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Ancor giacea col suo Titon nel letto la bella Aurora, ed era il cielo oscuro, quando Astolfo da un canto, e Sansonetto da un altro, armati agli ordini lor furo: e poi che 'l segno che diè il conte udiro, Biserta con grande impeto assaliro. 15 Avea Biserta da duo canti il mare, sedea dagli altri duo nel lito asciutto. Con fabrica eccellente e singulare fu antiquamente il suo muro costrutto.

E in ciò il tempo studiosamente spendendo, avvenne che oltre al suo avviso, Arrigo, conte di Luzimborgo, con volontá e mandato di Clemente papa V, il quale allora sedea, fu eletto in re de' romani, e appresso coronato imperadore.

O vendetta di Dio, quanto tu dei esser temuta da ciascun che legge ciò che fu manifesto a li occhi mei! D’anime nude vidi molte gregge che piangean tutte assai miseramente, e parea posta lor diversa legge. Supin giacea in terra alcuna gente, alcuna si sedea tutta raccolta, e altra andava continüamente.

Cola` diritto, sovra 'l verde smalto, mi fuor mostrati li spiriti magni, che del vedere in me stesso m'essalto. I' vidi Eletra con molti compagni, tra quai conobbi Ettor ed Enea, Cesare armato con li occhi grifagni. Vidi Cammilla e la Pantasilea; da l'altra parte, vidi 'l re Latino che con Lavina sua figlia sedea.

Lucia, nimica di ciascun crudele, si mosse, e venne al loco dov’ i’ era, che mi sedea con l’antica Rachele. Disse:

Questo fu: state cheti e m'ascoltate. Perché di Pietro piú ne sapea Cristo. Turpino scrive che le sputacchiate, a questa distinzion tra Pietro e Cristo, furon tremila cento e settantotto, e che rise Dodon che gli era sotto. Ma ripiglio la storia. Il fraticello de' costumi del secol predicava. Sedea Terigi proprio in faccia a quello, che con gli occhi suoi tondi l'ascoltava.

«Oh!», diss’ io lui, «per entro i luoghi tristi venni stamane, e sono in prima vita, ancor che l’altra, andando, acquisti». E come fu la mia risposta udita, Sordello ed elli in dietro si raccolse come gente di sùbito smarrita. L’uno a Virgilio e l’altro a un si volse che sedea , gridando: «, Currado! vieni a veder che Dio per grazia volse».

«Al mondo non fûr mai persone ratte», cioè fûr sollecite, «A far lor pro», loro utilitá, «ed a fuggir lor danno, Com'io», sollecitamente, «dopo cotai parole fatte, Venni quaggiú», in inferno, «del mio beato scanno», cioè del luogo mio, dove io in paradiso sedea, «Fidandomi del tuo parlare onesto»; qui ancora Beatrice onora Virgilio, dicendo il suo parlare essere onesto, il che di certi altri poeti non si può dire; «Che onora te», Virgilio; e non solamente te, ma ancora «e quei che udito l'hanno», e servato nella mente; percioché l'avere udito senza averlo servato, e poi ad esecuzione in alcuno laudevole atto non messo, non può avere onorato l'uditore.

«Oh!», diss’ io lui, «per entro i luoghi tristi venni stamane, e sono in prima vita, ancor che l’altra, andando, acquisti». E come fu la mia risposta udita, Sordello ed elli in dietro si raccolse come gente di sùbito smarrita. L’uno a Virgilio e l’altro a un si volse che sedea , gridando: «, Currado! vieni a veder che Dio per grazia volse».

"La notte, quando tutti dormivano, soletto "Io m'aggiravo intorno alla quercia ed al tetto, "Spiando la finestra dove Rita dormiva. "Talora ella l'apriva, ma quando non l'apriva "Che fare in mezzo ai monti aspettandola? Un poco "Sedea sull'erba e il guardo alzavo al cielo. Il fioco "Lume degli astri piovere sentia nelle pupille! "Oh! Quanti dolci fascini han le notti tranquille!