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Miss Harrison le bisbigliò all'orecchio: Se non le dispiace, vado dalla piccina... Me ne intendo io di febbre... Diana fece un segno d'assenso e le strinse la mano con gratitudine. Or ora vengo. Molto opportunamente, i Feana pensarono di andarsene. Gi

Desidera un bicchier d'acqua? offerse Diana. La signora Daria protestò, prima con la mano, poi con la voce. No, grazie, signora Varedo, non ho bisogno di nulla. E rivolgendosi ai Feana soggiunse: Dio, che casi fate! Accennò a Bebè di avvicinarsi, l'aiutò ad arrampicarsele sulle ginocchia, la coperse di baci.

Intanto la signora Amalia s'era alzata in piedi pur essa, e la signora Daria aveva deposto Bebè per terra e pareva accingersi a seguir l'esempio de' suoi tutori. Loro poi non devono aver questa fretta disse Diana alle due sorelle. Non vanno mica all'ufficio, loro... Eh, cara signora replicò la Feana tre figliuoli maschi son peggio dell'ufficio. E soggiunse che aveva il bucato da rattoppare.

Nel pomeriggio, la bimba si mansuefece alquanto, e potè figurare con onore davanti ai Feana, venuti a portare i loro auguri e a ringraziar Diana dell'invito a pranzo. Venivano in pompa magna, marito, moglie e cognata sofferente, e oltre agli auguri, portavano fiori in quantit

Nel piano di sotto abitavano i padroni di casa, certi Feana, oriundi piemontesi, moglie e tre figliuoli, più una vedova sulla quarantina, che il signor Giacinto Feana chiamava sempre la cognata sofferente.

Così ragionava la signora Daria, quando non c'erano testimonî; ma in presenza dei Feana ella ripigliava la sua maschera d'impassibilit

Ma il signor Giacinto, stimolato dalla moglie, fu pronto alla riscossa. Le pare?... È il mio dovere insisteva Feana, sempre col braccio in arco. Noi scendiamo naturalmente. La nobile gara sarebbe durata a lungo senza il provvido intervento di Alberto Varedo, infastidito delle sciocche galanterie di Zonnini. Se resti mi fai un favore egli disse al collega. Ho bisogno di te.

I Feana uscirono sul pianerottolo per scambiar gli ultimi saluti coi Varedo che stavan per partire. Ma è una fuga disse il signor Giacinto. Si figuri ch'è proprio una fuga assentì l'onorevole. Diana s'è cacciata in capo l'idea che Bebè non possa rimettersi se non a Torino, e tant'è, la riaccompagno a Torino.

Miss Olivia fece un segno d'assenso. Squisiti questi tordi esclamò con un grido involontario dell'anima Giacinto Feana, ch'era un mangiatore coscienzioso e non si lasciava distrarre da questioni estranee alla tavola. Ma ne prenda ancora insistè Varedo il quale, dal canto suo, avrebbe desiderato troncare la discussione.

Un po' perchè i cavalli erano stanchi, un po' perchè le strade erano affollate, non si giunse a destinazione che cinque minuti prima delle sette e mezzo. I Feana avevano anticipato, e la cameriera li aveva fatti accomodare in salotto; Miss Olivia arrivò subito dopo, seguita a brevissimo intervallo dal professore e dall'onorevole Zonnini. A tavola, a tavola! disse Alberto a sua moglie.