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Il cielo era tetro, si alzavano dei nuvoloni scuri dalla parte del mare, un’aria umida scuoteva i rami dei pioppi e ne staccava le ultime foglie ingiallite. Cominciava a cadere una pioggerella minuta, l’acqua del fiume pareva inchiostro, e metteva ribrezzo. Il corso tortuoso del Sile è pieno di curve e di accidenti, e fa certi mulinelli traditori che travolgono nelle loro spire tutti gli oggetti galleggianti. Silvio vide da lontano dei viluppi neri che giravano intorno d’un gorgo, sotto ai roveti delle sponde. Corse spaventato da quella parte. Erano mucchi di foglie secche, di spazzature, di stracci e di stecchi. Respirò più liberamente, e tirò avanti. La pioggia veniva giù sempre più forte, non aveva mantello ombrello; la strada era molle e fangosa, egli proseguiva imperterrito, tutto fradicio e inzaccherato di pantano fino al ginocchio, col presentimento che finirebbe per trovare la sua donna annegata. E pensava:

Lascia pure che il vento fischi fra i roveti: lascialo fischiare, anima mia, lascialo fischiare. Il mio cavallo morello raspa; il mio sprone suona. In questo luogo non m'è concesso alloggiare. Oh cielo! E tu vorresti in questo sol giorno trasportarmi per cento miglia fino al letto nuziale? Odi come romba tuttavia la campana: le undici sono giá battute. Gira, gira lo sguardo.

Presero un sentiero di traverso, camminarono senza altre parole. Passarono in mezzo a una melanconica pianura, intralciata da roveti e da acque stagnanti, percorsa qua e l

Darei volentieri mille iugeri di mare, per pochi metri di nuda terra: sterpami, roveti e ogni altra cosa. Che la volont

Giunsi in alto per ripido sentiero, E grigio ancor sul capo ho l’orizzonte. So dei roveti le mordenti spine, So l’arida tristezza dai deserti: Non rispecchio il seren dei cieli aperti, Ma porto il lutto nel guardo e nel crine. Linatori sbucanti da la terra, Vittime scarne e intrepidi ribelli Dal labbro audace e dai grand’occhi belli Ove raggia un desìo di santa guerra,

A piedi ignudi sul balcon, soave e ardente, a chiamò l’alba virginea: l’assaporò fino all’estrema linea del cielo, ove il sol nasce al suon dell’ave. Pensò i giardini prossimi a fiorire, l’attender calmo delle forze intatte, le gemme dei roveti entro le fratte, l’acerba novit

Quante volte s'era soffermata a quella nota svolta con le membra affrante dal piacere! V'era un fossato, laggiù, in fondo a cui bisbigliava l'acqua, sommessa, scorrendo tra le pietre e tra i roveti; e qualche pettirosso sempre vi si calava a bere, poi risaliva ad appiattarsi nel roveto, a spittinare. Nulla, nulla pareva potesse mai ammorzar quella febbre, spezzar quella catena. E invece!

Ahi misera! un grande affanno ho sostenuto... E donde vieni tu cosí a cavallo? Noi non mettiamo sella che a mezzanotte. Lungo viaggio cavalcai a questa volta, fino dalla Boemia. Tardi ho preso il cammino, tardi: e voglio condurti meco. Ah Guglielmo! Entra prima qua dentro un istante. Su presto! Il vento fischia ne' roveti. Entra, vieni, cuor mio carissimo, a riscaldarti fra le mie braccia.

La forma son le tenebre, E la luce è l'Idea; La Forma è il rito, il simbolo Del pensiero che crea; Il pensiero è l'Iehova Dei veggenti profeti Che parla dai roveti., E la Forma è Gesù. La Forma è la parabola, La Forma è il pane, è il vino, È l'orto, il bacio, il Golgota, È la Croce, è Longino; E il pensiero è l'assiduo Svolgersi del crëato, Cui spiegar non è dato Alle menti quaggiù!

Battuto allora ho il mio tamburo e come indomiti puledri hanno drizzato d'un subito le orecchia ed aguzzato gli sguardi e tese le narici quasi per respirar la musica ed il loro udito ho in tal maniera ammaliato che simili a vitelli si son messi a inseguirmi a traverso aspri roveti, a traverso taglienti erbe, a traverso spine che le lor gambe traballanti han lacerato.