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Venuto a opra di montagna dalle parti del Castel di Sambuca con una trentina di lavoranti, come s’era fatto loro capoccia, anche sul lavoro come tale lo confermarono, perchè si avvidero che su di essi nissun più di lui ce la poteva.

Arnaldo di Pelagrua francese, cardinale di Santa Maria in Porto, nel tempo di che discorriamo risedeva come legato pontificio in Bologna. Il capitan Vergiolesi vedevasi tuttodì minacciato da lui, e da quel Comune che parteggiava pe’ Guelfi Neri, d’assediargli il castello. La somma delle ragioni era quella del diritto di conquista, contro l’avverso partito; del più forte contro il debole. Le milizie di Bologna si erano infatti avanzate verso il confine di quel territorio vicinissimo della Sambuca. Allora sorse nell’animo del capitano di mandar di nascosto il suo consanguineo Lando de’ Vergiolesi, sotto nome di ambasciatore del vescovo di Pistoia, a papa Clemente in Avignone, acciocchè e’ comandasse che i Bolognesi desistessero dalle ingiuste pretese. Ma il papa, sospettando del vero, richiese a Lando il mandato del vescovo. Or come questo non era che uno di quelli strattagemmi tentato altre volte, trattandosi di possesso gi

¹³⁶ Provviste del Senato, a. 1785-86, p. 372. Ed è notevole anche questo: che come nel sovrano dispaccio pel monumento era Segretario di Stato e di Casa Reale un siciliano, il Marchese della Sambuca, sceso indi a non molto dall’alto seggio in cui avea dominato potente¹³⁷, così nell’altra contro gl’innocui medaglioni era Ministro (di Giustizia e di Affari ecclesiastici) altro siciliano, Marchese anche lui, ma non del valore del primo, il De Marco, vanit

Perocchè fosse per questa valle della Limentra cui il castello sovrasta, l’antica via che collegava l’Etruria centrale alla circompadana; e sempre nel medio evo era il sentiero più frequentato per passar dalla Toscana nell’antica Gallia cisalpina, detta poi Lombardia. Il Castel di Sambuca, con Pavana e il Castel di Piteccio, fino dal mille l’ebbero in feudo i vescovi di Pistoia.

Poggia il castello della Sambuca sopra un gran monte a forma di cono, i cui fianchi son vestiti di radi castagni, e la parte di levante, che alle falde è bagnata dal fiumicello Limentra, è quasi che nuda, aspra, e a filoni di pietra a grandi strati paralleli su su fino al vertice. I valloni della Limentra son ricoperti dovunque dell’arenaria argillosa che s’alterna con lo schisto marnoso. Vi si rinvengono molti cristalli di monte. Solo qua e l

47 Norandino ubidisce; ed alla buca de la spelonca ad aspettar si mette, acciò col gregge dentro si conduca; e fin a sera disiando stette. Ode la sera il suon de la sambuca, con che 'nvita a lassar l'umide erbette, e ritornar le pecore all'albergo il fier pastor che lor venìa da tergo.

Questo voi direte, messer l’ambasciatore, al cardinale Arnaldo di Pelagrua; e che, se egli il castel di Sambuca per violenza il vorr

Non appena il capitano ne fu informato, che descrisse loro per lettere la via da seguire; e promise che al castello di Treppio avrebber trovato un suo messo per guidarli sicuri in Sambuca.

· Proemio · I Il castel di Vergiole · II I Bianchi e i Neri · III Fiori e armi · IV Amore e danze · V Consiglio e difesa · VI L’assedio · VII La repulsa e i fuorusciti · VIII Un primo scontro · IX Il Castel di Damiata · X Valore infelice · XI Fermezza a resistere · XII I funerali · XIII La resa · XIV L’esilio · XV Il ritorno dello scudiero alla casa paterna · XVI I castelli di Piteccio e della Sambuca · XVII L’ambasceria · XVIII L’addio · XIX Le insidie · XX Il Romeo · XXI I contrabbandieri · XXII Il tradimento · XXIII I tristi presagi · XXIV Le rivelazioni · XXV La morte · XXVI Doloroso passaggio dell’Appennino · Conclusione