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Il waltzer fa comprendere ciò che è la donna disse milord: esso fa della vertigine un piacere di dei. Anche quando quella donna pesa una tonnellata e mezzo, come madamigella di Paray, che balla con mio cugino? Quel povero Adriano respira come una foca. Siete voi ben sicura che egli ansi, madama?

È partito Ciriaco? , signore. A piedi? No, signore; in calesse. Federico sopraggiunse, ansante. Che è accaduto? Gridò mia madre, sempre curva su la culla: Il bambino muore! Federico accorse, guardò. Soffoca egli disse. Non vedete? Non respira più. E afferrò il bambino, lo tolse dalla culla, lo sollevò, lo scosse. No, no! Che fai? Tu l'uccidi gridò mia madre.

Come poi il vecchio sará morto, vi sposarete con i legitimi modi. EROTICO. Ah, ah, ah, come si può trovar il piú bel caso, e da ridere? ATTILIO. E da rider, sempre che ce ne ricordaremo. Giá il cuor, ch'era sepolto nella disperazione, comincia a ravvivarsi nella speranza. EROTICO. Ed il mio respira, ch'era giá morto nell'angoscia; e giá spero posseder la mia Sulpizia.

Si avvicina austero e minaccioso alla troppo civetta Dama mitragliatrice che schiamazza, sbraita sempre più contro i suoi corteggiatori della valle. La bella Dama d'acciaio respira golosamente l'eccitante miscela degli odori notturni: vaniglia, violette, acacie e menta selvaggia, tutti pepati dall'odore aspro dominatore della balistite.

Dopo tutto questo viene fatto di dimandare come mai un popolo tanto infatuato della musica, da averne bisogno, sto per dire, come dell'aria che respira, non abbia dato all'arte alcun grande maestro. Gli Spagnuoli non se ne sanno dar pace!

E Codro: ecco ei respira; abbia conforto, A lui medica man non venga meno: Fia forse alla sua vita alcun riparo. E sulle braccia il grave peso alzaroMa forse nel MS. presentato dal Poeta al Duca il dialogo degli scudieri sar

È morto? È morto? gridava mia madre, non udendo più il rantolo, vedendo apparire intorno al naso un lividore. No, no; respira. Avevano accesa una candela; e la reggeva una delle donne; e la fiammella gialla oscillava a piè della culla. Mia madre subitamente scopriva il corpicciuolo per palparlo. È freddo, tutto freddo! Le gambe s'erano affloscite, i piedini erano diventati paonazzi.

Però se non respira con quel fiato sa di quel mele di Atene o di Roma, iscusatela, ché a tutti non è lecito di andare a Corinto.

Con una emozione sempre identica, l'anima trattiene il fiato, trema un poco, supplica di essere calmata e respira infine ampiamente quando l'ondata delle parole ricade, con la sua punteggiatura di ghiaia e la sua eco finale.

Io e mio fratello trasportavamo la culla che pareva una bara. Ma alla luce lo spettacolo era più atroce: a quella fredda luce candida della neve diffusa. E mia madre: Ecco muore! Vedete, vedete: muore! Sentite: non ha più polso. E il medico: No, no. Respira. Finché c'è fiato, c'è speranza. Coraggio! E introduceva tra le labbra livide del morente un cucchiaino d'etere.