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Soccorso, soccorso! urlavano i marinai, i quali scoraggiti, stanchi dalle violenti ma inutili fatiche, disperati, miravan torvi il mare e stavan per salvarsi a nuoto lasciando abbandonato il naviglio e preda di sventura gli infelici viaggiatori!

I soprastanti, uno dopo l'altro, per turno.... Che diamine? urlavano i radicali. I soprastanti soli? Bel gusto aver tanti padroni! Tutti devono poter dirigere, uno per settimana. E la miniera dev'esser nostra soggiungevano ingrossando ancora più la voce gli arrabbiati della montagna. Siamo noi che ci rischiamo la nostra pelle, siamo noi che ci mettiamo le nostre fatiche.

Aggrappandosi ai cespugli, aiutandosi l'un l'altro e sempre nel più profondo silenzio, essi guadagnarono la cima della collina, piana, sparsa di macigni e di cespugli, con un profondo burrone nel mezzo, dalle pareti tagliate a picco e nel cui fondo urlavano bande numerose di sciacalli. Omar si spinse fino al tugul ma era oscuro e deserto. Benone, mormorò egli ritornando presso Fathma.

Apre finalmente gli occhi, e vede la camera in fiamme: balza atterrito sopra il letto, ed ecco in mezzo a cotesto fuoco comparirgli diversi sembianti in attitudini disperate, che urlavano in modo da intronare il cervello: Allo inferno! allo inferno!

Ella si fece di nuovo pallidissima; ma gli occhi che la fissavano non vedevano lei. Nino e lo zio Giacomo restarono a pranzo dalla zia Carlotta, e alla sera, due dei soliti poeti un probabilista, ed uno di quelli poco lavati vennero a ossequiare la poetessa. Nancy sedeva ritta e sottile, in poltrona, e i poeti le urlavano d'intorno.

La darnas, colla prua sfondata, il timone schiantato, senz'alberi, senza vele, andava disordinatamente alla deriva virando da babordo a tribordo sotto il fuoco infernale degli insorti, che vista la preda sfuggire, urlavano furiosamente.

Ora, i mendicanti dall’altra riva avevano eccitato per dileggio l’idiota a passare il fiume a nuoto ed a raggiungere la donna per aver l’elemosina. Essi l’avevano spinto nell’acqua, dopo avergli strappati i cenci di dosso. E l’idiota nuotava come un cane, tra una pioggia di sassate che gl’impedivano di tornare a dietro. Quelli uomini deformi fischiavano e urlavano, prendendo diletto nella crudelt

Ora la sua voce sonora, maschile s'accompagnava di volta in volta con la musica del macinino, del quale ella girava a tratti la manovella. Credetti di non dover perdere più tempo. Cerco di donna Clorinda... M'interruppe uno scoppio di risa. La baronessa! gridò Chiarina. Le ragazze urlavano: La baronessa! La baronessa! Voialtre! minacciò il donnone Su! Dentro tutte!...

Urlavano; farneticavano; erano , proni e scomposti, nelle bende, su le grucce, lividi, contagiosi, monchi, tronchi, senza mento, idrópici come otri, consunti come cánapi, bacati, con la pelle impressa di lue, scotennati, con mandibole torte, con labbri pendenti, argentati di lebbra, con pustole del vaiolo; uno era perfino senza gola e si vedeva l’attaccatura della lingua.

Tutti urlavano; molte mani eran levate in alto, e qualcuno in fondo, innanzi a una tabella azzurra dalle diciture bianche, scriveva. Di tanto in tanto l'urlìo saliva di tono, la folla si commoveva violentemente, le mani s'agitavano convulse, e gli uomini sul fondo scrivevano sempre; poi riprendeva il gridare spezzato e insistente.