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Oh! per amore gemeva piangendo. In quali mani sono mai capitata!... Verso le quattro del pomeriggio ella udì giungere su la viottola un carro pesante, le cui assi cigolavano rotolando nella mota. Quando questo fu presso la porta, sostò all'improvviso ed il cavallo soffiò dalle narici il fiato grave. Poscia echeggiò un grande colpo di scuriata. Ciao, Lena gridò la voce del mugnaio.

Eccola adesso sur un ginetto andaluso nei viali della foresta. Quindici giorni di reclusione le davano il farnetico del movimento. Il suo occhio si dilatava, le sue narici si gonfiavano, il suo seno si apriva. I suoi colori, un istante impalliditi, rifluivano trionfanti. La sua testa sfidava il nugoleto che si granulava di fulmine e s'imbeveva di uragano. La sua voce scoppiava e balzava.

Il brulichìo indistinto della natura era un narcotico. Sul loro capo, le tortorelle, poco pudiche e poco intimorite, ricambiavano dei lunghi, lunghi baci. La freschezza soave ed imbalsamata insinuava il languore. Il duca si assise a fianco di Bianca. Ella impallidì. La sua respirazione divenne a balzi. Le sue labbra si scolorarono. Le sue narici si dilatarono.

Lidia vestiva un abito grigio e portava un grembiale nero; l'abito indicava forme così giovanili e così recenti di maturanza da ispirar piuttosto sollecitudine tenera che ammirazione; il suo viso era un po' pallido, ma freschissimo, e ne aumentavan l'impressione di giovanezza rigogliosa gli occhi turchini, la bocca dalle labbra rosse e ben delineate; aveva piccolo naso, con narici rosee, e piccolissime orecchie; il collo, per quanto appariva dall'abito, era d'una bianchezza alabastrina; il petto non troppo esile povero; le mani magre, con dita affusolate.

Ma alla fine? replicò Gabriele cogli occhi sbarrati, i pugni convulsi, l'alito sospeso, le narici frementi, divaricate.... ma alla fine? Ahimè! è l'istoria di tutte le fanciulle. Dopo aver lottato, l'anima si accascia, il corpo soccombe senza avvedersi... e Concettella diviene la ganza di Don Diego Spani. Tu menti! gridò Gabriele.

Tira fuori dalla sigariera una sigaretta, l'accende con disinvoltura maschile, aspirando il fumo avidamente e lo caccia dal naso, le cui narici si dilatano. Con Ulrico Nargutta?... Da quattro o cinque mesi. Un bel po'! E, oramai, gli siete divenuta indispensabile, nevvero? Senza le donne, gli uomini s'impiccherebbero. Ne convengo.

Nulla lo scuote dalla sua vita pensosa. Se l'uomo l'avvicina, non fugge; lo guarda venire, freddo, immobile, indifferente; poi quando se lo vede da presso, improvvisamente gli lancia uno sputo rumoroso dalle narici, aperte in mira come le bocche d'un fucile da caccia. Non è certo una difesa; è un segno di disprezzo.

Il fumatore, ripresa tra i labbri la pipa, mi guardava dall'alto in basso nell'attitudine calma e serena di chi abbia esercitato uno de' suoi diritti più naturali e legittimi. Copriamoci per bene la faccia turiamoci le narici e in guardia dove si mettono i piedi! La libert

E il conte Bradamano, cogli occhi iniettati di sangue, colla bocca spumosa e le narici frementi, gi

L’infermo bevve; e i sorsi scendevano nella gola con un gorgoglio, a uno a uno, distinti, regolari. Poi successe un silenzio. E l’infermo parve preso da sopore: tutta la faccia gli si fece più cava; ombre più profonde, quasi nere, gli occuparono le occhiaie, le guance, le narici, la gola. Donna Laura si accommiatò dall’amica; se ne andò, trattenendo il respiro, pianamente.