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Padre e figlia rimasero senza parlare per un po': Lisa aveva sentito che il suo dovere era di accorrere ad assistere la santola che stava male, ma ora il suo cuore era preso da tanto affanno che non aveva risoluzione e coraggio a pur pensare ad altro che quello non fosse: il capitano appariva preoccupato assai. Fu egli finalmente a rompere il silenzio.

E senza attender altro soggiunse parlando all'agente di cambio: Vieni di qua Borgetti. Passò nello studiolo con quest'ultimo: e Vanardi, rassegnandosi alla pazienza, tornò a sedersi presso il fuoco. Tra il marito di Lisa e l'agente di cambio aveva luogo il seguente dialogo: Ebbene? aveva ripreso Gustavo; che hai tu fatto? Secondo il tuo desiderio ho comperato di nuovo per fine mese. Quanto?

Lisa, senza sapere il perchè, sentì il suo cuore mettersi a palpitar forte. Si udì nella stanza precedente il passo concitato d'un uomo ed una voce aspra ed affannata che diceva: Non c'è?... È partito?... Voglio veder sua moglie... suo padre... voglio parlare a qualcheduno, io! Il signor Biale voleva andare a vedere egli stesso che cosa fosse, quando la serva entrò di fretta.

Lisa s'era ritratta alquanto per deporre il cappellino che s'era slacciato e la mantellina che s'era tolta dalle spalle. Come! interruppe essa vivamente. Non lo sa? Vengo due o tre volte la settimana; sono venuta anche jeri. La marchesa scosse la testa dondolante. Jeri! diss'ella. Non mi ricordo.

Lisa gittò un grido e fece a cingere colle sue braccia il capo del marito, come per difenderlo dalla maledizione paterna; ma Gustavo ne la rimosse, si alzò, le lagrime aveva rasciutte, il volto più bianco, le mascelle contratte, e una nuova risoluzione appariva in lui. Si volse allo suocero e parlò con voce ferma e pacata. Fui traviato. Sono un infame; non ho discolpa, lo so.

Lisa e suo padre erano soli presso al fuoco nel salotto, e nella vicina stanza coniugale si udiva l'andare e venire d'un uomo che non poteva essere altri che Gustavo. Ad un punto, il signor Carlo alzò gli occhi dal suo libro, volse la testa verso sua figlia e disse con accento pacato, ma in cui era pure una leggiera tinta d'impaziente ironia: Che?

Lisa: le disse un giorno, pigliandola per mano e fissandola ben bene in volto. Tu non ridi più come per lo innanzi; tu non canti più da mattina a sera come facevi. Che cosa è capitato? La giovane s'era fatta del color delle fragole, come una colpevole colta in fallo.

Non andare fantasticando colla tua testolina delle cose spiacevoli, sai... Non voglio; no, cara, non voglio che la menoma ombra di cruccio passi sul cuore della mia Lisa... Ti dico solamente che il mio costante desiderio è il poter procurare a questa diletta donna tutti i piaceri e le soddisfazioni della ricchezza... Ma io non ci tengo: disse vivamente la donna.

E Bebè? chiese Diana. Ma avendole la Lisa sussurrato piano qualche parola, ella scattò dalla seggiola, e disse: Scusino un momento... Torno subito... Ti prego, Alberto, fa che tutti si servano. E uscì rapidamente dalla stanza. O che cos'è accaduto? domandò Varedo alla cameriera. Questa rispose che la bimba aveva avuto un disturbo di stomaco.

Un giorno solo era trascorso e la povera Lisa pareva aver passati anni di dolore: anche suo padre era disfatto e scoraggiato. Il bravo uomo gi