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come disse il glorioso mio banditore di Pavolo, cioè che «non cessa d'orare chi non cessa di bene adoperare». E però ti dixi che l'orazione si faceva in molti modi se si vede l'actuale unita con la mentale, perché l'actuale orazione facta per lo modo decto è facta con l'affecto della caritá. El quale affecto di caritá è la continua orazione.

Non dico «ne l'ordine», che in , com'Io ti dixi, ha ogni dilecto; ma non era cosí nel principio suo, che egli era uno fiore: anco c'erano uomini di grande perfeczione: parevano uno sancto Pavolo, con tanto lume, che a l'occhio loro non si parava tenebre d'errore che non si dissolvesse.

Questo parbe che volesse dire Pavolo, dicendo: «Occhio non può vedere, orecchia udire, cuore pensare quanto è il dilecto e 'l bene che riceve, e ne l'ultimo è apparecchiato a quelli che in veritá m'amano». Oh quanto è dolce la mansione, dolce sopra ogni dolcezza, con perfecta unione che l'anima ha facta in me, che non ci è in mezzo la volontá de l'anima medesima, perché ella è facta una cosa con meco!

Questo mostrò la mia Veritá dicendo a Pavolo, quando mi perseguitava: «Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?». Questo diceva, reputando che Pavolo perseguitasse me perseguitando e' miei fedeli. che vuole essere schiecto questo amore. E con quello amore, che voi amate me, dovete amare loro. Sai a che se n'avede che egli non è perfecto colui che ama di spirituale amore?

Raguarda gli appostoli povarelli e gli altri gloriosi márteri, Pietro, Pavolo, Stefano e Lorenzo, che non pareva che stesse sopra 'l fuoco, ma sopra fiori di grandissimo dilecto, quasi stando in mocti col tiranno, dicendo: Questo lato è cocto: vòllelo e comincialo a mangiare. Col fuoco grande della divina caritá spegneva il piccolo nel sentimento de l'anima sua.

Benché, se aprono l'occhio de l'intellecto, vedranno che ogni servo mio che gitta odore di sancto desiderio ed umili e continue orazioni dinanzi da me, piagne lo Spirito sancto per mezzo di lui. A questo modo parbe che volesse dire il glorioso apostolo Pavolo, quando dixe che lo Spirito sancto piagneva dinanzi a me, Padre, con gemito inenarrabile per voi.

Alcuna volta proveggo ne' grandi servi miei di dar lo' uno stimolo, com'Io feci al dolce appostolo Pavolo, vasello d'eleczione. Avendo ricevuta la doctrina della mia Veritá ne l'abisso di me, Padre etterno; e nondimeno gli lassai lo stimolo e inpugnazione della carne sua. E non potevo Io fare, e posso, a Pavolo e agli altri in cui Io lasso lo stimolo in diversi modi, che essi non l'avessero?

Per lo quale legame sonnosi soctoposte a la ragione e uniti con l'affecto de l'anima, ché, quasi contra sua natura, a una voce tucte gridano a me, Padre etterno, di volere essere separate da l'anima, e l'anima dal corpo. E però grida, dinanzi da me, col glorioso di Pavolo: «O disaventurato a me, chi mi dissolverebbe dal corpo mio? Perch'io ho una legge perversa che impugna contra lo spirito».

E la substanzia sua temporale pone in utilitá ed in sovenimento del corpo del proximo suo. Questo fa el lume della discrezione che esce della caritá. E di questo v'amuní sancto Pavolo quando disse che la caritá si debba prima muovere da ; altrimenti non sarebbe utilitá altrui d'utilitá perfecta.

Diceva il primo: Egli abita a San Pavolo; l'altro diceva: Egli è morto a San Pietro; donde si fece gran disputazione tra i due piovani in mezzo alle persone.