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Aggiornato: 13 luglio 2025
Quando si scopre qualche cosa, ci si stropiccia le mani e si ride. Nel caso di Gino Malatesti, la risatina indicava ancora che egli non era solamente felice di avere scoperto un segreto, ma anche perfettamente guarito dell'amor suo per la bionda marchesa. Infine, diss'egli, conchiudendo lo studio, sia Landi, Nerazzi, e magari tutt'e due, che importa a me? Buona fortuna, signori! Capitolo IX.
Ah sì! diss'egli di rimando. I riguardi, le apparenze, le convenienze sociali volevano che voi andaste ai bagni di Lucca, accompagnata da Emilio Landi. Ma non vi biasimo, badate; un cuore guarito non sente più certi dolori, e il mio amor proprio aveva ceduto in tempo ai consigli della ragione. È quasi ridicolo, per non dir peggio, che io parli ora a voi, mia suocera, di queste ragazzate del tempo antico. Ho infine accettata la legge vostra; sono passato sotto il giogo, come un vinto; che cosa volete di più? Sono un marito esemplare, gi
Gira rigira, la batteva tra due: il conte Nerazzi e il marchese Landi; ambedue amici suoi, belli senza eccesso, non sciocchi a prima vista, ma neanche spiritosi. Dei immortali! Anche noiosi la parte loro, con quel fare compassato, e con la cura astuta che mettevano a nascondere, facendola spiccar meglio, una piccola vittoria, o a darsi merito di non averne ottenuta mai una. Ma sono questi gli uomini che piacciono. «Ebbene, Landi, qual è oggi la dea dei vostri pensieri? Signora, non c'è dea, per me, e dubito perfino di aver dei pensieri. Ah, molto spiritoso, ed anche discreto; due cose che ordinariamente non vanno molto d'accordo. Ve ne faccio i miei complimenti. E voi, Landi, non amate? No, signora; il mio giorno non è ancora venuto. Come! C'è un giorno ed un'ora da aspettare? Sì, il giorno e l'ora del nostro destino. Se amerò, non amerò leggermente. È giusto e vi lodo. Fossero tutti come voi!» E la dama galante che ha fatta questa scoperta, la mette bravamente in serbo. Avr
Emilio Landi era entrato allora allora nel palco, e prendeva, di rincontro alla signora, il posto d'onore che l'altro personaggio gli aveva ceduto, mettendosi con discreta familiarit
Vedete, Emilio? esclamò la contessa, rivolgendosi al Landi. Mio marito va a far visite, e non sa nemmeno di che cosa gli abbiano parlato. Il conte Gino si seccava, e sorrideva tacitamente, a labbra chiuse, come l'uomo che si secca. A levarlo di pena giunse il vecchio Lesarini, glorioso e trionfante.
A Calatafimi il generale Landi disponeva di 8 mila uomini di ogni arma; cavalleria, artiglieria, fanteria e cacciatori. Garibaldi aveva il comando di appena 1600 uomini con cattivi fucili, meno le 100 carabine, che erano in mano ai genovesi; e dei 1600 uomini non tutti entrarono in battaglia. Il nemico era postato sopra una collina, la quale chiamasi il pianto dei Romani.
Il terz'atto dell'opera era finito, e il marchese Landi si alzava gi
Vedete mio marito; disse dopo qualche minuto la contessa Elena. È capace di dormire. Non dormo; riprese Gino; ascolto ciò che dite voi altri. Ecco, se dovessi dire, non ne hai proprio l'aria; osservò Emilio Landi, mettendosi galantemente dalla parte della signora. Se almeno tu volessi raccontarci le visite che hai fatte! ripigliò la contessa. Mi avrai veduto; rispose Gino. Sono stato da mamma....
Il De Wincsel guardava e sospirava. La contessa Elena credette conveniente di sviare con qualche discorso l'attenzione di Emilio Landi. Quanto al Lesarini, in verit
Che ve ne importa a voi, Landi? domandò la signora, dopo aver preso quell'atteggiamento lezioso. A me? moltissimo; rispose il giovanotto. Si gode tutti, alla vista di un bel fiore, o di un bel frutto dorato. Sia pure nell'orto delle Esperidi, e custodito da un drago, è gi
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