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Non odi?... il frondoso giardino è tutto un cantare di passeri, è tutto un susurro di foglie nel fresco mattino. Mio piccolo fiore selvaggio, perchè rifiutasti di vivere?... È ver, tristi giorni ha novembre; ma poi torna maggio. Velata di candidi veli saresti or fra queste mie braccia; avresti ne gli occhi vaghissimi l’azzurro de i cieli;

Uno splendido sole illuminava le cupole moresche di San Marco, brillava sull’oro dei mosaici, e sulle invetriate rotonde della basilica, e rifletteva nella calma laguna l’azzurro del cielo. Si udivano per l’aria le più soavi melodie, non si vedevano che volti ridenti, che espressioni d’anime soddisfatte.

E tutto in alto parve Raccogliersi in un pio senso di morte: Poi da le cime inesplorate, assorte Luce e pensiero sparve. Egli aperse l’azzurro occhio innocente Ne l’ospedal d’un carcere.

Vede la gola stretta e scura che fu chiamata l’Allée Blanche dalla doppia cintura di nevati che la fascia: vede l’azzurro lago di Combal, più cangiante che un cielo estivo in giorno tempestoso, nel quale il ghiacciaio della Brenva immerge i suoi procellosi cavalloni rassodati, e dove sorsero forse gli ultimi ripari del popolo dei Salassi, che vanta le ultime resistenze opposte in Europa alle Aquile Romane. Vede foreste fitte di quanti alberi poterono i secoli seminarvi, dove biancheggiano qua e l

Poi si mise pe ’l viale, da prima con passi rapidi; giunse al cancello tutto abbracciato dalle piante e dai fiori; sostò, per guardarsi in dietro: aprì. Dinanzi a lei la campagna si stendeva deserta sotto il meriggio. Le case di Penti in lontananza biancheggiavano su l’azzurro del cielo, con un campanile, con una cupola, con due o tre pini.

Dalla cappella profonda sorge di nuovo l’armonia dell’organo e, come condotta dal fremito dei cipressi, spazia di cima in cima per l’azzurro violaceo del vespro. Costanza.

Il profumo dei fiori, la gioventù, la poesia, l’arte, l’amore nella sua più libera espansione sono inneggiati e descritti in questo superbo romanzo del Louys. L’autore rievoca i tempi favolosi in cui le cortigiane, sotto l’azzurro cielo di Alessandria, ai piedi delle colline dorate dal sole e fiorite di tutte le purpuree rose di Egitto, erano le iniziatrici sacre del dolce peccato e la cui turba acclamata dapertutto facea capo dal meraviglioso Tempio di Venere, che il Louys descrive audacemente e senza velo, glorificando le belle forme e le incantevoli nidit