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E dopo, a che sarei ritornato? Vi avrei certamente trovata maritata.... Ora ciò che sopratutto mi preme dirvi, gli è che, sino all'arrivo del conte di San Giorgio a Milano, io ignorai la mia origine, e che non sapevo esser voi la moglie del duca dell'Isola, perchè altrimenti mai io avrei consentito a reclamare, quantunque mio padre me lo comandasse in una sua memoria.... Mi sarei ucciso prima!... Oh ditemi che neppure un istante mi credeste capace di tale vilt

La Lega, se aveva in alcun pregio l'amicizia dei Doria, comandasse la restituzione del maltolto; se no, sarebbero stati costretti i Doria a procacciar l'utile proprio e dare orecchio a' nemici dei Carretti, che fino a quel punto non aveano voluto ascoltare.

Ecco in che consisteva la cosa. Aveva egli spedite secretamente due ambasciate, l'una a Francesco I re di Francia, l'altra a Carlo V imperatore, all'uno per invitarlo a scendere in Italia e impossessarsi del Milanese, al che sapeva quanto caldamente aspirasse, colla promessa d'aprirgli un passaggio sicuro e secondarne le armi, purchè mandasse una parte dell'esercito a soggiogare i Grigioni; all'altro coll'offerta di cedere la Brianza, di non più molestare il Ducato, e tenere Musso e il paese circonvicino in suo nome, a condizione che lo investisse dei titoli imperiali di Signoria, e comandasse la pace al Duca ed agli Svizzeri.

Clemente vestiva la mezzetta di velluto sanguigno ornata di ermellino, e il roccetto di trina finissima; il cappuccio pur di velluto rosso; la toga, le calze e le scarpe di seta bianca, e sopra queste ricamata la croce di oro. La luce dei doppieri spandendosi su la parte inferiore del capo del Pontefice metteva in rilievo un piede del servo dei servi, che, posato superbamente sul pulvinare di velluto vermiglio ornato di gallone e di nappe di oro, sembrava che comandasse a chiunque si accostava: baciami. Il giudice Moscati era troppo buon cattolico per non sentire cotesta voce; e comecchè per gli anni male egli si tenesse fermo su la persona, la vanit

Desiderosi d'ingraziarsi un uomo autorevole come Varedo, i Feana si misero subito a disposizione di Diana, che per le occupazioni di Alberto restava sola la maggior parte della giornata. Comandasse liberamente, in qualunque cosa potesse occorrerle; scendesse da loro di mattina, di sera, senza cerimonie, ogni volta che desiderava avere qualche notizia o scambiar qualche parola. O se preferiva che salissero essi da lei non aveva che da chiamarli; o l'una o l'altra delle sorelle, o tutt'e due insieme sarebbero venute col loro lavoro. Così, pure approfittando con parsimonia delle larghissime offerte, Diana era entrata presto nelle confidenze de' suoi padroni di casa. L'enciclopedico signor Giacinto le parlava delle sue cure di pater familias, della responsabilit

Arnaldo di Pelagrua francese, cardinale di Santa Maria in Porto, nel tempo di che discorriamo risedeva come legato pontificio in Bologna. Il capitan Vergiolesi vedevasi tuttodì minacciato da lui, e da quel Comune che parteggiava pe’ Guelfi Neri, d’assediargli il castello. La somma delle ragioni era quella del diritto di conquista, contro l’avverso partito; del più forte contro il debole. Le milizie di Bologna si erano infatti avanzate verso il confine di quel territorio vicinissimo della Sambuca. Allora sorse nell’animo del capitano di mandar di nascosto il suo consanguineo Lando de’ Vergiolesi, sotto nome di ambasciatore del vescovo di Pistoia, a papa Clemente in Avignone, acciocchè e’ comandasse che i Bolognesi desistessero dalle ingiuste pretese. Ma il papa, sospettando del vero, richiese a Lando il mandato del vescovo. Or come questo non era che uno di quelli strattagemmi tentato altre volte, trattandosi di possesso gi

E giá mille altri han lasciato l'impresa, sol per esser la madre quel ch'ella è. Potria forse anco star; ché non è 'l primo miracol ch'abbia fatto, a' miei , l'oro. Ma non voglio che mai per mezzo mio faccia tal roffiania. TIMARO. Farei ancor peggio, per il padron, pur ch'ei mel comandasse. Che ne puoi perder tu? SIRO. Quello c'ho al mondo, servendo un fuor di senno e disperato. Ma ascolta.

Il Burigozzo troncò allora a mezzo la parola che stava per uscirgli di bocca, e non lasciò che il caporale svizzero comandasse una seconda volta. Così, dopo avergli messa innanzi una panciuta damigiana, non fu contento finchè non ebbe fatta anche a lui la sua interrogazione.

Noi i quali non sappiamo far altro che copiare, o raffazzonare in altre guise ciò che è in noi o si specchia in noi, non possiamo di certo aver tratto una forma nuova, assoluta, da ciò che è relativo; mai potremmo far sorgere ad esemplare della vita quello che in noi non esistesse e non comandasse dapprima. Esiste, sorride a noi l’esemplare della virtù; essa dunque non è una nostra finzione.

Condizioni così semplici sono veramente patriarcali; ma esse sembrano fatte a posta per nascondere stato e condizioni di cose insopportabili. L’alunno accolto in bottega ed ospitato in casa facea parte della famiglia del maestro, ma non come figlio, bensì come picciotto, al quale non era fatica basso servizio che non si comandasse; e dove egli, per negligenza o per ottusit