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Due anni dopo ero stufo di calze come di Dante. Lavoravo per ammazzare il tempo. La mia anima trambasciata non era più nel lavoro. Era la praticaccia che me lo faceva fare ancora con del gusto. Incominciavo a credere, col mio compagno, che sciupavo il tempo nel mestiere della vecchia sdentata che assecchisce sotto la cappa del camino. L'abitudine del movimento aveva resa inutile la mia attenzione. Così il mio pensiero sbrigliato mi ripiombava, di tanto in tanto, a filosofare sulla mia incommensurata disgrazia. Maledivo e stramaledivo il mio difensore governativo, l'avv. Alfonso Alberosa, che mi aveva strappato dall'ultimo supplizio. Quante volte mi sono augurato ch'egli fosse stato afono! Non mi avrebbe salvato il collo. Pazienza. Allora avevo paura di morire. Nel Castellaccio, invece, sognavo la morte. La privazione della vita, credetelo, non è il massimo dei castighi. La condanna a vita , che è peggiore della morte esasperata, inasprita dagli ordigni che lacerano e squartano, e lasciano appesi come un quintale di delinquenza! Beccaria assassino, tu sei stato il più iniquo degli scrittori penali italiani. La tua è stata una vendetta, una atroce vendetta. Tu hai voluto sottrarci al carnefice per inebriarti dei nostri tormenti. Se la libert

Perchè? ripetè con accento di amarezza Roberto Fenoglio. Voi mi chiedete ancora il perchè! Perchè esse si dilettano a tormentare il cuore di un uomo, lo girano e rigirano per tutti i versi, scherzandovi su colle loro unghie feline che lacerano dovunque toccano e fanno spicciare il sangue. Dite loro: vi amo, lo dite con tutta la sincerit

Gli sproni che gli lacerano le carni e lo scudiscio che lo batte ripetutamene l'infuriano sempre più, si rizza con tal forza sulle gambe posteriori da far credere che abbi a ricadere indietro. Il cavaliere comincia a perdere la primitiva franchezza ed impallidisce; egli è un giovine in sui venticinque anni di aspetto simpatico e signorile.

Il cavaliere di Malta obbedì, e tornò quasi subito con una vecchia pergamena, che porse all'infermo, il quale la prese esclamando: È questa! Don Francesco gliela tolse all'istante: sino ad allora non si era mosso. Datemela, figlio mio, supplicò il morente: non disubbiditemi come feci io a mio padre.... Non preparatevi rimorsi simili a quelli che mi lacerano l'anima!

Anche nelle imprese d'iniziativa straniera, nelle ferrovie inglesi, nelle officine elettriche tedesche, per tutto, entra sempre il lavoro italiano. La mano italiana con la sapienza e la pazienza del ragno tesse e ritesse la tela della ricchezza argentina, che i turbini politici ed economici lacerano via e noi sappiamo come. Ecco che cosa è il lavoro italiano!

Quando i patemi d’animo, che lacerano il cuore, sono accompagnati da tutte le angustie del corpo, la natura umana soccombe. Dopo un accesso violento di disperazione, di furore e di lagrime, Stefano cadde sfinito sul fetido pagliericcio della prigione, e gli parve di essere stato sepolto vivo.

Don Diego, trovando la sua casa vedova del raggio che la illuminava, si sentì fulminato. Vi sono dei dolori che esasperano, dei dolori che schiacciano, dei dolori che lacerano i nervi e colpiscono il cervello. Don Diego ascoltò il racconto che gli fece Concettella in lagrime, come un uomo le cui facolt

Le fiere, quantunque incatenate, si lacerano; gli schiavi, in difetto di spada, si percuotono con le catene che portano intorno alle braccia: il padrone allo spettacolo di cotesti osceni strazii sbadiglia, o ride; vivano o muoiano, oppressori ed oppressi, traditori e traditi, gl'imprigionati dentro una casa e gl'imprigionati dentro una citt

E infatti, dormono forse gli uccelli? Ascoltate il gran popolo dei passeri, che cinguetta sugli alberi, rumorosi teatri dai cupi gradini!... E le rondinelle sputate dai fucili del vento, le rondinelle che mescolano, lacerano e arruffano i loro voli capricciosi, le udite? Passeri e rondini non dormono, o, per dir meglio, non dormono più! Tutti gli uccelli si ribellano, gridando il loro disgusto sul nauseante brodo fangoso che il sonno distribuisce prodigalmente in fondo ai refettorii mefitici della notte. Quanto a voi, Italiani, che udiste ieri sera le trombe squarciate della guerra, che fate l

Ma c'è da notare che la soda e la potassa mangiano il colore e la povera stoffa perderebbe, oltre all'unto, anche le sue tinte smaglianti: poi, dacchè quelle due sostanze sono anche corrosive, lacerano i tessuti e rovinano la pelle. Dunque?