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DON FLAMINIO. Ecco, o Panimbolo, che, tu non avendo voluto credere a quanto io te diceva, che don Ignazio non s'accorse quel giorno di Carizia e che è molto invaghito della figlia del conte, per far a tuo modo e per iscoprir l'animo suo, l'avemo detto che il matrimonio con la figlia del conte era conchiuso; e vedesti con che pronto animo e con che accesa voglia volea sposarla allora allora e non aspettar in sino alla sera.

tutto suo amor la` giu` pose a drittura: per che, di grazia in grazia, Dio li aperse l'occhio a la nostra redenzion futura; ond'ei credette in quella, e non sofferse da indi il puzzo piu` del paganesmo; e riprendiene le genti perverse. Quelle tre donne li fur per battesmo che tu vedesti da la destra rota, dinanzi al battezzar piu` d'un millesmo.

E un di loro incomincio`: <<Chiunque tu se', cosi` andando, volgi 'l viso: pon mente se di la` mi vedesti unque>>. Io mi volsi ver lui e guardail fiso: biondo era e bello e di gentile aspetto, ma l'un de' cigli un colpo avea diviso. Quand'io mi fui umilmente disdetto d'averlo visto mai, el disse: <<Or vedi>>; e mostrommi una piaga a sommo 'l petto.

SENNIA. Per farti proprio tristo come dici. LALIO. O Dio, che volete che dica? SENNIA. Non t'ho lasciato con Eugenio e Olimpia nella camera? LALIO. , ma poi me ne uscii fuora. SENNIA. Perché ne uscisti? LALIO. Perché viddi.... SENNIA. Che vedesti? LALIO. Nulla. SENNIA. Prima dici che vedesti e poi dici nulla. Non posso cavarti di bocca una parola di questo fatto.

FLAMMINIO. Come vedesti? CRIVELLO. Vegliando, con gli occhi aperti, stando a vedere avendo a far altra cosa che mirare. FLAMMINIO. Se questo è vero, tu m'hai morto. CRIVELLO. Questo è vero. Lo chiamò, se gli accostò, l'abbracciò, lo basciò. Or, se tu vuoi morir, muore. FLAMMINIO. Non è maraviglia che 'l traditor negava di non esservi stato!

Cio` che vedesti fu perche' non scuse d'aprir lo core a l'acque de la pace che da l'etterno fonte son diffuse. Non dimandai "Che hai?" per quel che face chi guarda pur con l'occhio che non vede, quando disanimato il corpo giace; ma dimandai per darti forza al piede: cosi` frugar conviensi i pigri, lenti ad usar lor vigilia quando riede>>.

Farò come Troglio che dicerò: A, a, perché non so che mi dire altro, però che la lingua finita non può exprimere l'affecto de l'anima che infinitamente desidera te. Parmi ch'io possa dire la parola di Pavolo, quando disse: « lingua può parlare, urecchia udire, occhio vedere, cuore pensare quello che io viddi». Che vedesti? Vidde «arcana Dei». E io che dico?

Ciò che vedesti fu perché non scuse d’aprir lo core a l’acque de la pace che da l’etterno fonte son diffuse. Non dimandai

Tocco la tazza dove beve il mio padrone, che è d'argento; non posso toccar te? NEPITA. Pensi che se lo sapessero i miei parenti, non te ne farebbono pentire? GRANCHIO. Tocca tu me, che i miei parenti non se ne curano. NEPITA. Tu sei ben un cattivo. GRANCHIO. Cattive son le vesti, ché, si mi vedesti nudo, ti parrei bellissimo. NARTICOFORO. Tu veramente deliri e patisci di lucidi intervalli.

Vedesti come ha sorriso anche a me?... Sono rimasto incantato!... Vedi, disse l'ufficiale, se io non sono più quel d'una volta!... Se una di quelle donne non fosse mia moglie, io non vi penserei nemmeno; nemmeno vi baderei! Mi spaventi davvero! Donna Livia è più seria, e non è bella.