al mondo E, odïandoli, agli uomini Fanno il viso giocondo; Ed, ingannate, ingannano; E rubano, baciando; E ridono, sputando In fronte ai derubati! Innanzi a lor si inchinano Gli sciocchi riverenti, E i poeti le ragliano Con patetici accenti, E le madri del popolo, Che soffrono la fame, Alle fanciulle grame Le citano a modello!
Al nostro giovine amico, che con tanta divozione classica percorreva quei luoghi, facendo sostare ad ogni tratto la scorta, parve di riconoscere un po' sopra a certe fontane il luogo delle porte Scee, donde Ettore aveva preso dalla sua Andromaca e dal figliuoletto Astianatte i patetici congedi cantati divinamente da Omero; e lì presso, il luogo del muro alto, dalla cui sommit
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