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Io non getto i danari, bensì li giuoco. Alla zecchinetta anche un bufalo mi sbancherebbe. L'oro mi piace a guadagnarlo, non rubarlo. Qui c'è ingegno e astuzia, e batteva le nocche sulla tavola reale, l

I muggiti cessarono... quando m'accorsi dei rumore che fece il bufalo stramazzando... E così? E così non c'è altro. Soltanto ti volevo dire che costui è morto così.... Va poi tu ad augurarti di nascere in alto stato. Il giorno dopo corse per Roma la voce, essere stato il Baglione decapitato in castello, e la giustizia aver fatto il debito suo. Lasciamo che questa segua il suo giro.

Così favellando era rimasto in giustacuore di bufalo; i nemici ingrossavano alla pianura; Carlo cominciò ad armarlo dei suoi arnesi, e mentre lo armava lo avvertiva: «No, sire Arrigo, voi lascerete lo impaccio di guidare le mosse al Maliscalco Mirapoix, ed ai Vandamme; state intento a ferire bei colpi, potrebbe distrarvi il comando....» in questa gli stringeva gli sproni «io giurerei che nessun Cavaliere avr

Il povero uomo, quantunque stordito dal capitombolo fatto, si rialzò gettando attorno gli sguardi smarriti, supplicando a mani giunte gli astanti di salvargli la vita. I negri gli risero in faccia, gli sputarono addosso e aizzando il bufalo con spaventevoli vociferazioni e con sassi. A morte a morte l'infedele! urlavano gli uni. Prendi la scimitarra, vigliacco! urlarono gli altri.

Il campo che viene preparato è ordinariamente di cinque miglia di circonferenza: alla festa accorrono da otto a dieci mila indiani. Davanti alla tenda, dove i danzatori devono aspettare gli ordini per eseguire il loro programma, giace un cranio di bufalo contornato da erbe selvatiche e da altri emblemi strani e misteriosi.

ORGILLA. Possi morire, se tu vedesti mai camicia a donna. Bufalo, e 'n questo mondo a che sei buono? Va', sta pur con le capre. EPARO. Vagghi ti; ché non sei buona se non da sbelare e non sai che ti voglia. ORGILLA. Guarda razza di matto scempio! Vorrei venir teco ad esser tua mogliera a casa tua. Te ne contenti? EPARO. N'ho d'avanzo n'una é.

Che febbre? Bufalo! Dico che Santilla m'ha concio male. FESSENIO. T'ha battuto? CALANDRO. Oh! oh! oh! Tu se' grosso! Dico ch'ella m'ha inamorato forte. FESSENIO. Be', presto sarai da lei. CALANDRO. Andiamo dunque da lei. FESSENIO. Ci sono ancora di mali passi. CALANDRO. Non ci perder tempo. FESSENIO. Non dormirò. CALANDRO. Fallo. FESSENIO. El vedrai: ché or ora sarò qui con la risposta. Addio.

Tutti li indigeni dinanzi a lui si prostrarono, offerendo in dono canne di bambù colme d’olio di cocco, frutti dell’albero del pane, legno di sandalo, ambra grigia, ignami, cera, banane e canne di zucchero. Alcuni portavano alli orecchi bastoni dipinti, su la pelle avevano incise molte figure di uccelli, e tenevano in mano archi lunghi dodici piedi e scudi di cuoio di bufalo.

Ma quel delle vesti va via. PANURGO. Dágli tanti calci su lo stomaco fin che vomiti il sangue. PELAMATTI. Non son tuo schiavo. MORFEO. Perdonagli, padrone, ché maestro Rampino m'ha detto che è un grossolano: non vedete che visaccio da bufalo? quella ciera parla e grida che è la magior bestia del mondo. PANURGO. Giá mi era venuta la stizza al naso.

Dopo aver camminato per circa due ore nella foresta, per sentieri ove in molti luoghi mancavano le traccie dell'uomo e somigliavan piuttosto ad aperture dovute alle corna del bufalo.