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Aggiornato: 25 giugno 2025


Dolce amor, dolce musa: e non vaneggio; non è 'l mio sogno; no, che viva e vera ti veggio alma mia diva; e tal ti scorgo qual ti scorgono e Febo e tue sorelle a l'onde di Permesso; e qual ti scorge la sorella di Febo entro al suo giro. Quant'è la gioia mia?

Evvia!.... Sorridi!.... Il fascino Della verace Musa Venne a guarir l'insania Della mia mente ottusa! E da quel giorno, libero Da ogni dubbio codardo, Contro i melensi e gli Arcadi Io sursi più gagliardo! E il temerario oltraggio Come una celia accolsi, E l'amarezza inutile Nella risata io sciolsi; E i profili ridicoli Di grotteschi figuri Della mia stanza vennero A popolare i muri.

"Tu della Musa ti lagni, il ciglio "Ancor molle hai di pianto.... "Ed hai crëato un canto! Luglio 1875. Oh!... Il bel tempo dei miracoli, Dei giulivi menestrelli, Delle fate, degli spiriti E dei magici castelli! Oh! il bel tempo dei pigmei, Delle imprese e dei tornei!

"Ed or ch'io chieggo un verso, una melòde; "Or che una sete mi esagita e rode "Di profumi e di cantici, "Non una lieta immagin mi consola, "E invano alla mia Musa una parola "Io chieggo in elemosina!

Era bella; di quella bellezza fantastica che i poeti, eterni ed ingenui sognatori, hanno immaginato per ingemmare la fronte della Musa. Posi il mio labbro presso al suo labbro, rattenendo il respiro per non destarla.

Cantastorie e figurinai giravano pei villaggi celebrando la magnificenza dell'impero; e riportava dovunque un gran successo la poesia sublime di quella canzone da organetto, che dobbiamo alla musa di Emilio Girardin: Si vous voulez un bon, Prenez Napoléon!

la profonda dolcezza entro la rima sottilemente infusa io vi rendo. Gioite voi. Ma, prima, Isaotta, la Musa, quella ch'io più cantai, con un baleno tra i cigli e con protese le bellissime braccia, offre il suo seno, come Giulia Farnese. Ella apparve. Buon , messer cantore! disse ridendo con gentile volto. Disegno di ALFREDO RICCI.

XIX. A Ridolfo Baglioni Signore in cui valore e cortesia giostrano insieme ognor tanto ugualmente, che discerner non puote umana mente, di qual di lor più la vittoria sia; mia fredda Musa a voi gi

così nel fiammeggiar del folgór santo, a ch’io mi volsi, conobbi la voglia in lui di ragionarmi ancora alquanto. El cominciò: «In questa quinta soglia de l’albero che vive de la cima e frutta sempre e mai non perde foglia, spiriti son beati, che giù, prima che venissero al ciel, fuor di gran voce, ch’ogne musa ne sarebbe opima.

Or che l'orgoglio è pago e che le strette Corser dei fidi amici e alfin respira La bella, che ti spinse alle vendette, Or che pende la spada e cessa l'ira, Che a te discende per antica vena, E rossa la tua gloria il mondo gira, A te vien la mia Musa e una serena Notte invoca di stelle all'agitato Spirto sfuggito agli aspri colpi appena.

Parola Del Giorno

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