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Come furono dentro, il servitore vedendo la prima stanza affatto disadorna, arricciò il naso. Un lettuccio da sedervi sopra, perdeva l'imbottitura per gli strappi del marocchino; e gli ridestò l'immagine dei cavalli visti di fresco sui campi, colle entragne uscenti dalle pance squarciate. Nella stanza del terrazzino dov'era il letto di Don Marco, aggrottò le ciglia: e questi che se n'avvide, pensando che il servitore avesse notato nel barone qualche segno di ripugnanza a quella povert

Sulla porta giacevano ancora resti di fucili garibaldini, che gli assediati avevano spezzati, secondo l'uso guerresco, prima di capitolare. Nell'interno, scale in rovina e stanze colle pareti squarciate dalle bombe.

Ma, a poco a poco, il lucente e caldo sorriso della luna traboccò dalle nuvole squarciate. E, quando ella apparve infine, tutta grondante dell'inebriante latte delle acacie, i pazzi sentirono il loro cuore staccarsi dal petto e salire verso la superficie della liquida notte.

L'immagine mi è suggerita dalle enormi masse di crisantemi che le donne portano fra le braccia. Bocche squarciate dalla ressa delle parole. Bocche che balbettano incretinite. Mani che graffiano macchinalmente le vesti, mani alzate di vecchi che mi benedicono. Torrente di folla gioiosa che si gonfia fra le casette fragili.

Da le nubi squarciate io vedo il sole Cinger, nudo e ridente, Il suol ricco di mirti e di viole In abbraccio possente; E dai fieni falciati, e da le messi Mareggianti all’aperto, Da le chiome de l’elci e dei cipressi, Da l’arido deserto, Dai grandi boschi urlanti al vento iroso Con grido appassionato, Dal fremito d’amor voluttuoso Che ravviva il creato,

E finalmente i fanali del treno, i grossi occhi roventi apparvero nella distanza, s'ingrossarono sulla metallica fronte della locomotiva spinta a tutta forza, vomitante dense volute di nero fumo squarciate dal candido vapore del fischio lungo, insistente, interminabile. Un dubbio attraversò il pensiero di Bertini: se Rosanna non c'era?

Giù v'è un delirio, un'orgia Di sangue e di carname; Polpe squarciate e muscoli Ornati di fogliame, Bestie sgozzate e viscere Ancora palpitanti, E rosse man fumanti, E gocciolanti acciar! Lungi da me l'orribile Tripudio dei macelli, Ove le fronti pallide Di pecore e vitelli, Trofëo spaventevole, Col livid'occhio spento, Mandandomi un lamento, Mi possono guardar!

Non altramente da cordoglio è vinto Indo bifolco, ove ripone il piede Ne l'ampie stalle de l'armento estinto, Ch'a l'aer fosco del leon fur prede: Vede sbranati i fieri tori, e tinto De le squarciate membra il terren vede: E sparsa vede al vento ogni sua speme, E tra' singulti inconsolabil geme. A tal sembianza in rimirar s'attrista Oronte, e grida: ah miserabil sorte!

Il 3 di marzo, la povera Nina dovette sostenere un altro temporale, donde riportò le vele squarciate. La furia del vento e quella del mare erano tali, che l’equipaggio si stimò un’altra volta in gravissimo pericolo. Un altro voto fu fatto, di mandare un altro pellegrinaggio al Santuario di Santa Maria della Centa, presso di Huelva; e la sorte ancora una volta designò l’almirante.