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Uno splendido sole illuminava le cupole moresche di San Marco, brillava sull’oro dei mosaici, e sulle invetriate rotonde della basilica, e rifletteva nella calma laguna l’azzurro del cielo. Si udivano per l’aria le più soavi melodie, non si vedevano che volti ridenti, che espressioni d’anime soddisfatte.

da man sinistra m’apparì una gente d’anime, che movieno i piè ver’ noi, e non pareva, venïan lente. «Leva», diss’ io, «maestro, li occhi tuoi: ecco di qua chi ne dar

E mentre ch’e’ tenendo ’l viso basso essaminava del cammin la mente, e io mirava suso intorno al sasso, da man sinistra m’apparì una gente d’anime, che movieno i piè ver’ noi, e non pareva, venïan lente. «Leva», diss’ io, «maestro, li occhi tuoi: ecco di qua chi ne dar

Inghiotte il tenebror Preci e rancori d’anime, baci di labbra amanti, Sogni, delitti e lacrime, carezze deliranti D’avvelenati amor. Passan sospiri e brividi traverso al tenebror!...

Tutti si strinser quei vessilli in crocco, In universo abbraccio, E fu di pianti, di memorie, d’anime, Di spemi e forze un laccio; E non rimase ne gli azzurri spazii, Vivido al par di fiamma, Sciolto a le brezze come velo d’angelo, Che un unico orifiamma; E a lui, balzando da gli antichi ruderi, Da le pianure intrise Di sangue, da l’orror dei morti secoli, L’umanit

O vendetta di Dio, quanto tu dei esser temuta da ciascun che legge ciò che fu manifesto a li occhi mei! D’anime nude vidi molte gregge che piangean tutte assai miseramente, e parea posta lor diversa legge. Supin giacea in terra alcuna gente, alcuna si sedea tutta raccolta, e altra andava continüamente.

Chi ora io sono, è cosa vana il dire: fragile donna che se stessa ascolta vivere, con un’ansia avida e stolta di saper ciò ch’è in fondo al suo soffrire. D’antiche vite istinti e forze varie si raggruppano in me, s’urtano a gara: aspra t’incidi sulla bocca amara, o ambigua lotta d’anime contrarie!... Ho cent’anni, ho mille anni. La mia vera faccia, il mio vero cuore io non li so.

O vendetta di Dio, quanto tu dei esser temuta da ciascun che legge ciò che fu manifesto a li occhi mei! D’anime nude vidi molte gregge che piangean tutte assai miseramente, e parea posta lor diversa legge. Supin giacea in terra alcuna gente, alcuna si sedea tutta raccolta, e altra andava continüamente.

Esser piccola e pallida, e risplendere quale una torcia, e alla mia fiamma accendere umane innumerevoli scintille: e sentir che, da esse, opache turbe potrebber forse divampare in roghi devastatori del mal seme, in roghi d’anime, illuminanti i campi e l’urbe: per la carne che soffre e per l’anelo amor che l’arde, pel sottil sarmento e il magnifico incendio, essere il vento che sospinge le fiamme insino al cielo.

così di retro a noi, più tosto mota, venendo e trapassando ci ammirava d’anime turba tacita e devota. Ne li occhi era ciascuna oscura e cava, palida ne la faccia, e tanto scema che da l’ossa la pelle s’informava. Non credo che così a buccia strema Erisittone fosse fatto secco, per digiunar, quando più n’ebbe tema.