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La prima volta che si desina in Olanda c'è una sorpresa curiosa al momento di pagare lo scotto. Io avevo fatto un desinare scarso per un batavo, ma per un italiano, abbondantino, e con quel che sapevo del gran caro d'ogni cosa in Olanda, m'aspettavo una di quelle sonate, alle quali, come dice Teofilo Gauthier, la sola risposta ragionevole da darsi è una pistolettata. Fui dunque gratamente meravigliato quando il cameriere mi disse che dovevo pagare quarante sous, e siccome nelle citt

Volete ora vedere come la penna realista di Teofilo Gautier, sempre così giusto osservatore, dipinge i pezzenti britannici? «Il popolo di Londra, ci dice l'illustre scrittore, si veste dal rigattiere, e di degradazione in degradazione il vestito del gentlemen finisce sulle spalle dello spazzafogne, ed i cappellini di raso della duchessa sulla testa d'una ignobile serva. Perfino in Saint-Gilles, in questo triste quartiere degli Irlandesi che in povert

«Saint-Gilles è a due passi da Oxford Street, da Piccadilly, dice ancora Teofilo Gautier, e questo contrasto si presenta senza alcuna gradazione. Voi passate senza transizione dalla più smagliante opulenza alla più squallida miseria.

Prima di uscir dalla Cattedrale bisogna farsi raccontare da un sagrestano la famosa leggenda di Papa-moscas. Papa-moscas è un fantoccio di grandezza naturale, posto nella cassa d'un orologio, al di sopra della porta, nell'interno della chiesa. Una volta, come i celebri fantocci dell'orologio di Venezia, al primo tocco delle ore, usciva fuori del suo nascondiglio, e ad ogni tocco gettava un grido e faceva un gesto stravagante, del che i fedeli pigliavano un grandissimo diletto, i ragazzi ridevano, le funzioni religiose erano turbate. Un vescovo severo, per metter fine allo scandalo, fece recider non so che nervi a Papa-moscas, e d'allora in poi egli rimase immobile e muto. Ma non per questo si cessò di parlar dei fatti suoi e a Burgos, e in tutta la Spagna, ed anche fuori di Spagna. Papa-moscas era una creatura di Enrico III; e di qui vien la sua grande importanza. La storia è assai curiosa. Enrico III, il re dalle avventure cavalleresche, che vendette un giorno il suo mantello per comprarsi da mangiare, soleva andar ogni giorno, incognito, a pregare nella Cattedrale. Una mattina i suoi occhi incontraron quelli d'una giovine donna che pregava dinanzi al sepolcro di Fernando Gonzales; gli sguardi, come direbbe Teofilo Gauthier, si annodarono; la giovine arrossì, il Re le tenne dietro quando uscì dalla chiesa, e l'accompagnò fino a casa. Per molti giorni, nello stesso luogo e all'ora medesima, si rividero, si guardarono, si manifestarono cogli sguardi e coi sorrisi la simpatia e l'amore; e sempre il Re seguitò fino a casa la donna, senza dirle una parola, e senza ch'ella mostrasse di desiderare che gliela dicesse. Una mattina, uscendo di chiesa, la bella sconosciuta lasciò cadere il fazzoletto; il Re lo raccolse, lo nascose in petto e le porse il suo. La donna, suffusa di rossore, lo prese, e asciugandosi le lagrime, disparve. Da quel giorno Don Enrico non la vide più. Un anno dopo, essendosi il Re smarrito in un bosco, fu assalito da sei lupi affamati; dopo una lunga lotta ne uccise tre colla spada, ma gi

CORONA. O smemorata me, ch'ora me lo ricordo! Ma dimmi: è di Teofilo? LIVIA. Non sai che solamente vi si fa menzione di Merlino, Limerno e Fúlica? CORONA. Troppo me lo ricordo! Ma che fusse di tuo fratello Camillo mi pensava. LIVIA. Tu non pensasti dritto: è di Teofilo.

CORONA. Taci tu, pazzarella, ché pur troppo è di soperchio a me sola questo cordoglio, senza che tu v'involvi dentro e lei ancora. PAOLA. Non siano parole tra voi! O tu, o tu me lo narri senza piú indugio. CORONA. Piango la mala sorte di mio fratello Teofilo, a te figliuolo. PAOLA. È forse morto? CORONA. , d'onore e reputazione. PAOLA. Maladetto sia l'uomo il quale disprezza la fama sua.

Laonde esso mio zio Teofilo commetteria la terza sciocchezza quando mai lasciasse piú lo vecchio sentiero per tornar al novo. E questo è il senso mio circa la dechiarazione di questo Caos. Arguto ed ingenioso fu questo da te pensato soggetto, Livia cara; ma non tanto a l'intenzione di tuo zio mi par agiatamente accascare, quanto quello ch'heri ti dissi ed ora sono ad ambe dua per ragionare.

E l'espressione dei volti! Ho citato Leonardo da Vinci, e torno a lui per quella stupenda Monna Lisa del Giocondo, il cui colore, leggermente scaduto tra il grigio e il violetto, fece dire a Teofilo Gautier che quella deliziosa armonia violacea, quella tonalit

Qui pousse des cris importuns è sparita, come spariscono le esagerazioni di ogni sorta; le loro conquiste tecniche sono, in gran parte, rimaste. Così Teofilo Gauthier, Leconte de Lisle, il Banville non ci dicono più niente come poeti, ma il verso francese non potr

La più antica memoria che si abbia di consoli veneti è relativa a Teofilo Zeno, bailo in Siria nel 1217, ed a Marsilio Zorzi, bailo pure in Siria nel 1243 ; quindi si hanno notizie di baili in Acri dal 1256 al 1277, e finalmente di consoli in Siria dal 1384 al 1675 ed alla caduta della repubblica .