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Il Cancelliere stava per svenire, teneva gli occhi immobili ed era freddo come un morto: ei non sapeva in qual mondo si fosse, ora gli ritornava alla mente il pericolo corso d'essere ucciso da quei tre, e li voleva puniti, ora facea riflessione ai loro tormenti, e gli parevano eccessivi; pensava quanto esso stesso avea arrischiato d'essere preso in sospetto di traditore, e quindi trattato a quel modo, e s'immaginava i casi futuri e paventava di modo che il suo spirito era un caos di terrori, di paure e di funeste aspettative.

Scagliansi in mucchio verso l’orifizio distrutto, con feroci granfie il dorso l’uno all’altro raspando, a pugno e morso fuggir primi tentando al gran supplizio: ma fumo e fiamma indietro li ricaccia, non v’è più strada, non vi son più porte: solo, e despota, il caos....

Trascorsi pochi minuti, egli ritrasse la mano dalla fronte, e volgendosi ai tre antagonisti in sembiante più calmo: «Grazie! mille grazie a voi tutti! esclamò se la vostra polemica, non mi ha dato l'ultimo verbo della idea, ha però versato molta luce sul caos. Io sento che le acque si separano dalla terra, che l'aria ed il fuoco prendono il loro posto.

Sventuratamente una delle più evidenti caratteristiche di oggi è la confusione delle idee. Forse, da questo caos verr

E questo è l'arbore de la bona e mala scienza, come quell'altro è legno de la vita. A me cotesta allegoria pare de le vostre meglio quadrare al Caos di mio figliuolo. Orsú, leggemolo dunque di compagnia, e prima li tre nomi di esso. Tres sumus unius tum animae tum corporis. Iste nascitur, ille cadit, tertius erigitur. Is legi paret naturae, schismatis ille rebus, evangelico posterus imperio.

Foscolo Varie ne sono le ragioni, ed io t'esporrò le principali. Innanzi tutto, «pochissimo scrivono» (II, 144), e questo pochissimo in «latino barbaro, in italiano semibarbaro, con formole matematiche: un caos pieno di citazioni e di note che non possono stare col testo senza il testo: come i carciofi vecchi, spine di sopra, barbaccia irta di sotto». (II. 269). Poi «nei loro libri recitano a un tempo da sofisti e da poetastri, assottigliando il fumo, e gonfiando le minime cose. E minacciano e gridano per dar peso alle loro inette tragedie, di che van pieni infiniti volumi che fanno noiosa la lettura dei classici». (I, 242). Terzo «son gente clamorosa, implacabile, intenta ad angariare i sudditi ed a scomunicare i ribelli». (I, 242). Sicché, tra per non potere leggerli capirli, e per credere alle loro apologie, e per temere le loro furie, la gente si tace e li ammira. Aggiungi poi che, sebbene si azzannano e dilaniano fra loro perennemente, dinanzi alle credule turbe non ristanno dal magnificare le opere uno dell'altro. Gi

Un caos, un turbine, lo straripare di un torrente in dirotta; ed ogni scena pareva di prim'acchito semplice e casta; a ciascun foglio, si sarebbe detto che la fantasia stanca si fosse compiaciuta di un riposo, disegnando idillii ed atteggiamenti pudichi.

¹ Serse. Tu immenso, tu forte, perchè il caos era acqua, ed acqua ritorner

PAOLA. Cosí è; ma ditemi ambe dua lo argomento vostro che imaginato vi avete sopra questo Caos, ché ancora io lo sentimento mio vi narrerò. Comincia tu, Livia. Questo Caos, in «selve» tripartito, la vita de l'autore, la quale in tre fogge sin a quest'ora presente col tempo veloce se n'è gita, contiene.

Il caos musicale che ora si è fatto in Italia è dovuto ai seguaci, agli insegnatori, agli ammiratori di una scuola che è il principio di un mostruoso abberramento.