United States or Slovenia ? Vote for the TOP Country of the Week !


Bisogna anche aggiungere che il conte temeva che al momento supremo, dinanzi alla Corte, la bella guantaia facesse qualche imprevista rivelazione. E sebbene egli pensasse che distrutte quelle carte non aveva più nulla a temere, pure non si sentiva tranquillo, ed al lividore del viso, aggiungeva un'inquietudine nervosa, che gli faceva in certi istanti fin battere i denti...

, tu sei alquanto smorto, e sotto gli occhi hai un certo lividore.... ti sentiresti male? No in verit

Egli si premè tra le mani la fronte scottante; poi, levatosi, si appressò al finestrino, col petto oppresso, il respiro mozzato dall'aria ormai greve della cabina, avido di ristorarsi al soffio della notte. Restò invaso dallo stupore alzando la tenda: albeggiava, il cielo impallidiva sulla terra ancora avvolta nell'ombra, le masse vegetali si profilavano dense e nere sul lividore dell'orizzonte. Oltre la linea della siepe fuggente e stormente al soffio impetuoso prodotto dalla corsa del treno, i campi rigati dai solchi delle piantagioni, pezzati dalle culture, divisi dai fossi; i casolari vigilati dagli alberi d'alto fusto, nel mezzo dei chiusi, dormivano ancora, parevano abbandonati, deserti, senza forme viventi, senza chiarori alle finestre, senza fumi ai comignoli: solo nelle profondit

Voglio vedere mio padre, parlar solo con lui esclamò andate a chiamarlo. Il conte non tardò a comparire. Benchè cercasse sorridere, il suo volto aveva un lividore di morte. Che desideri, mia cara? disse accostandosi al letto. Voglio che tu mi prometta di ricercare la fanciulla che un giorno abbandonasti, disse la giovane donna, con estrema emozione, fissandolo intensamente negli occhi.

L'offeso, pieno di sdegno, gettato lo scudo, afferrata la spada a due mani, percosse su la testa dello Stendardo; questi, che stava troppo bene su la guardia, fu presto a ricoprirsi il capo dello scudo; la spada cade, taglia lo scudo, il cimiero, l'elmo, e forse gli avrebbe diviso la testa, se non che il ferro col quale era fissata nell'elsa, si torce, e però la sua forza cessava sopra la cuffia di ferro: il feritore vedendo il nemico stordito, senza porre tempo tra mezzo, gli si spinge addosso, afferra con la manca la sua destra, e così forte gli contorce le ossa, che mandarono uno scricchiolare, come se fossero stritolate; lo Stendardo dal gran dolore rinviene, e lascia andare lo stocco; il Cavaliere del fulmine si avanza con la sua gamba destra tra le gambe dell'avversario, e con la mano tuttavia armata dell'elsa, di tanto grave punzone lo pesta nella visiera, che senza pure aver tempo d'invocare i Santi, di nuovo spasimato lo rovescia sul terreno; il feritore seguendo la sua vittoria trae il pugnale, si china, gli taglia il cuoio della visiera, e gli grida che si renda; nessuna risposta: lo Stendardo aveva la faccia piena di morte; su la bocca, e sul naso una spuma sanguinosa, intorno gli occhi un lividore quasi nero; ben fu due e tre volte tentato il Cavaliere del fulmine di conficcargli la lama del pugnale nella gola, e l'alzò, ma poi, come sdegnoso di tale atto, che il costume del tempo non considerava per vile, gli prese la spada, e lo lasciò privo di sentimento sul campo.

Camminai a passi rapidi su e giù per lo spiazzo, sperando di domare il tremore convulso, il freddo acuto che mi penetrava le ossa, le contratture che mi serravano lo stomaco vacuo. Era un crepuscolo glaciale, polito, quasi direi tagliente. Un lividore verdastro si dilatava su l'orizzonte lontano, in fondo alla valle plumbea ove s'internava l'Assoro tortuoso. Il fiume luccicava, solo.

Ma di momento in momento il lavoro riusciva più difficile; la furia del mare era spaventosa, sul gran lividore delle acque correvano, come bagliori fosforici, le spume squassate e dissolte in nembi di pulviscolo; la prora s'affondava più basso, le masse d'acqua franavano da più alto.

È morto? È morto? gridava mia madre, non udendo più il rantolo, vedendo apparire intorno al naso un lividore. No, no; respira. Avevano accesa una candela; e la reggeva una delle donne; e la fiammella gialla oscillava a piè della culla. Mia madre subitamente scopriva il corpicciuolo per palparlo. È freddo, tutto freddo! Le gambe s'erano affloscite, i piedini erano diventati paonazzi.

Di repente sul volto di Drollino si operò un mutamento. I tratti s'affilarono, informandosi sulle ossa, che parvero avanzarsi sotto la pelle e sporgersi con un più marcato rilievo. Il volto assunse una tinta grigiastra, d'una trasparenza perlacea, e sotto alla quale s'accusava, sotto un lividore quasi violaceo, il colore di un frutto troppo maturo che, toccato, si ammacca.

I capelli delle tempie erano quasi tutti incanutiti; sul viso scarnito e soffuso d'un lividore malsano le occhiaie si erano gonfiate d'umore, come negl'infermi di nefrite; i solchi delle rughe erano più profondi, le vene temporali più turgide e serpiginose. Bisognava domandargli: «Soffri?