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La prima volta che si desina in Olanda c'è una sorpresa curiosa al momento di pagare lo scotto. Io avevo fatto un desinare scarso per un batavo, ma per un italiano, abbondantino, e con quel che sapevo del gran caro d'ogni cosa in Olanda, m'aspettavo una di quelle sonate, alle quali, come dice Teofilo Gauthier, la sola risposta ragionevole da darsi è una pistolettata. Fui dunque gratamente meravigliato quando il cameriere mi disse che dovevo pagare quarante sous, e siccome nelle citt

E dalle nove e mezzo della mattina alle nove e mezzo della sera fui re di Francia. Ah, Vittor Hugo superbo, Vittor Hugo comunardo, Vittor Hugo energumeno, Vittor Hugo matto; che baie! Tutti questi Vittor Hugo della critica o della calunnia, col berretto frigio o colle corna dell'orgoglio satanico, erano spariti dalla mia mente. Per me non c'era più che un solo Hugo, il grande poeta amoroso e sdegnoso, pieno di consigli fortissimi e di sante consolazioni; l'uomo che m'aveva fatto delirare d'amore da giovanetto; che m'aveva fatto pensare e lottare da uomo; il poeta di cui le strofe fulminee m'eran sonate nel cuore sul campo di battaglia come grida eccitatrici d'un generale lontano; lo scrittore che aveva mille volte schiacciato il mio misero orgoglio d'impiastrafogli, facendomi provare non so che volutt

Il povero marchese era tanto oppresso, quella sera dai più tristi pensieri, da non badare nemmeno all'Andreina, da non accorgersi che essa aveva trasalito quando erano sonate le undici all'orologio della piazza.

E con questa umanitá unita con la Deitá, facendo uno dolce suono in su la croce, prese il figliuolo de l'umana generazione, e prese il dimonio, che ne li tolse la signoria che tanto tempo l'aveva posseduto per la colpa sua. Tucti voi altri sonate inparando da questo Maestro.

MALFATTO. So' stato a cacare, veh, Luzio! Adesso so' revenuto. PRUDENZIO. Sonate, ché volemo cantare ancor noi. MASTRO ANTONIO. Volete questa? Trin, trin, trin. MALFATTO. Non me vòi respondere, eh, Luzio? Basta. LUZIO. E sta' cheto, se vòi. MALFATTO. Voglio cantare io ancora. Afatte alla finestra dello muro e mostrame lo pertuso dello... PRUDENZIO. Tristo sciagurato! S'io trovo un lapide....

Sebbene fossero le nove sonate, quando Giusto arrivò al Palazzo di Giustizia, l'usciere non era ancora al telonio a preparare le citazioni e a radunare le sentenze per notificarle. Che ne era avvenuto? Niente altro che questo: Ippolito s'era ammalato d'indigestione, volgarit

Quel ch'è fatto è fatto mormorò di nuovo il Santasillia, per rassicurarsi; ma il desiderio, l'ansia di conoscere la risposta dell'Adele non gli lasciavano pace... Intanto era presto notte; le sette dovevano essere sonate... Passeggiò ancora un'oretta buona passando e ripassando dal principio di via Sant'Eufemia, ma non aveva mai il coraggio di guardare in fondo alla contrada dov'era quella casetta sempre tutta chiusa, che egli aveva così ben disegnata nella mente, da poterla dipingere a memoria.

Erano le quattro e mezza sonate; a quell'ora un usciere di buona volont

Si ballò assai tardi, si fecero de' grandi evviva al Sant'Angelo, alla signora Loreta, a tutti, e si vuotarono due grossi barilotti del buon vinello asprognolo e leggiero, che i padroni di casa fecero portare nel mezzo del cortile affinchè ballerini e sonatori potessero di tratto in tratto rinfrescarsi la gola a ripigliar nuova lena per altre sonate ed altri balli.

MASTRO ANTONIO. Andemo, mistro, ché tardo. PRUDENZIO. Non avemo de andar piú innanzi. Sonate un poco el vostro liuto. MASTRO ANTONIO. , ; lassate el cargo a mi. Trin, trin. PRUDENZIO. Oh bono! oh bono! Cantate alquanto. MALFATTO. So' ben qua, . Ve vego bene, . MASTRO ANTONIO. Questo canto non troppo bono. MALFATTO. Sto alla finestra. Oh Luzio! Non me senti, eh?