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²⁴¹ P. Gambacurta, De Immunitate Ecclesiarum in constitutionem Gregorii XIV, P.M., Libri octo. Lugduni, 1622.

sempre con l'arte sua la fara` trista; e se non fosse che 'n sul passo d'Arno rimane ancor di lui alcuna vista, que' cittadin che poi la rifondarno sovra 'l cener che d'Attila rimase, avrebber fatto lavorare indarno. Io fei gibbetto a me de le mie case>>. Inferno: Canto XIV Poi che la carita` del natio loco mi strinse, raunai le fronde sparte, e rende'le a colui, ch'era gia` fioco.

Ma, finita la benedizione, il maggiore Brissac racconta arditamente al re la prova diabolica a cui aveva sottoposta la devozione delle signore. Luigi XIV, che ama il Brissac, finisce col ridere; ridono i signori del seguito, e ride, a farla breve, tutta la corte. Non le dame, intendiamoci.

Ma l'Olanda fece ben più che difendersi dall'acqua, se ne impadronì. L'acqua era il suo flagello, ne fece la sua difesa. Se un esercito straniero invade il suo territorio, essa apre le dighe e scatena il mare ed i fiumi, come li scatenò contro i Romani, contro gli Spagnuoli, contro l'esercito di Luigi XIV, e difende le citt

Luigi XIV, fin da allora, aveva compreso l'importanza dell'Egitto rispetto al dominio del Mediterraneo e al commercio con l'India, e aveva porto ascolto alle geniali fantasie egiziane del nostro Leibnitz. La spedizione compiuta dal genio di Bonaparte aveva, in seguito, fatto più caro il paese a ogni cuore di Francia.

Voi mi vedete occupato disse Luigi XIV ai gentiluomini che erano venuti ad assistere alla sua colazione, voi mi vedete occupato a far mangiare il nostro Molière, che ai miei valletti di camera non sembra una compagnia abbastanza buona per loro.

Non creda donna Berta e ser Martino, per vedere un furare, altro offerere, vederli dentro al consiglio divino; ché quel può surgere, e quel può cadere». Paradiso · Canto XIV Dal centro al cerchio, e dal cerchio al centro movesi l’acqua in un ritondo vaso, secondo ch’è percosso fuori o dentro: ne la mia mente sùbito caso questo ch’io dico, come si tacque la glorïosa vita di Tommaso,

· Proemio · I Il castel di Vergiole · II I Bianchi e i Neri · III Fiori e armi · IV Amore e danze · V Consiglio e difesa · VI L’assedio · VII La repulsa e i fuorusciti · VIII Un primo scontro · IX Il Castel di Damiata · X Valore infelice · XI Fermezza a resistere · XII I funerali · XIII La resa · XIV L’esilio · XV Il ritorno dello scudiero alla casa paterna · XVI I castelli di Piteccio e della Sambuca · XVII L’ambasceria · XVIII L’addio · XIX Le insidie · XX Il Romeo · XXI I contrabbandieri · XXII Il tradimento · XXIII I tristi presagi · XXIV Le rivelazioni · XXV La morte · XXVI Doloroso passaggio dell’Appennino · Conclusione

Non vi parlo dei matrimonii principeschi e regali che vi furono celebrati; penso alla burletta del Brissac e non resisto alla tentazione di raccontarvela. Luigi XIV, diventando vecchio, s'era fatto eremita; ogni giovedì ed ogni domenica andava in cappella, anche di sera, e voleva che tutti ci andassero.

Vive ancora qui la maledizione delle terribili crociate contro gli Albigesi, gli Ugonotti, delle guerre delle Cevenne, delle conversioni tentate da Ludovico XIV per mezzo dei suoi dragoni. Quasi si direbbe che le citt