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Aggiornato: 13 luglio 2025


Che dite, contessa? domandò il De Wincsel, udendo il suono, ma non cogliendo il senso delle parole. Nulla, barone. Guardavo una ragazza, che il Landi mi diceva tanto bella. Dove? Laggiù, al numero quindici. Ma ora non è più in vista. Voi per altro non avete perduto nulla. È un tipo di contadina. Sapete bene, contessa, susurrò in tono di madrigale il De Wincsel, che io non me ne lagnerò.

«Andai verso il tocco (proseguiva lo scrivente) dalla nota persona, cioè quando mi fui accertato che era sola in casa, e domandai di parlarle, perchè avevo da consegnarle un libro. La cameriera mi disse che la signora non riceveva. Io allora diedi il libro, accennando che venivo da accompagnare V. S. e che desideravo anche di portarle i suoi saluti, insieme con una sua lettera, per una certa commissione, che non sapevo qual fosse, ma che credevo importantissima, per il modo con cui mi era stata raccomandata da lei la massima sollecitudine. Con questo mezzo, dopo due andate e ritorni della cameriera, potei essere ammesso alla presenza della signora; anzi fu lei stessa che si degnò di venire in anticamera. Consegnai la lettera, ed ella, dopo aver data una scorsa allo scritto, mi disse: Grazie; sta bene. Domandai se avesse niente da comandarmi, e mi rispose di no. Mi arrischiai a dirle (scusi se in questo ho arbitrato da me) che avrei trovato il modo di far giungere a V. S. lettere, carte ed altro che mi fosse consegnato; ma ella non mostrò di gradire l'offerta. Avrò fatto male, e gliene chiedo scusa, signor padrone; ma la mia intenzione era di far bene per il suo servizio. Ora, se debbo dirle tutto quello che penso, mi pare che la sua condanna al confine abbia raffreddato molte persone, di quelle che V. S. credeva più amiche, o con le quali andava più spesso. Il conte Nerazzi, per esempio, il marchese Landi, quando ho dato loro un cenno del suo viaggio, mi hanno risposto con un semplice monosillabo. Sar

Buonvicino dei Landi, famiglia principalissima di Piacenza, da giovinetto era stato posto in Bologna agli studj, cui con fervore si dirizzava la gioventù della risorta Italia, trovando in essi un'altra via per salire col

Quella volta il marchese Landi fu per andarsene davvero; ma anche stando in piedi volle rimanere un istante, per sentire le novelle del messaggero. Nunzio, che rechi? diss'egli con piglio alfieresco al nuovo venuto. Ho trovato, finalmente; rispose il Lesarini. Ho faticato un pochino, chiedendo di qua e di l

I più furbi, i più sottili, argomentavano che lasciasse così libera la figlia, perchè amava sempre la madre. Ma poteva reggere, quella supposizione? E il marchesino Landi che gli era succeduto? e sua Eccellenza il ministro di Stato, che era succeduto a tutt'e due? Del resto, il conte Gino si vedeva poco nel salotto della marchesa Polissena; pochi minuti nel suo palchetto a teatro, e a passeggio mai. Anche quella supposizione fu dunque abbandonata. Che altro pensare dei fatti suoi? Un osservatore moralista sentenziò brevemente: È la penitenza. Casa Malatesti avr

Ritornando al paragone fra i due supposti pretendenti, il Landi era di più antica nobilt

Chiunque sia, è molto bella; conchiuse Emilio Landi. Vi pare? disse Elena, che non voleva persuadersene. Ma gi

Gino aveva preso il cannocchiale, ma lo lasciò tosto cadere, e fu bene che il Landi non lo avesse ancora abbandonato del tutto, se no, povera madreperla, e povere lenti! Guardava frattanto, il povero Gino, guardava l

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